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PITTORI: Pietro e Michele Cavaro

Agostino in meditazione, Crocefisso e Madonna del Latte di Pietro e Michele Cavaro

Agostino in meditazione davanti al Crocefisso e alla Madonna del Latte

 

 

CAVARO PIETRO E MICHELE

ante 1537

Pinacoteca Nazionale di Cagliari

 

Agostino in meditazione, tra il sangue del Crocefisso e il latte della Vergine

 

 

 

 

L'opera, tempera e olio su tavola, appare incompiuta e doveva appartenere ad una grande Pala d'altare. Lo scomparto maggiore raffigura sant'Agostino in meditazione, il Crocefisso e la Madonna del Latte. Le dimensioni sono m 1,78 x 1, 47. La predella presenta invece un Cristo fra le sante Apollonia e Lucia, quadro di dimensioni minori (m 0,29 x 1,07). L'incompiuta pala di S. Agostino, in Pinacoteca Nazionale a Cagliari dal 1899, proviene dal chiostro del S. Francesco di Stampace a Cagliari ed è passata in precedenza sotto le intitolazioni a S. Benedetto e a S. Ludovico di Tolosa.

La Pala, costituita da una tavola centrale e da una predella, si caratterizza per la modernità della impostazione compositiva, definita dalla adozione della cornice classicheggiante di tipo italiano e di gusto decisamente rinascimentale. Inoltre si assiste alla realizzazione di una insolita iconografia (probabilmente le Meditazioni di S. Agostino), molto rara per tutto il corso del Cinquecento e che avrà maggiore diffusione nel Seicento con Rubens, e Murillo.

La concezione d'insieme, forse troppo innovativa per una committenza che ancora continua ad apprezzare la Pala di tipologia tardogotica, potrebbe essere tra le cause della non compiutezza del dipinto; si ritiene che il quadro sia stato lasciato incompiuto da Pietro Cavaro alla sua morte (1537) e mai portato a termine dalla sua bottega.

Nello scomparto maggiore il santo Vescovo di Ippona è rappresentato in preghiera tra il Crocefisso e la Madonna col Bambino, secondo il riferimento alle Meditazioni, dove sant'Agostino attende di essere alimentato dal sangue di Cristo e dal latte della Vergine, per nutrire la sua fede e la sua teologia. Sono visibili tracce del disegno preparatorio nella nicchia e nella figura della Madonna col Bambino; il disegno emerge anche nella predella a sviluppo continuo, nella figura del Cristo che indica la ferita al costato da cui zampilla il sangue raccolto in un calice, e di quelle a mezzo busto che lo fiancheggiano: un angelo, santa Lucia sulla destra e santa Apollonia sulla sinistra. Per la predella il rimando porta ad un ambito dell'Italia Meridionale.

Agostino è raffigurato in abiti vescovili sovrapposti alla cocolla nera degli agostiniani che è stata messa ben in vista.

L'originaria attribuzione a Pietro Cavaro si deve allo storico d'arte Aru. Le attuali incertezze circa l'autografia dell'opera, dovute alla difficoltà di stabilire la misura di un eventuale intervento di Michele, si risolvono in parte per le raffinatezze del disegno e cromatiche della figura di sant'Agostino che fanno propendere per una pittura pressoché totale della mano di Pietro. Se si potesse restituire con certezza a Pietro piuttosto che a Michele anche la Madonna col Bambino, questa sarebbe l'unica sua tavola raffigurante tale soggetto.

 

Pietro Cavaro fu probabilmente fratello di Lorenzo e nipote di Gioacchino, secondo altri di Antonio. È documentato a Barcellona attorno al 1508, quando risulta appartenente alla corporazione dei pittori di quella città, anche se determinante fu il suo soggiorno napoletano, dove si sposò con Isabella Godiel da cui ebbe il suo primogenito Michele, anch'egli pittore. Dal 1512 è documentato a Cagliari. La città di Barcellona, importante approdo nel XV secolo, quando Pietro Cavaro vi si recò aveva scarsa omportanza da un punto di vista culturale, soprattutto a causa della decadenza successiva alla guerra civile del 1475, mentre Napoli andava prendendo sempre più importanza: era infatti, all'epoca, la città più grande della Corona d'Aragona.