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Apparizione ad Agostino di san Gerolamo e san Giovanni Battista
LUCA SIGNORELLI
1441-1523
Londra, National Gallery
Apparizione ad Agostino di san Gerolamo e san Giovanni Battista
Tavola ad olio di Luca Signorelli che ricorda un episodio leggendario della vita di Agostino e precisamente l'apparizione in sogno di san Gerolamo e, in questo caso, anche di san Giovanni il Battista che gli rivelano la Gloria del paradiso.
La leggenda viene riferita da Petrus Calo Clugiensis (il frate predicatore domenicano Petrus Calo de Clugia ossia da Chioggia) nel 1348 (Acta Sanctorum, settembre, VII, 423) e ripresa da Ludovicus de Angelis nel suo Libri VI de vita et laudibus S. Patris Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et Ecclesiae doctoris eximii, pubblicato a Conimbricae nel 1612.
Questo episodio si riferisce al contenuto di una lettera apocrifa in cui Agostino assicura di avere visto in sogno Gerolamo e san Giovanni Battista. Quest'ultimo gli spiega che la sua terza corona è quella del martirio:
"Cogitas Augustine quid laudis debeas de Hieronymo in veritate proferre ... Sertum vero tertium, quod plus illo fero, aureola martyrii est ... Serta vero duo alia, quae habemus, aureolae sunt quae solum virginibus et doctoribus dantur, ut ab aliis discernantur." Il testo prosegue cercando di introdurre il senso della beatitudine celeste e riporta ancora: "Avide cogitans, qualis inesset animabus beatorum, qui cum Christo gaudent, gloriae et laetitiam quantitatis ... ut brevem scriberem epistolam sanctissimo Hieronymo destinandam, ut quidquid ex hoc sentiret, responderet ... cumque iam scribens salutatio-nis exordium Hieronymo praenotarem, ineffabile subito lumen nostris invisum temporibus nostrisque minime linguis declarandum cum ineffabili inauditaque odorum omnium fragrantia, cellulam, in qua stabam, intravit, hora iam completorii. Quo a me viso, stupore admirationeque commotus, animi et membrorum virtutes repente amisi. Nesciebam enim tunc quod dextera mirabilis Dei exaltasset servum suum, notas faciens in populis vitutes suas; nesciebam etenim quod Deus antiquae miserationis servuum suum fidelem a carnis immunditiis dissolvisset et tam sublimen ei in caelo sedem parasset ... Inter haec autem meis in me perstrepentibus cogitationibus quid hoc esset, de luce haec dicens verba vox emicuit: Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?"
PSEUDO AGOSTINO, Epistola ad Cyrillum Ierosolymitanum episcopum 33, 1126
11. 13. È per la sua irragionevolezza che l'uomo si comporta così: se uno sogna di vedere un morto, è convinto che ne vede l'anima: se invece, nelle medesime condizioni, si sogna un vivo, non dubita che non gli è apparsa né l'anima né il corpo, ma solo un'immagine di lui. Come se non fosse possibile che anche i morti, senza che ne sappiano niente, appaiano ai vivi mentre dormono, ma non le anime, bensì una loro immagine. Quando ero a Milano mi fu dato per certo che a un tale fu richiesto di saldare un debito, attestato dalla cauzione di suo padre defunto, il quale però, all'insaputa del figlio, lo aveva saldato. Quell'uomo ne ebbe un grandissimo dispiacere e si stupiva che il padre, morendo, non gli avesse parlato di questo debito, tanto più che aveva fatto anche testamento. Mentre era così in ansia, gli apparve in sogno suo padre che gli indicò il posto dove era custodita la ricevuta con cui quella cauzione risultava estinta. Trovato e mostrato questo documento, il giovane non solo poté respingere la calunnia di quel falso debito, ma anche ricuperare l'autografo di suo padre che questi non aveva ritirato quando aveva consegnato il denaro. Certo, questo potrebbe far pensare che l'anima di quell'uomo si fosse presa cura del figlio e gli fosse apparsa in sogno per tirarlo fuori da un impaccio così increscioso, illuminandolo su una cosa che gli era del tutto ignota. Ma più o meno nello stesso tempo in cui sentii parlare di questa cosa, stando io sempre a Milano, successe che a Cartagine il retore Eulogio, che era stato mio discepolo nella stessa materia, come egli stesso mi raccontò dopo che io fui tornato in Africa, mentre veniva spiegando ai suoi discepoli i libri della Retorica di Cicerone, gli capitò che, nel preparare una lezione che doveva fare il giorno dopo, si trovò di fronte a un passo oscuro. Non essendo riuscito a capirlo bene, il suo sonno fu molto agitato; e in sogno quella notte io gli spiegai quel che non era riuscito a capire. Ma non ero io, bensì la mia immagine, e io non ne sapevo niente, ed ero tanto lontano di là dal mare, e chissà che cosa stavo facendo o sognando, per nulla preoccupato delle sue preoccupazioni. Come queste cose possano accadere io non lo so. Ma qualunque sia il modo in cui avvengono, perché non pensare che avvengono nel medesimo modo, sia che si sogni un morto sia che si sogni un vivo? Che cioè tutti e due sono completamente all'oscuro e non hanno consapevolezza di chi, di dove e di quando uno si sogna le loro immagini?
AGOSTINO, De cura pro mortuis gerenda, XI, 13
Un ulteriore accenno a questa leggenda si trova anche nel Divino Transito del Glorioso Sancto Hieronimo, edito a Firenze nel 1490. In varie opere gli artisti hanno cronistoriato due eventi distinti: Agostino nello scrivere una lettera a san Girolamo viene colpito da una luce improvvisa, ed una voce gli riferisce essere l'anima del santo anacoreta, appena morto. Nella stessa sera, il vescovo di Ippona aveva principiato una epistola in onore del santo e, d'un tratto, addormentatosi, ha la visione di Girolamo, con due corone, e Battista, che ha tre corone, come martire. Seguendo la lezione di Ludovicus de Angelis altri (Quito) accompagnano la visione con una scena simmetrica: Gerolamo che scrive ad Agostino preannunciandogli il sogno.
(Si veda: Epistula Eusebii Cremonensis de morte Hieronymi, lo PSEUDO-AGOSTINO, Epistula sancti Augustini annuncio Cyrillum Hierosolymitanum de magnificentiis beati Hieronymi e lo PSEUDO-CIRILLO, Epistula Cyrilli ad Augustinum de miraculis Hieronymi).