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CICLo AGOSTINIANo: Gagliardi Pietro

Alipio ed Agostino annunciano la propria la propria conversione a Monica: dipinto nella chiesa di sant'Agostino a Roma

Alipio ed Agostino annunciano la propria la propria conversione a Monica

 

 

GAGLIARDI PIETRO

1854-1868

Roma, chiesa di sant'Agostino, cappella di santa Monica

 

Alipio ed Agostino annunciano la propria conversione a Monica

 

 

 

Agostino è giunto alla fine del suo percorso di avvicinamento alla fede cristiana. Dopo l'episodio del tolle lege nel giardino della casa di Milano, Agostino, con il fidato amico Alipio torna in casa per annunciare alla madre quanto è accaduto e il suo desiderio di farsi catecumeno.

Monica, seduta, si aggrappa con gioia al braccio di Alipio, mentre Agostino mostra con la mano destra il passo paolino che lo ha scosso definitivamente.

 

Chiusi allora il libro tenendoci un dito o non so che cos'altro come segno, e ormai rasserenato in volto lo mostrai ad Alipio. Ma in questo stesso modo lui mostrò quello che succedeva a lui - a mia insaputa. Volle vedere che cosa leggevo: glielo mostrai, e lui portò la sua attenzione anche sul seguito di quello che avevo letto io. Io lo ignoravo, ma quel passo proseguiva: E accogliete chi è incerto nella fede. Lo riferì a se stesso, e me lo disse. L'esortazione lo incoraggiò nel suo proponimento, buono e quanto mai rispondente al suo modo di vivere, per cui già era da tempo ben più avanti di me. E senza tormento, senza esitazione mi seguì. Subito entriamo da mia madre, le parliamo: grande gioia per lei.

Le raccontiamo come sia accaduto: esultanza e trionfo. Benediceva te, che puoi fare ben oltre ciò che noi chiediamo e comprendiamo. Perché riguardo a me si vedeva concesso molto di più di quello che chiedeva tutto il suo povero piangere sommesso. Infatti avevi convertito a te il mio essere al punto che non cercavo più moglie né tenevo più ad alcuna speranza del mondo, posando ormai su quel metro di fede sul quale tanti anni prima mi avevi in sogno rivelato a lei. E convertisti il suo dolore in gioia molto più grande di quanto sperava, e molto più cara e più pura di quella che attendeva dai nipoti del mio sangue.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 30

 

 

La famiglia di pittori dei Gagliardi

I Gagliardi pittori ricorrono frequentemente nelle pubblicazioni specializzate sulle chiese di Roma, città in cui un tempo i componenti di questa famiglia di artisti firmarono molte opere. Il primo che si incontra e che fu forse un lontano antenato di questa schiera di artisti romani, è un certo Bernardino Gagliardi nato nel 1609 a Città di Castello e morto a Perugia nel 1660. Nella chiesa di S. Marcello al Corso a Roma ci sono ancora due suoi affreschi dipinti nelle pareti laterali della cappella di S. Filippo e raffiguranti "Il Miracolo del Pane" e i "Funerali di S. Filippo Benizi". Il nome del pittore di questa "dinastia" di maggiore notorietà fu senza dubbio quello di Piero Gagliardi. Altri Gagliardi, pittori, negli anni a cavallo tra la prima e la seconda metà dell'Ottocento, dipinsero per varie chiese romana. Si tratta di Francesco e Giovanni nipoti di Pietro, che in quei tempi eseguirono molti quadri per le chiese. Di Francesco Gagliardi si hanno pochissime notizie: la sua firma insieme a quella del fratello Giovanni compare in una ricevuta di saldo rilasciata alla Signora Eulalia Moroni committente di quattro tempere eseguite per la chiesa di S. Lucia di Corneto Tarquinia, nel 1880. Mentre per l'altro fratello, Giovanni, si sa da un libro dei conti del Nobile Collegio Nazareno di Roma, che dipinse nella sua cappella alcune tempere di soggetto sacro e di squisita fattura. Pietro Gagliardi, nato a Roma nel 1809, si formò all'Accademia S. Luca, alla scuola neoclassica di Tommaso Minardi; fra le sue maggiori opere di soggetto religioso, sono da ricordare, tra le altre, una "Crocifissione" in S. Gerolamo degli Schiavoni in Roma, e molte ville e palazzi della nobiltà romana, che decorò con soggetti mitologici e storici. Una delle sue più pregevoli opere fu il dipinto a tempera del sipario del Teatro di Viterbo. Molti suoi dipinti, tra cui "I Funerali di Giulio Cesare", sono conservati nella Galleria d'Arte Moderna di Roma.