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monaci agostiniani celebri: LUIS DE LEON

Statua di Luis de Leon alla Università di Salamanca

Statua che ricorda il frate agostiniano Luis de Leon alla Università di Salamanca

 

 

LUIS DE LEON

(Belmonte 1527 - Madrigal de los Altas Torres 1591)

 

 

 

Frate Luis de Leon fu un celebre agostiniano spagnolo, mistico e poeta, uno degli scrittori più importanti della seconda fase del Rinascimento spagnolo, insieme a San Giovanni della Croce e fa parte della letteratura ascetica della seconda metà del secolo. La sua poesia è ispirata dal desiderio di abbandonare gli aspetti terreni per poter ascendere a Dio. I temi morali e ascetici dominano la sua opera. Luis de León è un lirico limpido e equilibrato, virgiliano, non alieno da lucide aperture speculative. E' più vicino al sereno culto della bellezza e all'incantato stupore di fronte alle meraviglie della creazione piuttosto che ai trasporti mistici di Juan de la Cruz o di Teresa d'Avila. Le sue opere religiose furono lette e apprezzate da Cervantes, Lope de Vega, Quevedo. Già nel XVII secolo la sua poesia (in cui sono tracce e influenze di Petrarca, Bembo, Pindaro, Euripide, Virgilio, ecc.) fu contrapposta all'intellettualismo e agli eccessi verbali del barocchismo.

Luis de León nacque a Belmonte (Cuenca), nello stesso anno di Filippo II, il 1527. Era figlio del consigliere aulico Lope de León e di Inés Varela, di famiglia ebraica convertita al cristianesimo. Divenuto frate agostiniano lo troviamo dal 1544 nel convento di Salamanca, dove studiò teologia. Sempre a Salamanca, divenuto esperto teologo, iniziò a insegnare dal 1565. Il suo insegnamento universitario fu interrotto da pesanti accuse di eresia, tanto che per le sue idee nel 1571 venne denunciato all'Inquisizione per aver messo in dubbio l'attendibilità della "Vulgata" e per aver tradotto in castigliano il "Cantico dei cantici" e il libro di Giobbe.

Subì un aspro processo, nel cui svolgimento non mancò di difendersi con grande energia. Tuttavia dovette restare in carcere fino al 1576. Fu intransigente contro domenicani, geronomiti e gli stessi agostiniani il che non gli scampò l'accusa di sospetta eterodossia per la sua convinzione che i testi della Bibbia non furono alterati dalla tradizione ebraica, e per l'utilizzo della linguistica nell'esegesi testamentaria. Dopo 4 anni di carcere fu riammesso all'insegnamento e una tradizione spagnola vuole che abbia iniziato la nuova lezione dicendo Dicebamus externa die ... La frase è divenuta proverbiale nella cultura europea con una larga eco, anche popolare. Ma i suoi guai non erano finiti perchè fu nuovamente denunciato all'Inquisizione nel 1580 e nel 1582. Questa volta però riuscì a evitare la condanna. Morì a Madrigal de los Altas Torres presso Avila nel 1591.

Tra le sue opere si ricordano una serie di opere in prosa, tra cui una Spiegazione del Cantico dei cantici (In Cantico cantocorum explanatio, 1580), I nomi di Cristo (De los nombres de Cristo, 1583), La sposa perfetta (La perfecta casada, 1583). I nomi di Cristo sono un dialogo religioso, in cui tre amici sotto una pergola appartata tra gli alberi discutono della figura di Cristo e dei nomi che le Scritture gli attribuiscono: germoglio, cammino, pastore, braccio di Dio, padre del secolo futuro, re di Dio, sposo, figlio di Dio, agnello ecc.

Per Leon è un'occasione per dipingere un grande affresco in cui il nome diventa simbolo e racchiude in sé un microcosmo nel quale armonia e lotta concorrono a qualificare l'identità del soggetto; nel nome si accompagna e si compie un destino, in questo caso quello di Cristo. I suoi scritti migliori sono considerati oggi le opere poetiche, che considerava indegne della pubblicazione e che furono raccolte solo dopo la morte e pubblicate nel 1631. Fece anche traduzioni di poeti greci latini e italici, e dei "Salmi" biblici.