Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Vivarini Alvise

PITTORI: Vivarini Alvise

Sant'Agostino e donatore tra san Ludovico di Tolosa e san Francesco d'Assisi

Sant'Agostino e donatore tra san Ludovico di Tolosa e san Francesco d'Assisi

 

 

VIVARINI ALVISE

1475-1480

Bergamo, Accademia Carrara

 

Sant'Agostino e donatore tra san Ludovico di Tolosa e san Francesco d'Assisi

 

 

 

Il dipinto presenta come soggetto principale la figura di sant'Agostino e donatore tra san Ludovico di Tolosa e san Francesco d'Assisi.

La tavola, di dimensioni contenute, misura in altezza cm 23 e in larghezza cm 34. Autore del dipinto di gusto tardo quattrocentesco è Alvise Vivarini.

L'opera è stata variamente attribuita dalla critica anche a Suardi Bartolomeo noto con lo pseudonimo di Bramantino oppure ad un Anonimo pittore lombardo del Quattrocento. Dipinta presumibilmente fra il 1475 e il 1480 la tavola è attualmente conservata a Bergamo presso la Pinacoteca dell'Accademia Carrara, dopo essere appartenuta alla Collezione Lochis.

la scena si svolge in un surreale paesaggio di stile quattrocentesco con uno sfondo animato da dolci colline e laghetti che richiamano un ambiente agreste e bucolico pacifico e armonioso. In primo piano Agostino, ritto in piedi, benedice un donatore che si è inginocchiato ai suoi piedi in preghiera supplicante. Il santo, vestito da vescovo e dal viso anziano ricoperto da una folta barba che gli scende fino al petto, china lo sguardo verso il giovane e lo benedice con la mano destra alzata, mentre con la sinistra regge il bastone pastorale. Ai suoi lati spiccano le figure di san Ludovico da Tolosa vescovo che è intento a leggere un libro sacro e san Francesco che indossa un povero saio ed ha una espressione estatica.

 

 

Alvise Vivarini

Nato nel 1446 e morto verso il 1502, Alvise Vivarini, figlio di Antonio Vivarini e nipote di Bartolomeo Vivarini, fu un artista di primo piano nella Venezia della seconda metà del Quattrocento. La sua formazione avvenne all'ombra di Giovanni Bellini, oltre che inizialmente del padre e dello zio Bartolomeo, con un'attenzione giovanile a Lazzaro Bastiani. Alla fine del periodo formativo si avvicinò con interesse all'arte padovana e a quella di Andrea Mantegna. Molte sue opere sono documentate, ma purtroppo perdute quali i teleri per il Salone del Gran Consiglio, la tela rappresentante San Gerolamo che conduce il leone in convento e i frati che fuggono terrorizzati, ricordata solamente da un'incisione e uno stendardo processionale per la Scuola di San Marco.