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PITTORI: Luca Signorelli

Sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo

 

 

LUCA SIGNORELLI

1481 ca. - 1485

Loreto, sagrestia di S. Giovanni della Basilica

 

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La sagrestia di S. Giovanni della Basilica-santuario di Loreto nelle Marche conserva un suo affresco di sant'Agostino. Il santo è ritratto con le vesti di vescovo, ma sotto indossa il saio nero dei frati agostiniani: una consuetudine questa assai comune per il desiderio dei monaci di fare risalire l'origine del loro ordine direttamente da Agostino.

Agostino ha sembianze da persona anziana, un viso pieno di rughe, segnato dal tempo e dalle preoccupazioni, con una abbondante e riccioluta barba bianca. Lo sguardo è dolce e maturo, come serenità è il sentimento che trasmette la sua immagine, ampia e potentemente descritta. Dal suo corpo emanano una infinità di raggi luminosi, proprio come la sua scienza seppe illuminare l'umanità intera.

E' interessante la presenza, sotto le vesti da vescovo, della cocolla nera degli agostiniani. La sagrestia di S. Giovanni custodisce pregevoli affreschi di Luca Signorelli, eseguiti probabilmente tra il 1481 e il 1485, con otto angeli musicanti nella volta, con i quattro Evangelisti intercalati con quattro Dottori della Chiesa (registro superiore delle pareti), con cinque coppie di Apostoli e l'Incredulità di S. Tommaso (registro inferiore), e con la Conversione di Saulo, sopra la porta. Negli otto Angeli musicanti si intravede lo stile di Botticelli, con cui Signorelli lavorò in quegli anni nella cappella Sistina. Si tratta di figure di straordinaria eleganza, calibratissime e calde di colore, seducenti per levità aerea, per ritmo e per sinuose movenze. Nei sottostanti quattro Evangelisti (Luca, Marco, Matteo e Giovanni) e nei quattro Dottori della Chiesa occidentale (Girolamo, Gregorio Magno, Agostino e Ambrogio) traspare un modulo compositivo che richiama Piero della Francesca per la evidente monumentalità, non disgiunta però da una insistita ricerca del movimento. La Conversione di Saulo (sopra la porta) è il capolavoro di questo ciclo per la sapienza prospettica che anticipa, negli audaci scorci, qualche figura del Finimondo (Giudizio Universale, duomo di Orvieto). È una mirabile sintesi dello staticismo di Piero e del dinamismo del Pollaiolo, sintesi che costituisce per altro uno degli elementi peculiari dell'arte signorelliana.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

Luca Signorelli

Raccogliendo e interpretando gli stimoli più aggiornati ed espressivi della pittura toscana, Luca Signorelli svolge un'intensissima e preziosa attività di raccordo tra centro e periferia, alternando periodi trascorsi nel vivo della produzione culturale (Firenze e Urbino alle corti di Lorenzo il Magnifico e Federico da Montefeltro) con lunghi soggiorni in centri minori. Allievo di Piero della Francesca ad Arezzo e poi seguace dei Pollaiolo a Firenze, Signorelli completa la propria cultura a Urbino. Nel 1482 è a Roma come collaboratore del Perugino per la cappella Sistina. Trasferitosi a Firenze ben presto diventerà un protagonista dell'ambiente mediceo.