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CICLo AGOSTINIANo di FELIX ANTON SCHEFFLER a Baumburg

Felix Anton Scheffler: Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine a Baumburg, chiesa del convento di sant'Agostino

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

FELIX ANTON SCHEFFLER

1756-1757

Baumburg, chiesa di santa Margherita

 

Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Il centro di un edificio a trittico è riservato alla visione che l'arte barocca predilesse. L'artista ha messo la scena in primo piano e si distacca dalle altre scene che lo circondano. Appena battezzato, con l'abito dei canonici, Agostino ha la visione del Cristo sanguinante dalla croce. Cristo è dipinto in piena luce con toni vigorosi e alla sua destra si staglia la figura della Madonna, graziosamente in mezzo alle nuvole. Con la sinistra si tocca il seno e con la destra indica Agostino.

Un angelo si affretta verso Agostino quasi volesse proteggerlo. Scheffler non si è attenuto alla iconografia tradizionale ma si è forse direttamente ispirato ad Agostino, che nella leggenda dice: io esito fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine.

 

C. Lancillottus, S. Augustini,Vita, 1616

 

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.