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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Ms. 1483 di Bostoni > Ora Nona: i monaci mangianoCICLo AGOSTINIANo della VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA
Ora Nona: i monaci mangiano ed ascoltano pie letture
VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA
1450-1490
Ms. 1483, Boston, Public Library
Ora Nona: i monaci mangiano ed ascoltano pie letture
Il lettore o lector sopravanza i fratelli monaci seduti a tavola. Dall'alto della sua sedia legge un passo della Bibbia o pie letture a edificazione dei monaci. Costoro sono seduti a tavola. La tavola è imbandita con poche vettovaglie, qualche piatto e qualche bicchiere. Il tutto secondo lo spirito frugale richiesto dalla regola.
Ibi illi fratres heremite sanctissimi hora nona reddebant libros et secundum nature condiciones sine tumultu reficiebantur attendentes plus uerbo Dei et leccioni quam refeccioni corporali. Hoc ex sermone preallegato. Capitulum LXVI.
Nelle Lettere di Paolo c'è tutta una questione sul mangiare o sul non mangiare legata alla convivenza, nella primitiva comunità apostolica, di due gruppi di cristiani: quelli che provenivano dal paganesimo e quelli che provenivano dal giudaismo. I cristiani che provenivano dal paganesimo avevano un certo regime alimentare; quelli invece che provenivano dal giudaismo facevano delle distinzioni: cibi puri, cibi impuri. Nella comunità apostolica erano nati dei dissidi, perché tutti i cristiani quando si dovevano trovare insieme per mangiare, litigavano per quello che c'era sulla mensa; certi ne potevano mangiare, certi no.
Paolo allora interviene e spiega che quando bisogna decidere di mangiare o non mangiare, quello che si deve seguire non è una regola decisa a priori su quello che sia bene o no, ma si deve seguire ciò che permette di vivere insieme nella carità, ciò che edifica la convivenza comune, ciò che salva il fratello e permette a tutti ad essere lì a mangiare e vivere nella pace. Agostino a sua volta scrive che - grazie all'informazione raccolta presso le comunità monastiche di Roma - ha capito che quei monaci erano dei grandi monaci perché lavoravano sì con le loro mani, ma dietro alla loro ascesi (ammirata dall'esterno delle loro comunità) non c'era una scelta economica; c'era invece una scelta che rispettava la volontà profonda del cuore di ciascuno: domare, da una parte, la concupiscenza e, dall'altra, conservare l'amore dei fratelli.
Nella norma del mangiare una volta sola al giorno essi avevano trovato quello che per loro era educativo per abituarsi a vivere un regime di vita che sostenesse la pratica della vita cristiana e la crescita dell'uomo interiore. Il criterio di vita di questi monaci di Roma non era dunque l'ascesi per se stessa, ma l'ascesi indirizzata all'accoglienza del fratello.
Agostino trova così confermato ciò che aveva intuito di fronte alla richiesta di Alipio, quel giorno di agosto nel giardino di Milano.