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CICLo AGOSTINIANo del Chiostro dei Morti a firenze

Sant'Agostino in atto di adorare la Fede

Sant'Agostino in atto di adorare la Fede

 

 

CERRINI GIAN DOMENICO

1656-1661

Chiostro dei Morti del Convento di S. Spirito a Firenze

 

Sant'Agostino in atto di adorare la Fede

 

 

 

"Principiando dalla Prima lunetta, che trovasi a entrar dentro dalla Porta della Piazza. Vedesi il Dottore della Chiesa S. Agostino in atto di adorare la figura della Fede dipinta dal Perugino non già dall'antico Perugino, che fu maestro del famoso Raffaello."

Il passaggio attraverso la fase del dubbio non fu per Agostino un semplice incidente di percorso, ma fu determinante per fargli trovare la via della fede. Secondo Agostino infatti, solo chi dubita è animato da un desiderio sincero di trovare la verità, a differenza di colui che non si pone nessuna domanda. È la consapevolezza della propria ignoranza che spinge a indagare il mistero; eppure non si cercherebbe la verità se non si fosse certi almeno inconsciamente della sua esistenza. Un tema, questo, di lontana ascendenza socratica e platonica, ma Agostino lo inserisce nell'ottica cristiana del Dio-Persona: è Dio stesso che fa nascere nell'uomo il desiderio della verità. Un Dio inconscio e nascosto che vuole farsi conoscere dall'uomo. Solo l'intervento della Sua grazia permette alla ragione umana di trascendere i suoi limiti, illuminandola. Ed è così che avviene l'intuizione: essa è un comprendere, e al tempo stesso un credere, che non avrebbe senso dubitare se non ci fosse una Verità che appunto al dubbio si sottrae; e che non si cercherebbe Dio se non Lo si fosse già trovato.

Nella scena raffigurata Agostino, sempre vestito con l'abito monacale nero degli Eremitani, se ne sta inginocchiato davanti ad una donna maestosa, che impersonifica la Fede cristiana. Agostino son un ampio gesto delle braccia vuole indicare qualche cosa, forse ciò che lascia per abbracciare pienamente il credo evangelico. Dinanzi a lui, seduta come su un trono, la Fede, vestita di banco con qualche strascico azzurro lo guarda e lo segue con attenzione. Intorno un codazzo di angeli assiste festosamente all'incontro. Sullo sfondo, dall'ampia apertura del locale si può intravedere in lontananza una città, forse la stessa Firenze. Cerrini dipinse anche un bel sant'Agostino che addita alla Religione il libro delle sue opere: è una tela 50 × 76 cm che oggi si trova a Firenze nella Galleria Palatina.

 

 

Cerrini Gian Domenico

Gian Domenico Cerrini noto anche come il Cavalier Perugino (Perugia, 1609 - Roma, 1681) si è formato sulla tradizione classicista bolognese e nel suo percorso artistico si indirizzò verso le nuove soluzioni barocche.

Cerrini si formò alla bottega romana di Guido Reni, dove conobbe la pittura di Giovanni Lanfranco e del Guercino, del Domenichino e di Andrea Sacchi riuscendo a sviluppare uno stile con figure dai contorni ondulati e morbidi, rese con un colore chiaro e lattiginoso. Grazie ai buoni rapporti con la famiglia Spada, soprattutto con il cardinale Bernardino, l'artista ottenne negli anni 1630-1640 alcune delle maggiori commesse artistiche, lavorando per le più importanti famiglie romane. Frequentò Giulio Rospigliosi, futuro papa Clemente IX, da cui ricevette la commissionare per la decorazione della cupola di Santa Maria della Vittoria a Roma, realizzata tra il 1654 e il 1655. Successivamente lavora alla Cappella Cornaro.

Dopo questa impresa, si levarono forti critiche che portarono alla pubblicazione, nel 1656, di un libretto di poesie in difesa dell'artista, anche se il vero destinatario del componimento fu il cardinal Rospigliosi. Per sfuggire alle critiche l'artista si trasferì tosto a Firenze, presso la corte medicea fino al 1661, realizzando numerose opere classiciste, tra cui il Mosè e Aronne, del 1660 circa, conservato all'Accademia Petrarca di Arezzo, dove l'intonazione sacchiana s'innesta su un impianto classicista di matrice reniana. Tornato a Roma, la sua pittura, come nelle opere Venere e Anchise (oggi a Berlino, Bode Museum); Cristo e la Samaritana (attualmente a Roma, Palazzo Barberini); Il tempo aggredisce la bellezza (a Madrid, Museo del Prado), si orientò verso soluzioni barocche con figure, dai panneggi agitati, in movimento e dai colori squillanti.