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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > San GimignanoCICLo AGOSTINIANo di BEnozzo Gozzoli a SAN GIMIGNANO
Particolare di Agostino che a Milano incontra Ambrogio
BENOZZO GOZZOLI
1465
Chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano
Agostino a Milano incontra Ambrogio
Si tratta della terza scena di un affresco più complesso che è diviso in tre episodi di diversa importanza: l'arrivo a Milano, l'accoglienza riservata ad Agostino da parte delle autorità pubbliche di Milano e l'incontro con il vescovo di Milano, il santo Ambrogio. Le numerose arcate del loggiato a tripla luce rendono questa scena ancora affascinante, poiché si avverte il netto distacco fra la grandiosità dell'accoglienza pubblica e la semplicità dell'incontro con Ambrogio. Il vescovo accoglie Agostino da solo, quasi in disparte dal tumulto del mondo, in un angolo isolato del grande edificio. Agostino viene ricevuto da Ambrogio con grande affabilità e naturalezza: entrambi hanno un viso giovanile e si guardano negli occhi con intensità mentre si stringono le mani. Ambrogio ispira un sentimento paterno, autorevole anche nella sua posizione eretta, mentre Agostino leggermente inginocchiato sembra manifestare con la sua inferiorità la piena disponibilità ad accogliere gli insegnamenti di Ambrogio. Da notare che il vescovo porta un nimbo in testa.
A Milano incontrai il vescovo Ambrogio che dispensava continuamente al popolo la sostanza del tuo frumento, la letizia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino. A lui ero guidato inconsapevole da te, per essere da lui guidato consapevole a te.
AGOSTINO, Confessioni 5, 13, 23
Era allora vescovo di Milano Ambrogio.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Il grande incontro tra Ambrogio e Agostino, l'ex funzionario romano nato in Germania (Treviri) ed eletto vescovo per volere del popolo e dello stesso potere imperiale che voleva Milano, città importantissima e sede dell' imperatore, ben presidiata da uno dei migliori funzionari dell' impero, ed il giovane retore africano, uno degli incontri più densi di significato e di conseguenze della storia, non avviene a Milano per caso.
«Et veni Mediolanum ad Ambrosium episcopum», venni appositamente a Milano per ascoltare il vescovo Ambrogio, scriverà Agostino, ritornato nella sua Africa, segnato indelebilmente da Milano e da Ambrogio. E quando nell' anno della morte (430 d.C.) Agostino, vescovo d' Ippona, visse l'ultima estate della sua vita nella sua città stretta d'assedio dai Vandali, fu nel ricordo degli assedi della chiesa di Milano e degli inni di Ambrogio che Agostino, insieme al suo popolo minacciato dalla grande violenza e ferocia dei Vandali, ripeté quei canti nella chiesa d' Ippona. Una mostra che sollecita continue suggestive analogie tra l' ieri e l' oggi e che ci aiuta anche a riflettere sull' autonomia culturale milanese, che si manifesta anche nella liturgia e negli inni sacri. «A Roma seguano le loro usanze; a Milano si fa così» dirà Ambrogio.
Ed è forse anche per questo che il grande vescovo è ancora così presente tra noi. Ambrogio tratterà il giovane Agostino con un certo distacco, ma anche con una profonda attenzione. Agostino inventerà un neologismo per descrivere il modo con cui fu accolto: «episcopaliter». E quell' incontro milanese lo segnerà per sempre.