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Agostino salva appestati e sciancati:
opera del Tintoretto al Civico Museo di Vicenza
S. AGOSTINO NELLA PITTURA DAL XIV AL XVIII SECOLO
EPISODI LEGGENDARI
Vari artisti hanno delineato il santo che, lavando i piedi ad un pellegrino, ravvisa in lui Gesù Cristo: Oreste de Ferrari (1605-1657), Genova, Accademia Ligustica (Grosso, 1938, tav. 42); Garcia El Hidalgo (1650 circa -1717), Madrid, (chiostro di San Felipe el Hidalgo (Pigler, 1974, p. 425); Lux Franz Julius (1702-1764), Tans, Refettorio del convento degli Agostiniani (J. Neuman, 1970, tav. 347); Pittore marchigiano operante nella prima metà del XVII secolo, Bologna, Sacrestia di San Giacomo Maggiore (Fortunati, in Il Tempio di S. Giacomo Maggiore, 1967, p. 181, fig. 2,10); Theodor Rombouts (1597-1637), Anversa, Musée Royal des Beaux Arts, firmato e datato 1636 (Delen, 1948, p. 226, n. 296); Bernardo Strozzi (1581-1644), Genova, Accademia Ligustica (Mortari, 1966, fig. 170); Jacob van Oost (1601-1671), Bruges, Groningermuseum (Fierens, 1922, p. 91).
L'apparizione di san Girolamo e del Battista che, come puntualizza Martin Davies, 1951, p. 379, trae ispirazione dal Divino Transito del Glorioso Sancto Hieronimo, edito a Firenze nel 1490, viene rappresentata da Francesco Botticini (1446-1498) in un pannello di predella della pala Rucellai, nella National Gallery di Londra (Gould, 1973, p. 67, n. 227). Come scrive il Davies stesso, sembra che l'artista abbia cronistoriato due eventi distinti: Agostino nello scrivere una lettera a san Girolamo viene colpito da una luce improvvisa, ed una voce gli riferisce essere l'anima del santo anacoreta, appena morto. Nella stessa sera, il vescovo di Ippona aveva principiato una epistola in onore del santo e, d'un tratto, addormentatosi, ha la visione di Girolamo, con due corone, e Battista, che ha tre corone, come martire.
Anche Giovanni di Paolo (1400 circa -1482) non ignora l'evento prodigioso, in un pannello dello Staatliche Museen di Berlino (Gesamtverzeichnis Gemädegalerie, 1986, p. 35, tav. 1065); Vittore Carpaccio (1455 circa -1526), in uno dei teleri animati da più intensa spiritualità, nel ciclo di San Giorgio degli Schiavoni di Venezia (Perocco, 1967, p. 98, n. 33); Zanobi Macchiavelli (1412-1468) in un pannello del Musée du Petit Palais di Avignone (Laclotte- Mognetti, 1977, n. 139); Luca Signorelli (1441 circa - 1512), che ne offre una visione immediata, in uno scomparto di predella della National Gallery di Londra (Gould, 1973, p. 684, n. 3946). Alcune opere sono ispirate da passi delle sue meditazioni: ne rileviamo la presenza innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere", in un dipinto di Francesco Francia (14510 circa - 1517), della Pinacoteca Nazionale di Bologna (Berenson, 1968, p. 146), negli affreschi di Matthaus Gunther (1705-1788) a Rottenbuch e ad Indersdorf (J. e P. Courcelle, 1980, pp. 45, 61), nella tela di Tuburcy Nowakowicz (operante nel XVII secolo), nel Convento degli Eremitani di Czestochowa, e nella bilanciata composizione di Peter Paul Rubens (1577-1640) presso l'Accademia di San Fernando di Madrid (Croce, 1961, col. 600).
Il maestro fiammingo ne affida l'immagine in uno dei ben noti arazzi della serie del Trionfo dell'Eucarestia, nella chiesa delle Salesas Reales di Madrid, realizzati nel 1625 su ordine dell'arciduchessa Clara Eugenia, figlia di Filippo II e reggente dei Paesi Bassi (D'Hulst, 1977, pp. 166-1667), sapientemente descritti da Gian Pietro Bellori: il cartone preparatorio si conserva presso il S. John and Mable Ringling Museum of Art di Sarasota, (ed un bozzetto presso il Fitzwilliam Museum di Cambridge (Suida, 1949), pp. 181, 183, n. 214). I suoi tratti sono riprodotti in una tela della collezione Buhrle di Zurigo (D'Hulst, 1977, p. 29) - bozzetto per uno dei pannelli della decorazione della chiesa dei Gesuiti di Anversa commissionati nel 1620, andati perduti in un violento incendio del 1738 (Martin, 1972) - nella quale, inginocchiato in estasi, con la mano destra tiene il cuore trafitto da una freccia ("Hai ferito il mio cuore con il Tuo amore", Confessioni, IX, 2). Come annota il D'Hulst: "L'amore di Dio aveva per lui maggior valore della scienza teologica o della dignità episcopale.
È per questo che cartigli, libri e una croce sono negligentemente abbandonati in un angolo, e che un piccolo angelo si copre il capo lui stesso con la mitria". Da segnalare, presso la chiesa di San Paolo di Anversa, la Disputa del santo (1609), di cui sussiste il bozzetto presso l'Ashmolean Museum di Oxford (Parker, 1962, p. 138, n. 379): il vescovo di Ippona viene ulteriormente rappresentato dal maestro fiammingo nella pala d'altare condotta a termine nel 1628 per la chiesa agostiniana della stessa città - un disegno preparatorio, o eseguito posteriormente, presso il National Museum di Stoccolma, un primo bozzetto presso lo Staedel Institut di Francoforte, un secondo (conosciuto attraverso la copia conservata al Prado) , e un terzo (definitivo) presso la Gemäldegalerie di Berlino Gesamtverzeichnis Gemäldegalerie, 1986, p. 66, tav. 528), di cui si segnala una copia presso il Museum of Fine Arts di Boston.
Della tela raffigurante I Quattro Padri della Chiesa, andata perduta, permane un'incisione di Cornelius van Dalen ( 1638 circa-1665). A Scuola del Rubens viene assegnata la pala nella chiesa degli Agostiniani di Salamanca (Perez Sanchez, 1965, p. 226); di Jacob Jordaens (1593-1678) la composta tela dei Quattro Padri della Chiesa nel Stonyhurst College di Blackburn, già nella raccolta Walter P. Chrysler (Suida Manning, 1956, p. 20, tav. II), da cui è stata tratta un'acquaforte di Cornelis Galle il vecchio (1575-1650). Anton Van Dyck (1599-1641) indulge in una devozionale Estasi del santo, nella chiesa degli Agostiniani di Anversa - bozzetti presso l'Ashmolean Museum di Oxford, la Yale University Art Gallery di New Haven, ed una versione, da datare 1628, presso una raccolta privata americana (Larsen, 1980, p. 94, n. 598-601) - legata alla cultura bolognese del primo Seicento, tema anche di un dipinto di Murillo (1617-1682), al Prado (Gaya Nuno, 1978, p. 9-5, n. 100), che ha anche eseguito una Visione della SS. Trinità, una Apparizione della Vergine e del piccolo Gesù che .sta per colpire il santo con la freccia, Siviglia, Museo de Bellas Artes (Gaya Nuno, 1978, p. 68, n. 123, 124), Agostino ed il mistero della Trinità, già nella collezione Langton Douglas (Gaya Nuno, 1978, p. 92, n. 65) ed Il Santo che lava i Piedi a Gesù pellegrino, nella raccolta Harraiz di Madrid (Gaya Nuno, 1978, p. 89, n. 42). Cristo in gloria, che appare ad Agostino ed a vari altri santi, è il soggetto di una pala di Giovan Battista Crespi (1575-1637) nella chiesa di San Vittore di Meda (Dell'Acqua, 1965, pp. 106-107, n. 50), e della tela di Francesco Mancini (1679-1758) nella Galleria Nazionale delle Marche di Urbino (Fucili Bartolucci, 1986, p. 452). Una Visione del santo viene proposta da Ubaldo Gandolfi (1728-1781), Marano di Castenaso, raccolta Molinari Pradelli (D. Biagi, 1984, p. 114, n. 73), e da Matteo di Giovanni (menzionato dal 1452-m. 1495) in un pannello di predella presso l'Art Institute di Chicago (Berenson, 1968, p. 258), che lo rappresenta in atteggiamento dolente, nel dipinto già nella collezione del visconte Allendale di Londra (Berenson, 1968, p. 259, tav. 815), e, mentre è intento a leggere le epistole di san Paolo, in un pannello della raccolta formata da Bernard Berenson a Settignano (Berenson, 1968, p. 258): l'artista senese lo ripropone, nel trittico della chiesa consacratagli in Anghiari (Berenson, 1968, p. 257), nel polittico del Museo di Arte Sacra di Asciano, in un pannello della medesima istituzione (Berenson, 1968, p. 259), nella pala del Duomo di Pienza (Berenson, 1968, p. 259) . Jupe Ribera (1588-1652) ne consegna l'intensa presenza, folgorata da una luce improvvisa, nella tela della chiesa del convento delle Agostiniane Scalze di Salamanca (Spinosa, 1978, p. 107, n. 95), da ascriversi alla piena maturità, e lo presenta accanto ad un paggio spagnolo che lo ha scelto come suo protettore nel dipinto del Muzeum Narodowe di Poznan, firmato e datato 1637 (Spinosa, 1978, p. 112, n. 117).
Michele Desubleo (operante tra il 1640 ed i1 1652) ne conferma la rilevanza spirituale nella tela della Pinacoteca Nazionale di Bologna (Mauceri, 1935, p. 92).
Il santo appare anche nelle pale d'altare portatili di Andrea del Brescianino (attivo dal 1507 al 1525), Siena, Pinacoteca Nazionale (Berenson, 1963, p. 07, tav. 569), e Francesco di Vannuceio (attivo nella seconda metà del XIV secolo), Siena, Pinacoteca Nazionale (Berenson, 1968, p. 145). Miguel Melandez (1679-1731) lo dipinge mentre scongiura l'invasione delle cavallette, Madrid, Museo del Prado (De Salas y Boseh-Cinotti, 1974, p. 109); Johan Michael Rottmayr (1654-1730) mentre intercede per far cessare la peste, Budapest, Szepmuweszeti Museum (Pigler, 1974, p. 40)9); Jacopo Tintoretto (1518-1594) mentre guarisce i lebbrosi, Vicenza, Pinacoteca Civica (De Vecchi, 1970, p. 93, n. 75); Josè del Castillo (1734-1793) in atto di soccorrere gli appestati, Madrid, Chiesa dell'Incoronazione (Perez Sanchez, 1971, p. 397); il critico spagnolo segnala nella stessa chiesa tre tele sulla vita del santo di Gregorio Ferro (1742-1812), Josè Gines de Aguirro e Francesco Ramos (operanti nella seconda metà del XVIII secolo).