Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Antequera

CICLo AGOSTINIANo a Antequera

San Tommaso da giovane fa l'elemosina ai bambini poveri

San Tommaso da giovane fa l'elemosina ai bambini poveri

 

 

ANTONIO MOHEDANO DE LA GUTIERRA o MIGUEL DOMINGUEZ MONTELAISLA

1624-1626

Antequera, chiesa di sant'Agostino

 

San Tommaso vescovo fa l'elemosina ai poveri

 

 

 

La scena ricorda la generosità di Tommaso, quando divenne vescovo.

Sotto il piviale il pittore tuttavia ha evidenziato la tunica nera dei monaci agostiniani.

A quindici anni il giovane Tommaso aveva frequentato l'università di Alcalá de Henares, fondata dal cardinale Cisneros, dove ottenne i gradi accademici. Successivamente, per le sue grandi doti intellettuali e culturali, l'università di Salamanca gli offrì una cattedra di filosofia morale.

In questa città Tommaso, ormai trentenne, si recò solo per entrare, nel 1516, nel noviziato degli Agostiniani, emettendo, il 25 novembre dell'anno seguente, la professione religiosa. Ordinato sacerdote nel dicembre del 1518, fu superiore in vari conventi e anche primo provinciale di Andalusia e di Castiglia. Si distingueva per il dono della predicazione. A Valladolid, secondo le testimonianze dell'epoca, si recava ad ascoltarlo lo stesso imperatore Carlo V. La sua apprezzata opera nell'Ordine agostiniano fu contrassegnata dall'armonia tra scienza e virtù e da una spiccata vocazione missionaria. A lui si devono due spedizioni missionarie verso il Messico e il Perù. Diciotto furono i missionari agostiniani che parteciparono alla seconda e alla terza spedizione americana ed giustificava questa scelta perché in Europa, per il diffondersi del protestantesimo e per la forte pressione dell'Islam, la Chiesa veniva disprezzata e contaminata («Ecclesia inter nos despicitur et contaminatur»).

Era dunque necessario andare nelle Americhe per un garantirsi futuro fecondo. Dopo molteplici esperienze di governo e dopo aver rinunciato a diventare arcivescovo di Granada, dovette, infine, nel 1544 obbedire al Papa e all'imperatore Carlo V e accettare la nomina ad arcivescovo di Valencia. Fu vescovo per undici anni, fino alla morte. Consacrato vescovo, partì per Valencia e incominciò immediatamente la visita pastorale a una chiesa profondamente decaduta per «la lunga assenza dei suoi predecessori, il gran numero di moriscos, mal integrati e peggio convertiti, il rilassamento morale del clero secolare, la mancanza di un centro dove i giovani aspiranti al sacerdozio potessero formarsi umanamente, culturalmente e spiritualmente». (F.J. Campos y Fernández de Sevilla, Tommaso da Villanueva, in Il Grande Libro dei Santi, Cinisello B., San Paolo 1998, III p. 1889)

Per questo chiese e ottenne la dispensa dalla partecipazione alla prima sessione del concilio di Trento, iniziata proprio nel 1545. Nel 1548 tenne un sinodo, i cui decreti anticipano le decisioni disciplinari tridentine. Fondò anche il Collegio della Presentazione, istituzione anch'essa antesignana dei seminari voluti dallo stesso concilio. Da vescovo continuò a mantenere fede alla povertà religiosa, devolvendo ai bisognosi la consistente somma di denaro ricevuta dai canonici il giorno del suo ingresso in diocesi. Ogni giorno provvedeva il cibo a 300, 400 e anche 500 poveri, senza contare quanto distribuiva segretamente a coloro che non osavano chiedere l'elemosina. Per risparmiare rammendava da sé l'abito vescovile.

Era generoso anche verso i sacerdoti poveri, poichè esisteva un esteso proletariato clericale bisognoso di assistenza. Predicava volentieri e in modo semplice, senza artifici retorici. Fece preparare dei catechismi essenziali per l'istruzione della gioventù ed egli stesso istruiva con dolcezza e affabilità le persone rozze e ignoranti. Soccorreva le fanciulle in difficoltà, donando loro una dote adeguata per il matrimonio. Visitava e assisteva gli ammalati con cura materna.