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Sant'Agostino arriva a Pisa (affresco a Lecceto)

Sant'Agostino arriva a Pisa (affresco a Lecceto)

 

 

I GRANDI CICLI ICONOGRAFICI DELLA VITA E OPERE DI AGOSTINO

 

 

 

Tra i cicli in discreto stato di conservazione segnaliamo innanzitutto quelli approntati da Ottaviano Nelli (1375 circa -1440/50) a Gubbio, e da Benozzo Gozzoli (1420-1497) a San Gimignano, nelle chiese dedicate al santo.

Il ciclo eugubino (Kaftal, 1965, figg. 141-161) in cui si colgono ascendenze da Taddeo di Bartolo e dai fratelli Salimbeni, si snoda attraverso ventisette scene che presentano: Agostino accompagnato a scuola dalla madre; Agostino apprende le sette Arti liberali; Agostino insegna retorica a Cartagine; Un angelo appare a santa Monica e la assicura della salvezza del figlio; La santa si reca dal vescovo di lppona e gli chiede di pregare per Agostino; Agostino parte per Roma, Arrivo di Agostino nella città eterna; Agostino insegna presso l'Accademia greca; Un gruppo di milanesi invita Agostino nella città lombarda, Partenza da Roma; Agostino si presenta ai notabili milanesi; insieme ad Alipio ascolta una predica di s. Ambrogio; Disputa di Agostino con s. Ambrogio; Visita di Agostino al monaco Simpliciano per consigli; Conversione di Agostino ed annuncio alla madre e al figlio Adeodato; Battesimo di Agostino; Alipio e Adeodato nella notte del Sabato Santo del 387; Morte di santa Monica ad Ostia; Ritorno a Cartagine; Sua ordinazione a sacerdote; Sua consacrazione a vescovo; Agostino confuta i Manichei in una pubblica disputa; Apparizione di san Girolamo e del Battista; Visione della SS. Trinità; Morte del santo, Funerali, Traslazione delle reliquie per mare e, quindi, a Pavia.

Alla scuola del Nelli si deve un affresco che raffigura il santo, nella sacrestia della chiesa che gli è stata dedicata a Montefalco (Van Marle, 1925, p. 123).

Con spaziato rigore e pacata vena narrativa Benozzo Gozzoli, con l'aiuto di Giusto d'Andrea, conduce a termine il ciclo di San Gimignano nel 1465, come si evince dalla scritta: "Eloquii Sacri Doctor Parisinus et Ingens/Gemignaniaci Fama Decusque Soli/Hoc Proprio Sumptu Dominicus Ille Sacello/lnsignem Iussit Pingere Benotium MCCCCLXV" apposta al di sopra del riquadro che esempla la partenza di Agostino per Milano.

Gli eventi documentati sono: Agostino viene consegnato dai genitori al maestro di grammatica di Tagaste; Agostino ammesso a Cartagine agli studi universitari; Santa Monica prega per la conversione del figlio in partenza per l'Italia; Sbarco di Agostino ad Ostia; Agostino legge retorica e filosofia in Roma; Agostino parte per Milano per ricoprire la cattedra di retorica e divenire oratore di corte; Arrivo nella città lombarda e saluto al prefetto Simmaco e a S. Ambrogio; Agostino ascolta la predica di s. Ambrogio, con la madre che supplica il vescovo per la conversione; Agostino discute con s. Ambrogio; Agostino legge le Epistole di san Paolo; Battesimo di Agostino alla presenza della madre e di Alipio; Agostino visita alcuni monaci dirigendosi verso Ostia; Agostino incontra il piccolo Gesù indagando sul mistero della Trinità; Estasi di Ostia, morte di Monica e ritorno di Agostino a Cartagine; Sua consacrazione a vescovo dal primate di Numidia; Trionfo di Agostino in una disputa contro l'eretico Fortunato; Apparizione di san Gerolamo che gli rivela la gloria celeste; Morte di Agostino "Eius anima in coelis comitantibus Angelis ferri visa".

Degli affreschi di Guariento di Arpo (morto prima del 1378) nella chiesa degli Eremitani di Padova, eseguiti nel 1338, permangono: La visione dell'angelo; Il Battesimo e la sua vestizione; Monica in preghiera; Agostino ordina i vescovi africani (Berenson, 1968, p. 204, tav. 250). Ispirate alla vita del santo e a testi leggendari le raffigurazioni in Notre-Dâme du Bourg a Rabastens, eseguite nel XIV secolo (J. e P. Courcelle, 1965, tavv. XL-XLV ), e negli stalli del coro della cattedrale di Carlisle eseguiti alla fine del Quattrocento (J. et P. Courcelle, 1969, pp. 118-132, tav. LXXIV -XCV).

In buono stato di conservazione gli affreschi di Matthaus Gunther (1705-1788) a Novacella (J. e P. Courcelle, 1980, pp. 33-37, tavv. XIX-XXIII), a Rottenbuch (J. et P. Courcelle, 1980, tavv. XXVII-XXXVIII ) e a Indersdorf, firmati e datati 1755, uno dei cicli di maggior spicco dell'artista tedesco (J. e P. Courcelle, 1980, pp. 62-74, tavv. XL-L). Dobbiamo menzionare gli affreschi di Johann Zick ( 1702-1762) a Schussenried, dagli echi piazzetteschi e tiepoleschi (J. e P. Courcelle, 1980, pp., 59-61, tav. XXXIX ); di Johann Baptist Zimmermann (1680-1758) nella Parrocchiale di Weyarn, condotti a termine nel 1729 (J. e P. Courcelle, 1980, pp. 22-28, tavv. XII-XV); di Johann Georg Bergmuller (1688-1762) nella chiesa di Santa Croce di Augusta (J. e P. Courcelle, 1980, pp. 29-32, tavv. XVI-XVIII ).

Di buona fattura sono gli affreschi di Johann Baptist Enderle (1724-1798) nella chiesa degli Agostiniani di Magonza (Dasser, 1970, pp. 34-41); di Felix Anton Schefer (1701-1760) nella chiesa dedicata al santo a Baumburg, dai pronunciati accenti rocaille (J. e P. Courcelle, 1980, pp. 75-81, tavv. LI-LIX ); di Joseph Ignaz Weegschaider (operante nella prima metà del XVIII secolo) a Beuron (J. e P. Courcelle, 1980, pp. 38-43, tavv. XXIV-XXVI).

Ispirate alle trentasei incisioni di Schelte a Bolswert (1581-1659) - pubblicate a Parigi nel 1624 - le figurazioni di Miguel de Santiago e aiuti (operante nel XVII secolo) presso il Convento agostiniano di Quito (J. et P. Courcelle, 1972, pp. 101-114, tavv. CII-CXXVIII), che ne propongono eventi reali e leggendari sulla vita e sull'operato. Fabriano, città particolarmente legata al culto del vescovo di Ippona, conserva nella Civica Pinacoteca un affresco, ascrivibile alla fine del XIII secolo, che lo rappresenta mentre dà la Regola ai confratelli (Serra, 1936, pp. 62-63); nella stessa istituzione si trovano dei pannelli di polittico smembrato, riuniti nel Settecento, che raffigurano Agostino con i santi Nicola da Tolentino e Stefano, di Allegretto Nuzi (1315 c.-1373): il santo è presentato con un piviale decorato con pampini d'oro, un libro aperto con la trascrizione dell'Incipit della Regula ad Servos Dei (Marabotti Marabottini, 1953, p. 48).

Dell'artista fabrianese, di ascendenza toscana, anche un pannello con Agostino in trono venerato da una monaca, Chicago Art Institute (Berenson, 1968, p. 302). La consegna della Regola viene pure raffigurata da Giovanni di Paolo (1400 c. -1482), Avignone, Musée du Petit Palais, che riprende la figura del Santo, sorretto da due angeli, anche nell'Esaltazione di s. Nicola da Tolentino, New York, Metropolitan Museum, Robert Lehman Collection (Pope-Hennessy, 1987, p. 140, tav. 58).

Nella cappella a destra del coro della chiesa di S. Agostino della stessa città si notano alcuni affreschi assegnati al Maestro della Maestà di Sant'Emiliano (Molaioli, 1934, pp. 319, 320), operante nella prima metà del Trecento, ritenuti anche del Maestro dell'Incoronazione di Urbino, attivo anch'egli nello stesso periodo (Zeri, 1950, pp. 36-40), documento di note vicende attinenti alla sua vita e alla leggenda: II Santo impone le mani su due fedeli inginocchiati; Libera due prigionieri, guidato dagli angeli; Insegnamento del santo; Accompagna in cielo l'anima del monaco Hugues de Fontenay; Guarigione di un bambino.

Nella cappella di sinistra, dello stesso artista, Agostino che impartisce la comunione a cinque sante (Molaioli, 1968, pp. 166-169, fig. 40). Una disamina della sua esistenza viene instaurata da Giovan Pietro da Cemmo (menzionato dal 1475 al 1504), con la collaborazione di aiuti, nella Cappella del Sacramento della Chiesa agostiniana di Cremona (Mazzini, 1965, p. 469, tav. 221); dal Maestro di Sant'Agostino (operante nel XV secolo), influenzato dal Memling, in una pala d'altare suddivisa tra il Metropolitan di New York (Cloisters Collection) e la National Gallery of Ireland di Dublino (J. e P. Courcelle, 1969, pp. 140-160, tavv. CII-CIX ); da Martinus Pepijn (operante nel XVII secolo), legato a Van Dyck, nella pala della Cappella dell'Ospedale di S. Elisabetta di Anversa, firmata e datata 1626 (J. e P. Courcelle, 1972, pp. 83-85, tavv. LXXX-LXXXIV); da Jaime Huguet (1415-1492) nel retablo presso il Museo d'Art Catalana di Barcellona (Ainaud, 19,5,5, pp. 43-44); da un Pittore veronese operante attorno al 1380 nei pannelli della Alte Pinakothek di Monaco (Buchner-Martin, 19,58, p. 108, n. 639-642); da un Pittore legato a Jan van Scorel (1495-1562) nella pala della Sacrestia di S. Stefano a Gerusalemme (J. e P. Courcelle, 1969, pp. 153-158, tavv. CX-CXVI).

Roberto Longhi, nell'analisi dei quattro pannelli - da riconoscere a Niccolò di Pietro (opere firmate dal 1394 al 1416) - presso la Pinacoteca Vaticana nota: "Il brio favolistico della narrazione di costume nelle scene del sant'Agostino fanciullo presentato dai genitori alla scuola di grammatica (e non si dimentichi di notarvi anche il caratteristico svolgimento antispaziale), la fragilità tutta medioevale dei corpi dei neofiti nella scena del Battesimo, il chiaroscuro lieve della lezione di retorica impartita dal santo, dove le teste degli uditori sono modellate con tenuità quasi indicibile, quasi acquosa, ravvivata soltanto dalla gocciola nera della pupilla" (Longhi 1973, p. 115, tav. 113 a-b). Giuseppe Nuvolone (1619-1703) ha lasciato nobili testimonianze in tre pale presso la chiesa del santo a Novara che presentano la Conversione del Santo, la Meditazione sul Mistero della Trinità e l'Ispirazione di una visione divina mentre scrive il De Trinitate; e che discoprono "una affinità sentimentale con l'opera di Murillo" (Ferro, 1986, pp. 35-39, tavv. 28-30).

Otto pannelli del Maestro di Uttenheim (operante nel XV secolo) ne perpetuano la memoria nella Abbazia di Novacella (Ghilardi, 1969, pp. 31, 50, 54, 61, 63). Carle van Loo (1705-1761) ha dipinto tra il 1750 ed il 1765 sei tele che documentano: Il Battesimo di Agostino; La Consacrazione a vescovo; La Predicazione davanti a Valerio; Disputa contro i Donatisti che lo ritenevano un lupo micidiale da distruggere per la salute del gregge; Agonia del santo; Traslazione delle sue reliquie, che decorano il coro della chiesa di Notre-Dâme des Victoires di Parigi, un ciclo che Pierre Rosemberg considera unico nella pittura francese del secolo (Rosemberg-Sahut, 1977, pp. 62-64).

Vita e leggende del santo risultano molto bene evidenziate in molteplici cicli iconografici, fra cui va senz'altro citato quello scolpito mirabilmente nell'Arca di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia, che come osserva il Russoli (Catalogo mostra d'Arte Lombarda, 1958, p. 9) "ancora dal Valentiner considerata opera dell'Albonetti, è derivazione di quella di S. Eustorgio, ma dovuta soltanto a seguaci Lombardi e Toscani". Un sepolcro che ha avuto due tempi di esecuzione - nel primo settore, dove figurano le Virtù e gli Apostoli, si nota la data 1362, del tempo di Gian Giacomo Visconti, che dispose la continuazione dei lavori - le altre parti vennero terminate nel 1406. L'iniziativa si deve al priore Bonifacio Battigella, docente dell'Università e vescovo di Lodi. Nei riquadri, nei quali si colgono anche due o tre fatti speciali distinti della vita, si possono individuare: Agostino ammesso agli studi universitari; Insegna retorica a Roma e Milano; Ascolta con Alipio la predica di Ambrogio; Visita al monaco Simpliciano e sua conversione dopo l'apparizione dell'Angelo che lo invita a leggere le lettere di san Paolo; battesimo e vestizione alla presenza della madre; Funerali di s. Monica," Agostino dà la Regola, contesta fortunato, che lascia Ippona piangendo, e battezza i Manichei convertiti; Morte e funerali del santo; Liutprando e il vescovo di Pavia si recano in Sardegna per prendere le reliquie di Agostino (725) e le trasportano a Pavia. Nei coronamenti triangolari, ingentiliti da foglie rampanti, sono scolpiti alcuni miracoli del santo ed eventi leggendari: Agostino e il libro della vita ed Agostino e il libro dei vizi (in conformità con quanto si legge nella Legenda Aurea); Agostino guarisce un malato; Guarigione miracolosa di un priore che, guarito, celebra la festa del santo (anche questo evento, come il successivo, sono desunti dalla Legenda Aurea); Agostino libera miracolosamente un prigioniero e lo conduce in salvo verso il fiume Gravelon; Agostino libera una indemoniata; Agostino indica a dei pellegrini zoppi il luogo della sua sepoltura; I pellegrini zoppi escono guariti da San Pietro in Ciel d'Oro (il che costituisce la conclusione della Vita del santo, nella Legenda dello scrittore ligure, che ha ispirato in parte i cicli della Cattedrale di Carlisle, di Matthaus Gunther e della Cattedrale di Quito).

L'Arca di Pavia raccoglie le spoglie di Agostino e costituisce forse la più sublime opera d'arte che dal tardo medioevo giunge a noi a onore e gloria di Agostino e di dell'ordine agostiniano risorto nel 1256, che nei secoli ha cercato di rendere sempre attuale il pensiero e l'opera di Agostino.