Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Corciano

CICLo AGOSTINIANo di Corciano

Agostino rapito davanti alla Trinità non vede una donna, foto di Marco Mariotti Paradisi con l'autorizzazione del proprietario signor Paolo Massini

Agostino rapito davanti alla Trinità non vede una donna

 

 

MAESTRO DI CORCIANO

1650-1680

Corciano, ex convento agostiniano

 

Agostino rapito davanti alla Trinità non vede una donna

 

 

 

L'affresco è piuttosto lacunoso e manca la parte di destra. Da quel che è rimasto si intuisce la presenza in quest'area dell'immagine di una sedia a trono e una scrivania. Manca purtroppo la figura della persona seduta al tavolo, la cui immagine è stata rintonacata alla buona. Tenendo conto della struttura di quanto è rimasto e soprattutto del confronto critico con le stampe di Schelte da Bolswert a cui sembra riferirsi ampiamente l'autore del ciclo di Corciano, parrebbe di intravedere nella scena l'episodio leggendario in cui Agostino rapito davanti alla Trinità non vede una donna che lo cerca e che gli vuole chiedere un consiglio.

nella stampa di Schelte si legge nella legenda: Mulieri cuidam libere cubiculum eius ad consilia (ut moris erat) ingredienti, nihil respondens postera die sub missae sacrificium ante thronum sanctissimae Trinitatis de hoc mysterio disputare conspicitur. Si tratta di una vecchia leggenda che amarono i miniaturisti e i pittori del Quattrocento per trattare il mistero della Trinità. Bolswert tuttavia ha trattato l'episodio in due scene: non solo la donna che cerca Agostino, che non la vede ma pure la messa a cui la donna partecipa vedendo la Trinità, comprendendo così il motivo per cui Agostino, rapito dall'estasi trinitaria, non le ha prestato ascolto.

 

Il tema della leggenda riguarda la Trinità e il sofferto rapporto di amore e di intelligenza di Agostino, che cercò di penetrarne il mistero con ogni sforzo.

L'episodio viene descritto da Jacopo da Varagine:

"Una donna che aveva molto da soffrire per la cattiveria di alcuni, andò a chiedere consiglio a S. Agostino, lo trovò che studiava e lo salutò, ma lui non le rispose né la guardò. Essa pensò che lo avesse fatto a bella posta e che per spirito di santità non volesse guardare in faccia una donna; gli si fece da presso e gli raccontò il caso suo senza peraltro che egli rispondesse una parola, sicché essa si ritirò tutta triste. Il giorno appresso, mentre il santo celebrava la Messa, all'elevazione essa ebbe un'estasi e si trovò davanti alla Santissima Trinità, dove era anche S. Agostino, col viso basso, e che discorreva con molta attenzione del mistero della Santissima Trinità.

Allora sentì una voce che disse: - Quando tu sei stata a trovarlo, Agostino era intento così a studiare il mistero della Santissima Trinità, perciò non ti ha risposto. Tornaci e lo troverai pieno di affabilità e di bontà e ti saprà dare un consiglio. Essa lo fece ed Agostino, dopo averla ascoltata con bontà e attenzione, le diede un consiglio prudente."

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea, 8

 

Questa leggenda che metteva in luce il rapporto fra Agostino e la Trinità fu soppiantata da un'altra leggenda dal XV secolo che preferì raffigurare Agostino su una spiaggia mentre conversa con il fanciullo Gesù Bambino.

 

L'episodio è ricordato anche da Marco Antonio Sabellico nel suo Exemplorum libri, II, 6. Marcantonio Coccio o Cocci (nato a Vicovaro, circa 1436 e morto a Venezia, 1506) è stato uno storico italiano meglio noto come Sabellico, soprannome derivato dal luogo di nascita, nel territorio degli antichi Sabini. Dopo essere stato membro dell'Accademia romana di Pomponio Leto, insegnò retorica a Udine, Venezia e Verona. Compose una storia di Venezia dalle origini (Rerum Venetarum ad urbe condita libri XXXIII, 1487) che fu più tardi continuata da Pietro Bembo. Il successo ottenuto da questa compilazione lo indusse a scrivere un compendio in 92 libri di storia universale (Enneades sive Rapsodiae historiarum) il cui racconto giunge sino al 1504.