Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Luca Signorelli

PITTORI: Luca Signorelli

Sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo

 

 

LUCA SIGNORELLI

1499-1502

Orvieto, Duomo, Cappella di San Brizio

 

 

Sant'Agostino vescovo

 

 

 

Luca Signorelli nacque a Cortona nel 1450 e vi morì nel 1523. Artista ricco di fantasia, fu uno dei pittori più notevoli del primo Rinascimento. Vasari dice che subì l'influsso di Piero della Francesca, del quale fu anche allievo e poi del Pollaiolo. La sua arte è caratterizzata da potente plasticità e dinamismo. I suoi nudi poi, di particolare perfezione e bellezza classica, precorrono Michelangelo. Le opere che il Signorelli lasciò in Arezzo e nella sua città nativa sono tutte contemporanee o posteriori al periodo orvietano, ai celebri affreschi del Duomo di Orvieto, dipinti tra il 1499 e il 1504, che meglio indicano la straordinaria potenza delle forme, esaltate dalla linea «generatrice di moto» e dal contrasto delle luci e delle ombre. A questo periodo orvietano si riferisce l'affresco dei Quattro Dottori della Chiesa dipinto nella cappella di San Brizio. Agostino è raffigurato all'estrema destra in compagnia di san Gerolamo. Ha un aspetto da vegliardo con una folta barba bianca riccioluta. Con le mani inguantate sfoglia un libro, ma il viso è rivolto in alto a guardare il visitatore. Sotto gli abiti episcopali indossa la cocolla nera degli Agostiniani.

La Pinacoteca di Sansepolcro mostra uno Stendardo opistografo (1505 c.); la Collegiata di Castiglion Fiorentino un'opera ad affresco (dopo il 1500); Cortona molte opere, raccolte per lo più nel Museo Diocesano e quindi in San Niccolò e in San Domenico. Nella Pinacoteca aretina, la tavola della Madonna col Bambino tra Angeli e Santi (1519) è già opera di collaborazione. La produzione tarda del Maestro è ormai sminuita dall'intervento dei mediocri allievi, come appare anche nella debolissima tavola con l'Incoronazione della Vergine (1522) nella Collegiata di Foiano, ultima opera del Pittore cortonese e debolissima esecuzione della sua bottega.

Nella Sagrestia della Cura, a Loreto, l'affresco della Conversione di S. Paolo, dimostra bene i modi drammatici del suo linguaggio plastico ed energico, simile e insieme profondamente diverso da quello del Pollaiolo, per il volume dei corpi visti di scorcio entro la luce obliquamente violenta e radente. Si è pensato in proposito a relazioni con la pittura ferrarese rappresentata da Ercole de' Roberti. Dopo essere stato a Roma, dove esegui (1481) il Testamento di Mosè nella Cappella Sistina, aiutato da Bartolomeo della Gatta, dipinse ancora altre opere importanti, prima di condurre i celebrati affreschi della Cappella di S. Brizio, nel Duomo di Orvieto, figuranti Scene del Giudizio Finale.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

Luca Signorelli

Raccogliendo e interpretando gli stimoli più aggiornati ed espressivi della pittura toscana, Luca Signorelli svolge un'intensissima e preziosa attività di raccordo tra centro e periferia, alternando periodi trascorsi nel vivo della produzione culturale (Firenze e Urbino alle corti di Lorenzo il Magnifico e Federico da Montefeltro) con lunghi soggiorni in centri minori. Allievo di Piero della Francesca ad Arezzo e poi seguace dei Pollaiolo a Firenze, Signorelli completa la propria cultura a Urbino. Nel 1482 è a Roma come collaboratore del Perugino per la cappella Sistina. Trasferitosi a Firenze ben presto diventerà un protagonista dell'ambiente mediceo.