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CICLo AGOSTINIANo di Johann Anwander a Munnerstadt

L'eretico sconfitto da Agostino: affresco di Johann Anwander a Munnerstadt

L'eretico sconfitto da Agostino

 

 

JOHANN ANWANDER

1760 circa

Munnerstadt, chiesa di sant'Agostino

 

L'eretico sconfitto da Agostino

 

 

 

Anwander ha immaginato una scenografia maestosa e imponente per rappresentare il mistero della Trinità che occupò la mente e il cuore di Agostino per tutta la vita. La rappresentazione si svolge su vari livelli dove trovano posto personalità eccelse della spiritualità e della gerarchia cattolica. Agostino si trova immediatamente sotto la Croce che è imbracciata da Cristo e sostenuta dal padre Eterno con fermezza e dolcezza.

Agostino rivolge lo sguardo al cielo mentre un angelo gli tiene aperto un grande libro dove sta scritto "SAPIENTIAM EIUS" e nello stesso tempo suona una tromba per richiamare l'attenzione dove un cartiglio ricorda "narrant populi" che completa le parole del libro: dal canto suo Agostino regge in mano un cuore fiammante che vuole esprimere il suo ardore amorevole verso Dio. Ai piedi della scena si vede rotolare un eretico sopraffatto dalla dottrina di Agostino. Nello stesso spazio, il pittore si è anche firmato.

 

C'è un misterioso processo che avviene in Dio. Il Vangelo ci dice che Gesù di Nazareth era il Figlio di Dio. Ma che cosa significa? Che cosa vuol dire che Cristo e il Padre sono uno solo? L'interezza del messaggio cristiano sta proprio in questa unità, che si realizza sulla croce, grazie alla morte di Gesù, in quanto uomo. A questo proposito l'intelletto umano può trovare solo analogie. E il genio di Agostino ha esposto, in quindici analisi incredibilmente valide, il suo modo di approssimarsi a questo mistero dell'incarnazione di Dio e dello Spirito Santo. Di questi 15 libri possiamo qui prenderne in esame solo uno, e anch'esso solo per brevi cenni. Che cosa c'è di più misterioso dell'incarnazione di Dio?

 

D'altra parte fuori di te non esisteva nulla, da cui potessi trarre le cose, o Dio, Trinità Una e Trinità trina. Perciò creasti dal nulla il cielo e la terra ... Tu sei onnipotente e buono, per fare tutto buono, il cielo grande, come la piccola terra. C'eri tu e null'altro.

AGOSTINO, Confessioni 12, 7, 7

 

[...] Inoltre, partendo dalla creatura, opera di Dio, ho cercato, per quanto ho potuto, di condurre coloro che chiedono ragione di tali cose, a contemplare con l'intelligenza, per quanto era loro possibile, i segreti di Dio per mezzo delle cose create e ho fatto particolarmente ricorso alla creatura ragionevole e intelligente, che è stata creata ad immagine di Dio, per far loro vedere, come in uno specchio, per quanto lo possono e, se lo possono, il Dio Trinità, nella nostra memoria, intelligenza e volontà. Chiunque, con una intuizione viva, vede che queste tre potenze, in virtù di una intenzione divina, costituiscono la struttura naturale del suo spirito; percepisce quale cosa grande sia per lo spirito il poter ricordare, vedere, desiderare la natura eterna ed immutabile, la ricorda con la memoria, la contempla con l'intelligenza, l'abbraccia con l'amore, certamente vi scopre l'immagine di quella suprema Trinità. Per ricordare, vedere, amare quella suprema Trinità deve ad essa riferire tutto ciò che vive perché tale Trinità divenga oggetto del suo ricordo, della sua contemplazione e della sua compiacenza. Tuttavia ho mostrato, per quanto mi sembrava necessario, che questa immagine che è opera della stessa Trinità, che è stata deteriorata dalla sua propria colpa, si deve evitare di compararla alla Trinità come se le fosse in tutto simile, ma si deve vedere anche una grande dissomiglianza in questa tenue somiglianza.

AGOSTINO, De Trinitate, XV, 39

 

Ci avevi bersagliato il cuore con le frecce del tuo amore, portavamo le tue parole conficcate nelle viscere e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi, da morti vivi ... Tanto ne eravamo infiammati che tutti i soffi contrari delle lingue perfide avrebbero rinfocolato, non estinto l'incendio.

AGOSTINO, Confessioni 9, 3, 1

 

Haec verba Christus dicit, quibus designavit suam exaltationem per crucem et nostram salutem. Videmus nempe, carissimi, in rebus, quod gravitas trahit deorsum, ut patet de terra, levitas autem facit tendere sursum, ut patet de igne. Sic spiritualiter superbia, avaritia, luxuria etc., quia gravitatem terrenae carnis habent, animam ponderosam gravitate peccati detrahunt ad Infernum. Iob XXI.: Ducunt in bonis dies suos, et in puncto ad Infernum descendunt. 2 Sed charitas Dei, quae est ignis divinus, per levitatem caelestem efficit animam levem ad superna, et tendere facit ad Deum. Unde Augustinus: Pondus meum amor meus, eo feror, quocumque feror.

PELBARTUS DE THEMESWAR: De exaltatione Sanctae Crucis, Sermo II.