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PITTORI: Luca Cattapane

Sant'Agostino e san Gerolamo

Sant'Agostino e san Gerolamo

 

 

CATTAPANE LUCA

1599

Ospedaletto Lodigiano, chiesa dei Santi Pietro e Paolo

 

Sant'Agostino e san Gerolamo

 

 

 

All'interno della chiesa madre della Congregazione dei Gerolamini, nella cappella dedicata ai santi Agostino e Gerolamo si trova una pala che raffigura i due santi protettori: Gerolamo da cui prende il nome la Congregazione in omaggio al suo ritiro di penitenza nel deserto e Agostino di cui i monaci adottarono la regola. La pala come la decorazione della cappella è opera di Luca Cattapane. Allievo di Vincenzo Campi la sua arte fu influenzata dai modi bresciani e cremonesi. Curiosamente la pala di Cattapane è una copia di quella eseguita da Bernardino Campi per la chiesa di San Sigismondo: in questo caso tuttavia il pittore ha invertito la posizione dei due santi e ha inserito un angelo per sorreggere il pastorale di Agostino. Nell'intradosso con colori più vivaci, si trovano le esequie dei due santi.

La pala è firmata CATAPANE|CREMONESE|F e presenta in primo piano san Gerolamo che in ginocchio sta pregando davanti al crocefisso mentre sta leggendo un libro aperto. Ai suoi piedi si trova il cappello cardinalizio e un leone accovacciato, simboli tipici del santo.

Sullo sfondo, all'esterno della grotta dove si trova Gerolamo, sta seduto Agostino con le braccia incrociate sopra un libro che tiene appoggiato alle gambe. Indossa i paramenti episcopali con la mitra in testa, mentre un angioletto gli regge un esile e lungo bastone pastorale. Il volto del santo è severo con una folta barba grigiastra, mentre il suo sguardo si volge verso un punto sconosciuto.

 

La chiesa abbaziale dei santi Pietro e Paolo costituisce una struttura superstite di un antico monastero che si è sviluppato nel Quattrocento. Nato come un modesto ospedale lungo la via Francigena, l'edificio aveva anche piccola chiesa del XII secolo. L'ospedale a partire dal 1350 venne ampliato e amministrato dai conti Balbi milanesi che ristrutturarono le strutture facendone un monastero. Nel 1443 il complesso fu affidato ai monaci Gerolamini dell'Osservanza, un ramo distaccato del movimento religioso guidato da Lope da Olmedo. Grazie all'aiuto economico di Bianca Maria Visconti, i Gerolamini riuscirono a radicarsi stabilmente in Lombardia.

Nel 1470 venne consacrata la chiesa e dal 1521 san Pietro diventa la sede dell'abate generale da cui dipendono tutti i monasteri della congregazione. Nel 1584 la chiesa viene ingrandita per soddisfare le nuove necessità e ufficialmente consacrata nel 1599. Il Seicento fu il periodo di maggior splendore che permise di arricchire la chiesa con notevoli opere d'arte. La vita del monastero si conclude bruscamente nel 1796 quando Napoleone depreda il monastero dei suoi beni e la congregazione dei Gerolamini viene soppressa. Tutti i beni del monastero venduti a Luigi Giambattista Chevilly di Marsiglia che demolisce parte degli edifici e li trasforma in cascina e granaio.

 

 

 

Luca Cattapane

Nonostante abbia realizzato molti lavori a Cremona, dove nacque prima del 1560, sono scarse le notizie che riguardano la sua vita. Antonio Campi, nel 1585, lo dice giovane amatore dell'arte, discepolo di Vincenzo Campi.

Nel duomo di Cremona si conservano una Crocifissione con i santi Fermo, Girolamo e papa Gregorio XIV (1593) e una Madonna in gloria tra Gregorio XIV e i santi Paolo Eremita ed Antonio abate (1593). Nella chiesa di S. Domenico affrescò quattro Storie della Vergine nella volta all'entrata della cappella del Rosario; in quella di S. Bartolomeo, chiesa ormai soppressa, nella cupola della cappella del Carmine dipinse l'Incoronazione della Vergine. Nella chiesa di S. Pietro al Po collaborò con altri artisti, tra cui Cristoforo Magnani, il Somenzo, Andrea Mainardi, il Malosso ed Ermenegildo da Lodi, alla decorazione a fresco delle navate laterali. Nella chiesa di S. Lorenzo eseguì una Madonna in gloria tra san Francesco ed un vescovo. A Piacenza, nella chiesa del S. Sepolcro, è conservata una tela che raffigura una sua Resurrezione. Dipinse anche affreschi perduti sulle facciate di varie case di Cremona. Morì dopo il 1597.