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Percorso : HOME > Opera Omnia > Dialoghi > De Musicaopera omnia di sant'agostino: DE MUSICA
Agostino vescovo, opera del Perugino
DE MUSICA
L'opera di compone di sei libri e si svolge sotto forma di dialogo fra un Maestro e un Discepolo.
La visione unitaria del discorso musicologico di Agostino ha una sua valida applicazione in qualsiasi distribuzione si voglia fare del dialogo agostiniano.
L'aspetto metodologico è presente soprattutto nel libro primo, l'aspetto tecnico si ritrova nel II, III, IV e V libro, mentre la questione filosofica è trattata soprattutto nel sesto libro.
Della musica Agostino dà la definizione di scientia bene modulandi, dove modulare implica il movimento e precisamente il movimento che una misura ritmica. Agostino stesso tiene dunque presente fin dall'inizio che il movimento definisce la musica stessa. Velocità e lentezza e i generi armonico-ritmici desunti dalla più antica tradizione di Damone non sono altro che movimenti percettibili sensibilmente e misurabili con i rapporti numerici.
La trattazione filosofica del sesto libro è strettamente esoterica. Agostino stessa invita il lettore impreparato a desistere dalla lettura e a rivolgersi alla fede, se è cristiano. la trattazione che ne segue è di tipo pitagorico e in parte platonico, poiché l'analisi viene condotta secondo le quattro dimensioni dell'anima pitagorica e secondo i gradi di conoscenza platonici.
Ritornano nel dialogo i concetti di uguaglianza, di proporzione e di funzione estetica dell'udito che erano già presenti nel De Ordine. Prende corpo inoltre la configurazione di quello che si può chiamare sentimento estetico che viene definito da Agostino come sensus delectationis o iudiciarius. La sua funzione è quella di percepire del ritmo sensibilmente espresso la concordanza col ritmo paradigmatico, di cui il sentimento estetico è compenetrato e che ha come limite la percezione uditiva.
Il sesto libro è un canto dispiegato alla bellezza in tutte le sue manifestazioni sia umane che in quelle rivelatrici dell'opera creatrice di Dio.
Prima di Agostino l'argomento era stato trattato da filosofi, geometri, musicologi e metricologi secondo sensibilità differenti.
Filosofi: i pitagorici sostenevano la quadripartizione del mondo del ritmo e la teoria del numero-armonia. Platone sosteneva il valore catartico ed educativo della musica, mentre Porfirio esaltava le virtù civili, contemplative e morali sollecitate dalla musica.
Geometri: va ricordato soprattutto Filolao per i rapporti armonico-musicali fra numero e movimento. In particolare insisteva sul valore ritmico e metrico dei numeri uno, quattro e dieci.
Musicologi: la distinzione dei tre generi ritmici di Damone è presente anche in Platone ed Aristotele. Aristosseno è presente per la sintesi e il linguaggio scientifico sui tempi, gli spazi e i concetti che ne derivano come arsi, tesi, pausa, modulazione, misura, limite, base ecc.
Metricologi: va ricordato soprattutto Terenziano Mauro per la riduzione del verso perfetto al trimetro giambico e all'esametro, una teoria che rimanda a Varrone. Agostino dimostra di conoscere anche l'opera di Mario Vittorino.