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CICLo AGOSTINIANo di Bolzano

Immagine di repertorio degli affreschi prima della loro distruzione nel corso dei bombardamenti del 1944

Immagine di repertorio degli affreschi prima della loro

distruzione nel corso dei bombardamenti del 1944

 

 

GUARIENTO

1360 circa

Bolzano, chiesa di san Domenico

 

Episodi della vita di Agostino

 

 

 

Nel centro storico di Bolzano sorge la Chiesa dei frati Domenicani, uno dei più prestigiosi gioielli artistici bolzanini. Fu in questa chiesa che gli artisti svilupparono il cosiddetto stile della "scuola di Bolzano", caratterizzata dalla miscela di tratti a matrice tedesca ed italiana. La chiesa risale al 1272 ed è uno dei primi esempi di architettura gotica del Tirolo meridionale, voluta dai frati Domenicani che giunsero a Bolzano in quegli anni, presumibilmente da Ratisbona.

La prima chiesa dei Domenicani era di piccole dimensioni e nel corso del 1300 venne ampliata con la costruzione della parte absidale, dell'iconostasi, delle cappelle Rossi-Botsch e Brandis, e quindi la sacrestia, la sala capitolare, la cappella di S. Caterina, quella di S. Giovanni, il chiostro col complesso conventuale. L'annesso chiostro si sviluppa per circa complessivi 120 metri, ripartiti nei quattro settori dell'ambulacro. Le volte a crociera sono del XV secolo e si suddividono in 20 campate.

L'interno della chiesa è ricco di un magnifico apparato iconografico: la parete d'ingresso conserva parte di un affresco cinquecentesco con una gigantesca figura di "S. Cristoforo", simbolo di ospitalità per il viandante. Il paramento murario della navata di destra conserva ancora alcuni grandi riquadri, che ricordano gli arazzi che a partire dal Mille ornavano le pareti delle chiese in occasione di feste e solennità religiose.

Il primo di questi, dotato di una ricca cornice geometrico-floreale, presenta quattro santi (S. Osvaldo, S. Lorenzo e due Sante) dipinti agli inizi del 1400. Segue un altro riquadro con "Madonna in trono col Bambino" il cui autore sembra essere stato il veronese Altichieri da Zevio. La successiva composizione riporta tre episodi: nel primo registro troviamo "S. Giorgio, la principessa e il drago" e più sotto, la "Madonna in trono col Bambino e il committente in ginocchio". Seguono altre figure e lo stemma Bopfingen. La quarta composizione è attribuita a Hans Stotzinger di Ulma (1404) e raffigura i "Santi Giorgio, Antonio Abate e Barbara che presentano il committente alla Madonna". Altre composizioni frammentarie si trovano in varie zone della chiesa, fra cui gli affreschi, scomparsi di un ciclo di sant'Agostino nella cappella di san Nicola di committenza della famiglia Botsch, edificata verso la metà del XIV secolo. Chi ne ordinò l'edificazione fu probabilmente Boccio de Bamborociis che vi tumulò il figlio Nicola e la figlia Margherita. Boccio commissionò anche lo straordinario ciclo di affreschi che decorava le pareti della cappella e che descrivevano alcuni episodi della vita di sant'Agostino. Purtroppo gli affreschi furono danneggiati dai lavori eseguiti sulla struttura della chiesa nel tardo Quattrocento e quindi scialbati con la demolizione della cappella nel 1820. Riportati alla luce in parte fra il 1935 e il 1940, sono andati quasi completamente persi con i bombardamenti del 1944.

Gli affreschi sono stati attribuiti a Guariento che lavorò anche sugli affreschi viciniori con la sua bottega. La presenza di Guariento a Bolzano va collegata ai buoni rapporti del pittore con i domenicani per aveva già lavorato nel loro convento a Padova.

Nulla sappiamo sulla struttura generale dell'apparato iconografico della cappella, ma è probabile che il ciclo si riferisse al santo titolare: qui di seguito vengono riportate le immagini d'archivio di due scene che riportano alla vita milanese di sant'Agostino durante il suo soggiorno in quella città.