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CICLo AGOSTINIANo del Chiostro dei Morti a firenze

Giovanni da San Facondo guarisce una donna ferita mortalmente: particolare dei presenti

Giovanni da San Facondo guarisce una donna ferita mortalmente: particolare dei presenti

 

 

PERINI GIOVANNI

1658-1670

Chiostro dei Morti del Convento di S. Spirito a Firenze

 

Giovanni da San Facondo guarisce una donna ferita mortalmente

 

 

 

"Nella decima Settima lunetta si osserva delineato da Gio. Perini il miracolo, che fece S. Giovanni di Sanare col segno della Croce una ferita mortale stata abbandonata dai Medici."

La scena si riferisce ad un episodio miracoloso che vede come protagonista Giovanni da san Facondo monaco agostiniano. Come specifica la scritta sottostante l'affresco "FERITA MORTALE ABBANDONATA DA MEDICI E' GUARITA DAL SANTO COL SEGNO DELLA CROCE", la vicenda eccezionale ha per protagonista san Facondo. In una affollata scena, il santo si erge davanti all'ammalata e con un gesto del segno della croce la guarisce. Intorno a loro altre persone assistono alla scena con attenzione e timorosa reverenza.

Tutta la vita del santo è colma di episodi miracolosi. Durante il noviziato fece rapidi progressi nell'ubbidienza e nell'umiltà, e Dio gli concesse il dono dei miracoli. Essendogli stata affidata la cura del refettorio e della cantina, per sovvenire ai bisogni della numerosa comunità, moltiplicò con un semplice segno di croce, per diversi mesi, il vino di una botticella che non sarebbe potuto bastare più di una settimana. Poco dopo la professione religiosa (1464) Giovanni fu eletto maestro dei novizi e quindi Definitore della Provincia, carica questa che gli fu rinnovata per sette volte di seguito, fino alla morte. Nessuno era più esemplare di lui nell'osservanza della Regola, nessuno era più diligente di lui nel farla osservare. Considerava difatti la più piccola infrazione ad essa come un'apostasia. Un giorno gli capitò di rimanere involontariamente in un luogo più di quanto il Priore gli aveva concesso. Giovanni ne provò una così grande afflizione che, in penitenza, ottenne di restarsene per due giorni chiuso in una stanza senza cibo e senza bevande. Era così delicato di coscienza che sentiva il bisogno di confessarsi fino a tre volte il giorno non tollerando la più piccola infrazione alla virtù della giustizia. Il Priore gliene fece le rimostranze perché gli pareva che affaticasse inutilmente i confessori e desse cattivo esempio ai confratelli inducendoli a credere che commettesse numerose e gravi colpe. Dio concesse al suo servo un grado molto elevato di contemplazione, che gli faceva trascorrere intere notti nella dolcezza dell'estasi e talora rapito per aria. Dopo mattutino egli non tornava più a letto, ma si preparava alla Messa. Mentre la celebrava Gesù Cristo gli appariva di frequente più splendente del sole e gli concedeva, in familiari colloqui, sublimi conoscenze riguardo alla grandezza del divino sacrificio. Nel celebrarlo Giovanni impiegava d'ordinario due ore.

Egli riprendeva il vizio ovunque lo scovava, senza guardare in faccia ad amici o a persone costituite in dignità. Non gli mancarono affronti e minacce di morte da parte di signori che si sentivano presi di mira per le loro usure e i loro vizi, o di signore che si sentivano biasimate per il lusso sfrenato e le quotidiane dissolutezze, ma Dio lo liberò dalle loro insidie finché la sua missione non fu terminata. Per ordine dei superiori Giovanni riprese l'opera pacificatrice che aveva già svolto nella città prima che si facesse religioso. In quel tempo Salamanca era perturbata da due fazioni opposte.

Alcuni sediziosi avevano avuto l'ardire di comparire armati nella chiesa in cui predicava la pace, pronti a suscitarvi risse. Un giorno, divorato dallo zelo per la casa di Dio, illuminato dallo Spirito Santo, con voce possente e profetica ammonì che chi avesse avuto l'ardire di mettere mano alla spada per eccitare il tumulto sarebbe morto all'istante. Uno dei più ostinati, sprezzante delle sue minacce, volle estrarre la spada dal fodero, ma il presuntuoso cadde a terra fulminato tra lo spavento generale. Quel pubblico castigo sortì l'effetto desiderato. A Salamanca, dopo anni di guerre, che tre re di Spagna avevano inutilmente cercato di fare cessare, fu ristabilita la pace. Il santo di Dio continuò a predicare contro i disordini che potevano provocare altre turbolenze: le ingiustizie sociali, il concubinato e il meretricio. Per ricondurre i peccatori sul retto sentiero non temette di andarli a scovare nei postriboli e ricordare loro la necessità di praticare la castità per salvarsi. Di questa angelica virtù il santo ne fu per così dire il martire.

 

 

Giovanni da San Facondo

Giovanni da San Facondo González de Castrillo (Sahagún, 1430 - Salamanca, 11 giugno 1479) è stato un sacerdote e religioso spagnolo, venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Nacque da una nobile famiglia a Sahagún un comune della Spagna del XV secolo. Prima che venisse ordinato sacerdote, lo zio fece in modo da fargli usufruire di un beneficio ecclesiastico con cura d'anime. Giovanni non accettò il beneficio, ritenendo tale dono non proveniente dalla grazia di Dio, ma da una manovra economica. Per la sua indole fu posto al servizio del vescovo di Burgos, Alfonso da Cartagena, che lo ordinò sacerdote, all'incirca all'età di 33 anni. Insoddisfatto della vita nella curia, alla morte del vescovo entrò nell'Ordine di Sant'Agostino il 18 giugno 1463. Si consacrò definitivamente al Signore il 28 agosto 1464. Il santo fu pure nominato Priore del convento di Salamanca a due riprese, nel 1471 e nel 1477. Morì nel 1479 e le sue spoglie sono conservate nella cattedrale nuova di Salamanca. I cittadini scolpiranno sul sepolcro del santo dopo la sua morte: "Hic jacet per quem Salmantica non jacet". Viene ricordato soprattutto per la sua umiltà e sincerità, fu un promotore di pace. Difensore dei diritti dei più poveri in particolare degli operai. Da ricordare la sua particolare devozione al culto eucaristico. Profondamente umile e sincero, fu instancabile promotore della pace e della convivenza sociale e difese strenuamente i diritti degli operai. Ebbe una spiccata devozione all'Eucaristia. Beatificato nel 1601 da papa Clemente VIII, fu canonizzato da papa Alessandro VIII nel 1690. La sua memoria liturgica ricorre il 12 giugno ed è invocato contro i calcoli renali dai quali egli stesso era stato guarito.

 

 

Giovanni Perini

Pittore poco noto, fu allievo  del Pignoni, e dipinse in Santo Spirito quattro lunette. I tipi scarni e appuntiti dei volti ricordano lo stile di opere analoghe, quali gli sportelli dipinti della sagrestia di Santa Maria Novella. I suoi episodi si contraddistinguono per l'abbondanza dei particolari descrittivi, che vengono disposti attorno all'evento miracoloso. Le espressioni dei volti e la gestualità dei personaggi conferiscono accenti di intensa solennità. Il pittore è in grado in questa occasione di esprimere al meglio la sua ispirazione artistica di origine pignonesca con accenti marcati cortoneschi.