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Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
MARCO PALMEZZANO
1500-1510
Faenza, Pinacoteca Comunale
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
Agostino è qui raffigurato a mezzo busto con fra le mani un libro e il bastone pastorale. Il dipinto è collocato in uno spazio interno con soffitto e volta decorati a "grottesche". La tavola ha misure simili a quella di un S. Girolamo e inoltre presenta venature del legno analoghe, il che ha fatto supporre che i due dipinti facessero parte di un medesimo lavoro.
Il personaggio porta nella mano destra un esile ed elegante bastone pastorale, mentre con la sinistra trattiene al petto un voluminoso libro. In testa porta una mitria bianca ben decorata, mentre il piviale è riccamente ornato. Nel passato questa figura è stata variamente interpretata e in quanto Dottore della Chiesa, oltre a sant'Agostino si è pensato anche a sant'Ambrogio. Una similare raffigurazione di Agostino, soprattutto nei caratteri del volto, il tipo di barba, inducono a credere che si tratti certamente di Agostino.
In questa tavola, dipinta a tempera, delle dimensioni di 63x66 cm, si manifesta l'influenza della pittura veneta ed in particolare di Bellini. Particolarmente efficace è la luce che proviene dall'alto illuminando e risaltando il volto del santo. E' stato ipotizzato che la tavola facesse parte di un'unica pala con soggetto agostiniano. L'opera fu vista nel 1777, assieme ad altre tre tavole, nella sacrestia della chiesa di S. Agostino di Faenza e furono attribuite da M. Oretti a Palmezzano.
Lo storico dell'arte C. Grigioni considera la tavola, assieme ad altre, come parte di dipinti smembrati, uno dei quali eseguito nel 1505 dal pittore per la chiesa di S. Girolamo dell'Osservanza a Faenza, come è testimoniato da un documento di quell'anno. La testimonianza di Oretti e la presenza iconografica di Agostino inducono a ritenere che la sede originaria sia stata in realtà la chiesa di S. Agostino di Faenza.
Marco Palmezzano
Grazie ad un'attività artistica eccezionalmente longeva (dal 1484 al 1539), Marco Palmezzano fu un indiscusso protagonista dell'erte pittorica in Romagna. Fra le sue qualità scopriamo una matura pittura prospettica, che lo rende caposcuola a partire dalla fine del Quattrocento. Agli inizi della sua carriera artistica, nelle sue pale di grandi dimensioni, amò firmarsi "Marcus de Melotiis", cioè Marco di Melozzo, esprimendo in questo modo apertamente i suoi riconoscimenti nei confronti del concittadino illustre che gli era stato maestro. A parte il breve periodo veneziano, Palmezzano condusse la propria esistenza in Romagna, divenendo l'artista di riferimento per la piccola aristocrazia locale che gravitava intorno alla corte di Caterina Sforza, signora di Forlì. Nel forlivese si trovano numerose sue opere di pubblico dominio: a Forlì, sua città natale, a Castrocaro Terme, a Forlimpopoli e a Meldola. Altre sono poi conservate nella Chiesa della Collegiata e nella Chiesa dell'Osservanza a Brisighella (Ravenna).