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AFRICA ROMANA: Volubilis

Busto del re Giuba II

Busto del giovane re Giuba II

 

 

IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI RABAT

 

 

 

Nella sezione preistorica di particolare interesse sono gli utensili microlitici di Taforalt, i calchi delle sepolture neolitiche (3980 a. C.) di un adulto e un bambino provenienti da el-Harhoura II e altre tombe neolitiche di bambini provenienti da Skhirat. I più antichi documenti della presenza umana in Marocco sono i resti fossili risalenti al Paleolitico medio, rinvenuti a Mougharet el-Alyia, presso Tangeri. Le popolazioni di quell'epoca sembrano rivelare forti analogie con l'uomo di Neandertal; le ricerche compiute a Sidi Abderrahman, Casablanca, Ain Fritissa e Saidia hanno permesso di definire l'estensione di tale popolamento. La civiltà neolitica, la cui documentazione più interessante resta il cromlech di Msoura, mantenne quasi inalterate tecniche di fabbricazione delle armi e degli utensili, credenze religiose e riti funebri propri.

Nella sezione dedicata a Sala-Chellah, per quanto riguarda la storia dell'antica Sala, sono visibili una gamba di cavaliere in bronzo dorato, un piccolo busto di Giuba II, un cilindro in avorio finemente scolpito con scene pagane. Notevole la statua in marmo di un principe incoronato, forse Giuba II o suo figlio Tolomeo, rinvenuta a Sala. Fra il materiale che traccia il successivo sviluppo di Sala: un idolo eneolitico, ceramiche anteriori alla conquista romana, reperti di epoca romana databili fino al TV secolo (monete d'oro di Onorio). Una pala di altare paleocristiano con il monogramma del Cristo annuncia il tema del giudaismo e del cristianesimo in Tingitania. La nuova religione fu introdotta al volgere del III secolo, nella fase di transizione fra l'occupazione romana e la diffusione dell'Islam, segnando la fine della società antica. Fra le tribù berbere cristianizzate la più conosciuta è quella dei Baquata, i cui discendenti si mantennero fedeli alla loro religione e all'uso della lingua latina fino al tardo VIII secolo. Tra i reperti si osservano un incensiere bizantino, oggetti di culto, una lampada in bronzo a forma di candelabro a sette bracci e una statuetta in avorio raffigurante il Buon Pastore.

Busto in bronzo di CATONE IL GIOVANE dell'epoca di Nerone (54-68 d. C.).

Busto in bronzo di Catone il Giovane

dell'epoca di Nerone (54-68 d. C.).

La lucerna bronzea con candelabro a sette braccia ha un aspetto generale che la fa risalire al IV-V sec. d. C. Il simbolo ebraico del candelabro testimonia la presenza di una comunità ebraica a Volubilis in epoca romana tardo imperiale-bizantina. La sezione dedicata alla civilizzazione preromana e romana è la più vasta. Il periodo, tuttora poco conosciuto, della penetrazione commerciale cartaginese seguita a quella fenicia, coincise con la nascita del regno di Mauretania, federazione di tribù berbere. Sostituendosi ai Cartaginesi dopo la distruzione della loro capitale (146 a.C.), i Romani si stabilirono nei porti estendendo gradualmente la loro influenza e, nel 25 a.C., divenne sovrano di Mauretania il Berbero romanizzato Giuba II. Tale presenza assunse durante il regno di Claudio (dal 41 d.C.) il carattere di colonizzazione, che produsse il radicamento nella regione della civiltà romana. La dominazione cessò bruscamente verso la fine del III secolo e la provincia si ridusse ai territori posti all'estremità nord del Marocco (regione di Tangeri e Lixus); a sud della nuova demarcazione, corrispondente al corso del Loukkos, unicamente Sala e Mogador continuarono a intrattenere relazioni con l'impero romano per quasi tutto il IV secolo. I reperti più antichi di questo periodo sono ceramiche puniche e di fabbricazione locale ritrovate a Banasa, e altre ceramiche dove sono evidenti gli influssi greci, rodiani, ciprioti, italici e campani.

L'aspetto militare della conquista romana è evocato da punte di frecce, ferri di lance, briglie, decorazioni e diplomi militari ecc. La vita quotidiana è documentata da oggetti rinvenuti a Volubilis, Banasa e Sala-Chellah: ceramiche, sigilli gallo-romani o ispanici, lucerne, anfore, gioielli, utensili, oggetti di culto e funerari, oltre a strumenti di lavoro, di misurazione, di chirurgia. La collezione dei piccoli bronzi comprende, tra l'altro, la statuetta del cavallo e del cavaliere (da Volubilis), copia romana di un'opera greca, quelle raffiguranti un serpente, la maschera di Oceano (da Lixus) e teste di Cupido; nel gruppo dei bronzi di Volubilis, da notare la statuetta detta «Pescatore alessandrino» del I secolo a. C.

  APPROFONDIMENTO

La collezione di maggior pregio è quella dei grandi bronzi antichi (ospitata in una sala distaccata dal resto del museo), per la maggior parte provenienti da Volubilis: l'Efebo che versa da bere, copia quasi certamente romana di un'opera di Prassitele; il Cane di Volubilis, degli inizi del II secolo, che ricorda nell'atteggiamento del corpo il cane ringhiante raffigurato nel mosaico del «Cave canem» della casa del poeta tragico di Pompei; l'Efebo coronato di edera, la più importante opera conservata nel museo, di eccezionale armonia e plasticità: è una statua in bronzo. L'efebo, nudo, in piedi, risale all'inizio dell'epoca imperiale. la gamba sinistra sostiene il peso del corpo mentre la destra, flessa e leggermente arretrata, sfiora il suolo con la punta del piede. Una corona di edera dai viticci delicati cinge la capigliatura acconciata a caschetto. Di rilievo, infine, il busto di Catone l'Uticense (I secolo d. C.) e quello di Giuba II, entrambi provenienti da Volubilis. Il ritratto di Giuba di tradizione artistica ellenistica, risale probabilmente all'epoca in cui il giovane principe ricevette dalle mani di Augusto il regno di Mauretania nel 25 a. C. Il giovane volto, con il mento rotondo a fossetta, ha un'espressione melanconica e triste. Il Busto in bronzo di CATONE IL GIOVANE risale all'epoca di Nerone (54-68 d. C.). Catone morì suicida a Utica dopo la vittoria di Giulio Cesare nel 46 a. C. Il volto magro è rigorosamente squadrato; la capigliatura eseguita in modo asciutto e preciso aggiunge austerità a questo viso ancora giovane.

Importante si presenta la raccolta lapidaria nel patio dell'edificio principale e nel giardino.