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Priori Generali: Clemente da Osimo

Il beato Clemente da Osimo (1269-1291)

Il beato Clemente da Osimo (1269-1291)

terzo Priore Generale degli Agostiniani

 

 

CLEMENTE DA OSIMO

(1271-1274)

 

 

 

 

Immediato successore di Guido da Staggia nel governo dell'Ordine fu l'ormai noto beato Clemente da Osimo, eletto nel 1271 dal capitolo celebrato ad Orvieto. Nulla si sa del suo precedente curricolo e relativamente poco si sa dei venti anni di vita rimastigli. Essendo della Marca di Ancona è certo che appartenesse alla Congregazione dei brettinesi. E bisogna supporre che avesse mostrato in essa virtù e doti di governo, perché dopo il giambonita Lanfranco e il toscano Guido i capitolari del 1271 avevano posto a capo dell'Ordine un membro della terza Congregazione, che aveva maggiormente contribuito al suo incremento. Dell'attività del nuovo generale, nel suo primo triennio, si conoscono solo due lettere del 1272: con la prima, del 9 luglio, accettò il terreno che un benefattore dell'Ordine gli dava in Toscana, a condizione che vi si edificassero una chiesa e un convento, dal quale ebbe allora origine quel che ancora oggi è il convento di S. Gimignano; con la seconda lettera, del 23 agosto, rese partecipi di tutte le opere buone dei suoi religiosi i membri - presenti e futuri - della confraternita di S. Maria Maggiore di Pesaro. E' questo il primo esempio noto nella storia agostiniana di una simile aggregazione all'Ordine, fatta da un priore generale. Non è sufficientemente documentata una tradizione di S. Elpidio e di Fermo, secondo la quale si dice che il nostro generale ricevesse dal re Filippo III di Francia una spina della corona di Cristo, che regalò al convento agostiniano della prima delle due cittadine e che ora si conserva nella nostra chiesa della seconda. Non si ha nemmeno alcun so lido fondamento per pensare che rinunciasse al generalato per ipotetici dispiaceri, datigli da alcuni sudditi a Lione, o per divergenze con l'autoritario cardinale protettore Annibaldi. Nella bolla, con la quale Gregorio X nel marzo del 1275 confermò l'elezione del suo immediato successore, si dice solo che Clemente da Osimo rinunciò alla carica di sua spontanea volontà: "administrationi prioratus, secundum eiusdem Ordinis instituta, spante cedente". Quindi si dimise.

L'ufficio di generale fu affidato di nuovo allo stesso Clemente dal capitolo celebrato a Orvieto il 28 maggio del 1284. La sua elezione - l'unica nella nostra storia del medio evo fatta dopo un intervallo di sospensione - "fu unanime e concorde" secondo gli atti, dove si aggiunge, che il Generale "fu confermato immediatamente dal santissimo padre e sommo Pontefice Martino IV, che si trovava lì" a Orvieto. Rieletto dal capitolo di Firenze nel 1287 e da quello di Ratisbona nel 1290, il principale autore delle nostre prime Costituzioni ebbe di nuovo per altri sette anni le redini dell'Ordine nelle sue mani. A quanto abbiamo già detto nel capitolo precedente sulla sua attività di legislatore, aggiungeremo qui, con il suo ultimo biografo che, "l'attività amministrativa del beato Clemente, in questa seconda parte del suo governo, abbraccia una estesa gamma di argomenti ed è relativamente documentabile. Abbiamo notizie sicure del suo intervento nel governo di alcune province, promosse gli studi e l'osservanza di una più rigorosa povertà, ottenne diversi favori dalla Santa Sede, specialmente per aiutare economicamente alcune nuove costruzioni,istituì monasteri femminili del secondo Ordine, ottenne dispense pontificie di diverso genere, fece designare un nuovo cardinale protettore e fece nominare un penitenziere agostiniano per la basilica di S. Pietro" (Alonso 21). In quanto agli studi, la prima decisione presa dai definitori riuniti a Orvieto nel 1284 dice così: "A causa della moltitudine di studenti a Parigi, definimmo che, fino al prossimo capitolo generale, non vi si mandi più di uno studente per provincia. Non vogliamo però che questa costituzione si estenda a coloro che hanno già ottenuto il permesso di andare dal P. Generale o dalla loro provincia". E gli stessi continuavano nel loro secondo decreto: "Definiamo che colui ,che deve essere inviato a Parigi, conduca vita lodevole e sia sufficientemente istruito nella grammatica e nella logica, la scelta sia fatta secondo la forma delle Costituzioni dell'Ordine, e il prescelto sia esaminato dal superiore della provincia e almeno da due buoni lettori designati per questo dal definitorio del capitolo provinciale ... e lo esaminino sia sulla sua scienza, che sulla sua vitali" (AAug. II,25ls).

La "moltitudine degli studenti" in quel primo centro di formazione superiore aveva reso insufficiente la casa fondata nel 1260, che tra l'altro si trovava fuori della porta di S. Eustachio e quindi lontano dal l'Università. Clemente da Osimo cercò subito di rimediare a questi inconvenienti nella primavera del 1285 designando come suo delegato in Francia frate Giovenale da Narni, tra l'agosto e il novembre dello stesso anno, comprò a Parigi tre lotti di terra e una casa nel la zona di Chardonnet, vicino al monastero di S. Vittore e dentro le mura della città. Nel novembre del 1286 il nostro Generale ottenne la convalida di quanto aveva acquistato il suo delegato mediante quattro bolle di Onorio IV (3) e pagò le spese del nuovo "studio generale" con una colletta straordinaria delle province dell'Ordine, contribuendo ciascuna con 77 fiorini e "quattro grossi turonesi" (AAug. II, 272).

A questi fatti certi un altro fatto importante si può aggiungere come molto probabile, cioè che il Generale abbia anche ottenuto la bolla del l° giugno 1285, con la quale Onorio IV raccomandò Egidio Romano al vescovo di Parigi, Ranulfo d'Homblières, influendo decisamente a favore del curricolo del primo teologo agostiniano che probabilmente servì da guida nel viaggio e soprattutto di aiuto a fr. Giovenale da Narni per la sua missione. Non consta effettivamente che questi avesse avuto residenza in Francia, mentre Egidio era vissuto in quel regno ininterrottamente dal 1260 al 1277. Favorito da Onorio IV, Clemente da Osimo ricevette favori ancora maggiori dal successivo papa Nicolò IV, che come lui era nato nelle Marche ed era stato ministro generale dei francescani. Nel giugno del 1288 gli diede un nuovo cardinale protettore dell'Ordine nella persona di Bernardo Languissel, vescovo di Porto-S. Rufina; con tre bolle del 1289 il Papa concesse indulgenze ai fedeli che avessero aiutato i nostri religiosi o avessero frequentato le loro chiese.

Ampliò le loro esenzioni, e con altra bolla del gennaio 1290 incaricò il nostro Generale di scegliere venti sudditi idonei per inviarli a predicare in varie regioni d'Italia la crociata contro i saraceni, che si erano impossessati di Tripoli. Il 21 maggio dello stesso anno il Generale presiedette il capitolo di Ratisbona, storico negli annali dell'Ordine, perché fu il primo ad essere celebrato fuori d'Italia, perché promulgò le Costituzioni, rimase in vigore fino al 1551, e per le sue molte disposizioni capito1ari. Nella prima i definitori ordinarono che "nel nostro Ordine si viva in maniera uniforme e che tutte le nostre case abbiano per fondamento la povertà. E poiché sembra che alcune, con piccoli possedimenti, si discostino da tale fondamento, ordiniamo e stabiliamo che i loro possedimenti siano venduti nel prossimo triennio e che il loro ricavato si usi per il bene dell'ordine ... E per il bene dello stesso ordiniamo che i conventi che hanno vissuto con il frutto dei loro possedimenti, in futuro vivano di elemosina, per quanto sarà loro possibile " (Mug. II, 291). A Ratisbona fu corretta anche una definizione del capitolo del l287, nella quale si ordinava ai lettori e agli studenti agostiniani di difendere le opinioni presenti e future - scriptas et scribendas - di Egidio Romano: i legislatori di Ratisbona, tra i quali si trovava lo stesso Egidio, si limitarono a raccomandare la sua dottrina nella parte già nota, non nella futura, come si legge nel capitolo 40 delle prime Costituzioni. A Ratisbona Clemente da Osimo scrisse due lettere, che, come le già citate del 1272, sono giunte fino a noi. La prima fu inviata il 21 maggio del 1290 al canonico Richer, decano di S. Teobaldo di Metz, per ringraziarlo del bene fatto agli agostiniani della stessa città. Non doveva essere di poca importanza, giacché il Generale approvò la decisione dei confratelli gratificati di celebrare ogni giorno una messa "de Beata Virgine" per il benefattore e dopo la sua morte una messa da Requiem ogni anno; affiliò inoltre il Richer all'Ordine facendolo partecipe dei suoi beni spirituali. La seconda lettera fu inviata il 28 maggio ad Enrico da Roteneck, vescovo di Ratisbona, anche lui benefattore degli agostiniani nella sua diocesi e munifico con i capitolari del 1290; oltre ad affiliarlo all'Ordine, il Generale ordinò che in tutti i nostri conventi si celebrasse una Messa per il suo bene e dopo la sua morte si celebrassero tre anniversari: uno a Ratisbona e gli altri due nelle case di Schonthal e Seemannshausen.

In altri capitoli ricorderemo ancora Clemente da Osimo per vari motivi: perché ha composto l'Ordinarium o cerimoniale, che l'Ordine usò fino al periodo tridentino; perché a buon diritto merita di essere annoverato tra i santi e beati agostiniani di questo primo secolo, giacché abbiamo molti documenti, che 10 favoriscono in questo senso, risalenti alla sua morte; e infine per l'interesse che mostrò e per l'aiuto che prestò ai monasteri delle monache agostiniane. Conviene qui aggiungere due cose, che riguardano il suo governo: la diligenza con cui visitò le province e i conventi e la moderazione con cui esercitò la sua autorità. In quanto alla prima, l'anonimo agostiniano che scrisse a Firenze verso il 1336, assicura che il nostro generale "visitò tutto l'Ordine camminando a piedi: totum Ordinem pedester circumviens visitavit". (AAug XXIX,17).

Si può pensare che l'anonimo in questo caso abbia preso una parte, sia pur grande, per il tutto, giacché anche ammettendo che il Generale fosse andato e ritornato a piedi da Roma a Lione e da Roma a Ratisbona, percorrendo molte altre regioni nel suo viaggio di andata e ritorno, sembra umanamente impossibile che avesse potuto fare altrettanto andando dall'Inghilterra in Ungheria e dalla Polonia alla Spagna. Basta quindi ammettere che Clemente da Osimo abbia visitato molte sue comunità dentro e fuori d'Ita1ia per constatare quanto si sia distinto in questo senso tra tutti i priori generali del primo secolo della nostra storia, giacché di nessun altro si dice che abbia fatto altrettanto. Che sapesse, infine, esercitare con moderazione la sua autorità è provato da una lettera, che pubblicò a Roma il 16 gennaio del 1288: con questa circolare proibì severamente a tutti i sudditi di passare a un'altra famiglia religiosa senza chiedere e ottenere il suo permesso; li assicurava però allo stesso tempo che "era disposto ad ascoltare la supplica e le ragioni di ciascuno e ad accondiscendere ai loro desideri per quanto gli fosse possibile: in quantun cun Deo possumus exaudire" (AAug XXI, 180).

Clemente venne a mancare ad Orvieto l'8 aprile del 1291.

 

 

Referenze: 

CRUSENIO, Monasticon   (1271-1274)

CRUSENIO, Monasticon   (1284-1291)

Anonimo scrittore della VITA BREVIS ALIQUORUM FRATRUM HEREMITARUM