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PITTORI: Luca Cattapane

Sant'Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Sant'Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

CATTAPANE LUCA

1599

Ospedaletto Lodigiano, chiesa dei Santi Pietro e Paolo

 

Sant'Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

All'interno della chiesa madre della Congregazione dei Gerolamini, troviamo questa pittura murale ad affresco di Luca Cattapane. Incorniciata da volute barocche la pittura ha le dimensioni di cm 101x55 e raffigura Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine. Agostino, in paramenti episcopali, è inginocchiato con le braccia larghe e lo sguardo estatico rivolto verso l'alto. Ai suoi piedi ha deposto sia la mitra che il bastone pastorale in segno di umiltà. Il volto del santo presenta una folta barba e tratti somatici piuttosto superficiali e provinciali, per quanto nell'insieme il pittore sia riuscito nonostante tutto a creare per il fedele che osserva una partecipata sintonia con l'espressione estatica del santo.

Allievo di Vincenzo Campi la sua arte fu influenzata dai modi bresciani e cremonesi.

L'episodio che viene qui ricordato è una leggenda vede protagonista Agostino e che nacque e si irradiò probabilmente dall'Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa, che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio origini da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.

 

La chiesa abbaziale dei santi Pietro e Paolo costituisce una struttura superstite di un antico monastero che si è sviluppato nel Quattrocento. Nato come un modesto ospedale lungo la via Francigena, l'edificio aveva anche piccola chiesa del XII secolo. L'ospedale a partire dal 1350 venne ampliato e amministrato dai conti Balbi milanesi che ristrutturarono le strutture facendone un monastero. Nel 1443 il complesso fu affidato ai monaci Gerolamini dell'Osservanza, un ramo distaccato del movimento religioso guidato da Lope da Olmedo. Grazie all'aiuto economico di Bianca Maria Visconti, i Gerolamini riuscirono a radicarsi stabilmente in Lombardia.

Nel 1470 venne consacrata la chiesa e dal 1521 san Pietro diventa la sede dell'abate generale da cui dipendono tutti i monasteri della congregazione. Nel 1584 la chiesa viene ingrandita per soddisfare le nuove necessità e ufficialmente consacrata nel 1599. Il Seicento fu il periodo di maggior splendore che permise di arricchire la chiesa con notevoli opere d'arte. La vita del monastero si conclude bruscamente nel 1796 quando Napoleone depreda il monastero dei suoi beni e la congregazione dei Gerolamini viene soppressa. Tutti i beni del monastero venduti a Luigi Giambattista Chevilly di Marsiglia che demolisce parte degli edifici e li trasforma in cascina e granaio.

 

 

 

Luca Cattapane

Nonostante abbia realizzato molti lavori a Cremona, dove nacque prima del 1560, sono scarse le notizie che riguardano la sua vita. Antonio Campi, nel 1585, lo dice giovane amatore dell'arte, discepolo di Vincenzo Campi.

Nel duomo di Cremona si conservano una Crocifissione con i santi Fermo, Girolamo e papa Gregorio XIV (1593) e una Madonna in gloria tra Gregorio XIV e i santi Paolo Eremita ed Antonio abate (1593). Nella chiesa di S. Domenico affrescò quattro Storie della Vergine nella volta all'entrata della cappella del Rosario; in quella di S. Bartolomeo, chiesa ormai soppressa, nella cupola della cappella del Carmine dipinse l'Incoronazione della Vergine. Nella chiesa di S. Pietro al Po collaborò con altri artisti, tra cui Cristoforo Magnani, il Somenzo, Andrea Mainardi, il Malosso ed Ermenegildo da Lodi, alla decorazione a fresco delle navate laterali. Nella chiesa di S. Lorenzo eseguì una Madonna in gloria tra san Francesco ed un vescovo. A Piacenza, nella chiesa del S. Sepolcro, è conservata una tela che raffigura una sua Resurrezione. Dipinse anche affreschi perduti sulle facciate di varie case di Cremona. Morì dopo il 1597.