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PITTORI: Bonvicino Alessandro

Madonna col Bambino in gloria con i santi Gregorio Magno, Girolamo, Ambrogio e Agostino

Madonna col Bambino in gloria con i santi Gregorio Magno,

Girolamo, Ambrogio e Agostino

 

 

BONVICINO ALESSANDRO detto il MORETTO

1540-1545

Francoforte, Stäedelsches Kunstinstitut

 

Madonna col Bambino in gloria con i santi Dottori della Chiesa Gregorio Magno, Girolamo, Ambrogio e Agostino

 

 

 

La pala d'altare di Alessandro Bonvicino, detto il Moretto (Brescia, 1498 circa - 1554), che raffigura la Madonna col Bambino e quattro Dottori della Chiesa è un dipinto a olio su tela (285x187 cm) databile al 1540-1545 e conservato nello Städelsches Kunstinstitut di Francoforte sul Meno.

Il dipinto era originariamente collocato nella chiesa dei Lombardi di Roma, la basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso. In questo luogo è menzionato per la prima volta da Filippo Titi nella seconda metà del Seicento.

Non è noto tuttavia come il dipinto sia giunto nella chiesa dei Lombardi a Roma, che venne costruita a partire solo dal 1612. La tela fu venduta nel 1796 al mercante d'arte romano Doppieri per 300 scudi e, da questi, a Joseph Fesch, zio di Napoleone Bonaparte, per 3000 o 4000 scudi. Trasferita a Parigi, nel 1845 torna a Roma per essere messa all'asta assieme a tutta la collezione Fesch, dove viene acquistata dallo Städelsches Kunstinstitut.

 

In questa tela la Vergine con il Bambino sono assisi sopra un trono alla cui base sono disposti i quattro Dottori della Chiesa. Papa Gregorio Magno e san Gerolamo sono seduti e intenti a discutere di una questione teologica leggendo brani di un libro. Ai lati, ritti in piedi, troviamo gli altri due Dottori, Ambrogio e Agostino, storicamente più legati alle vicende spirituali milanesi. Ambrogio, sulla sinistra, ha un aspetto di uomo anziano, con una folta barba biancastra, con lo sguardo completamente rivolto alla Vergine.

Agostino, a destra, vestito da vescovo, ha un aspetto più giovanile, una folta barba nera e impugna il bastone pastorale e un libro.

Dei quattro è l'unico che volge lo sguardo verso l'osservatore.

Un ricco tessuto copre i primi scalini della gradinata, mentre un ulteriore panneggio riveste lo schienale del trono della Madonna. Sullo sfondo è visibile un doppio colonnato di ordine dorico, aperto sul cielo azzurro, dal quale si dipartono tre festoni vegetali.

Nel suo commento critico all'opera Rio nel 1856 scrive che, tra le opere del Moretto, "niuna supera quella che vedevasi nella galleria del cardinale Fesch", trovando però la Madonna priva di nobiltà se non nell'atteggiamento e con una fisionomia in contrasto con quella dei Dottori, fra i quali solamente sant'Agostino è "opera insigne"

 

La formazione del Moretto si svolse a Brescia, alla scuola del maestro, ormai anziano, Vincenzo Foppa. Moretto tuttavia seppe accogliere i nuovi influssi veneti, rappresentati dal Lotto e da Tiziano. Verso il 1511 esegue la lunetta con l'Incoronazione della Vergine con Santi e donatori, nella chiesa di san Giovanni Evangelista a Brescia. Nel 1514 l'artista eseguì la decorazione, oggi perduta, per una cappella nella chiesa del monastero di Santa Croce a Brescia con Storie della Maddalena.

Nel 1522 fu a Padova e l'anno successivo stipulò il contratto per lo stendardo del Collegio della Mercanzia. Del 1524-26 è l'Assunzione della Vergine per l'altare maggiore del Duomo vecchio.

Nel 1528 Lorenzo Lotto scrive al «molto carissimo suo Honorato meser Alexandre Moreto pittore excellentissimo» per chiedergli di collaborare alla realizzazione della decorazione del coro di Santa Maria Maggiore a Bergamo, dove il Moretto si recherà nel gennaio del 1529.

Tra il 1530-35 inizia la decorazione della cappella del Sacramento nel Duomo vecchio, portandola a termine solo nel 1553-54 con l'ampio concorso dell'allievo Luca Mombello. Nel 1535 fu a Solarolo in Romagna al seguito di Isabella d'Este, marchesa di Mantova.

Dai primi anni '40 l'artista è uno dei primi ed efficaci interpreti delle istanze artistiche controriformistiche: tema ricorrente delle sue pale diventa il sacrificio eucaristico. Appartengono a questo periodo le ante d'organo per san Giovanni Evangelista a Brescia e la Caduta di san Paolo per Santa Maria presso San Celso a Milano.

Fra gli ultimi capolavori ricordiamo il Presepe per Santa Maria delle Grazie e il Cristo e l'angelo, entrambi nella Pinacoteca Tosio Martinengo, quest'ultimo databile tra il 1550-54 circa, e impostato su una gamma di toni smorzati che accentua il tono patetico della composizione articolata lungo i gradini della Scala Santa.