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opera omnia di sant'agostino:  DE IMMORTALITATE ANIMAE

Agostino consegna la sua regola di Van Scorel

Agostino vescovo consegna la sua Regola

 

 

DE IMMORTALITATE ANIMAE

 

 

 

Tempo e luogo

 

Agostino scrisse il De immortalitate animae probabilmente durante la fase finale del suo soggiorno a Cassiciaco nella primavera del 387. Non si può escludere tuttavia che vi abbia posto mano dopo abbandonato la campagna dell'amico Verecondo all'indomani del suo ritorno a Milano per ricevere il battesimo. La prima stesura doveva essere una specie di pro memoria necessario a fornire utili temi per la redazione dei Soliloquia. Nelle sue Retractationes Agostino avrà parole critiche per questo opuscolo tanto da rammaricarsi, nel rileggerlo, delle difficoltà che incontrava a comprenderlo.

La critica di Agostino è tuttavia parzialmente condivisibile perchè in quest'opera l'autore sostiene che la vera ricerca sta nella meditazione o anche in un dialogo condotto con un buon metodo. Inoltre è stupefacente osservare quanto Agostino analizzi con scientifica determinazione la sua esperienza interiore sorretta dalla fede.

Proprio nei Soliloquia si scopre la giustificazione dei De immortalitate animae dato che la ragione, nel momento culminante della trascendenza dialettica, incoraggia Agostino ad affidarsi alla ricerca dei propri pensieri. E  in quel momento i pensieri dominanti di Agostino sono proprio le riflessioni che sta facendo sui temi della filosofia classica. Nel contempo la ragione esorta Agostino a tornare in se stesso attingendo alla propria interiorità sempre più ricca e consapevole.

Tornano nella prima parte del trattato i temi di fondo del secondo libro dei Soliloqui: la presenza nello spirito di un contento oggettivo, il rimando del soggetto pensante ad un ordine al di là del divenire, l'implicazione fra l'immutabilità della veritas e del vero essere dell'anima. P. Courcelle ha osservato che fra gli "acutissimi e solertissimi viri" sostenitori della discors discordia dei due grandi maestri dell'antichità classica c'è soprattutto Porfirio, autore di un florilegio tendente a dimostrare la concordanza dell'insegnamento di Platone e d Aristotele sul problema dell'anima.