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CICLo AGOSTINIANo di Johann Anwander a Munnerstadt

Agostino incontra un bambino sulla spiaggia

Agostino incontra un bambino sulla spiaggia

 

 

JOHANN ANWANDER

1760 circa

Munnerstadt, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino incontra un bambino sulla spiaggia

 

 

 

Questo affresco riprende l'impostazione che tradizionalmente viene applicata a questo episodio leggendario della vita di Agostino. Agostino, vestito da monaco con la tunica nera propria dell'Ordine che si riconduce alla sua Regola, si incurva in piedi verso un bambino su una linea di collina con il grande libro del De Trinitate aperto in mano. A destra sta giocando un bambino seminudo che è seduto ai suoi piedi. Il bimbo tiene con la mano sinistra un cucchiaio con cui ha scavato un buco nel terreno verde per l'erba. Con la mano destra suggerisce ad Agostino di guardare verso l'alto dove la Trinità sembra emergere dalle brume di una giornata uggiosa: si distingue il Padre a destra e al suo fianco il Cristo che fa un gesto di accoglienza verso Agostino.

La scena è arricchita dallo sfondo di una marina, con montagne, una vegetazione di palme e in lontananza degli edifici e forse un porto.

 

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.