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Sant'Agostino scrive per ispirazione divina
CAVALLERI GIOVANNI
1890
S. Omobono Terme, chiesa di san Omobono in località Mazzoleni
Sant'Agostino scrive per ispirazione divina
L'affresco, un dipinto murale della volta della crociera della chiesa di Mazzoleni, raffigura sant'Agostino intento a scrivere. L'opera è stata attribuita a Giovanni Cavalleri con l'aiuto di Abramo Spinelli (1855-1924).
L'affresco è un elemento della decorazione pittorica della volta della crociera e risale al 1890. Lo stato di conservazione è buono. La chiesa parrocchiale di Mazzoleni, intitolata a Sant'Omobono, presenta un aspetto maestoso con linee settecentesche. Risalente alla seconda metà del XIX secolo, custodisce opere di buon pregio.
La scena raffigurata da Cavalleri ci presenta un anziano e magrissimo sant'Agostino vestito con abiti che ricordano un monaco. Con la mano destra impugna una penna d'oca con cui si accinge a scrivere su un libro aperto che giace su una nuvola. Con la mano sinistra portata sul petto accenna a un atteggiamento estatico, dove il volto, rivolto verso l'alto, è in segreta sintonia con un Dio che gli parla e lo ispira.
Alle sue spalle un angelo vola esprimendo una grande gioia tenendo aperto un grande libro.
L'Agostino delle Confessioni è anche poeta. Gli studiosi non hanno tralasciato d'illustrare quest'aspetto. " È il suo senso di poesia - scrive uno di essi - che dà alla realtà spirituale un volto ed una voce, alla realtà sensibile un'anima ed un palpito, sicché, mentre la prima viene accostata a noi senza perdere la sua immateriale purezza, la seconda, senza che ne abbiamo la concretezza visibile, ci si fa scala per salire a Dio ".
Ed un altro afferma che tutte le qualità di Agostino scrittore, che furono molte, non spiegano la loro efficacia " se non si tiene conto della grandezza del genio poetico del figlio di Monica ". La poesia è l'espressione più alta delle vibrazioni dell'anima, spesso della mistica. Così fu per Agostino. La sua fu la poesia dell'amore, dell'amicizia, della bellezza, del bisogno di Dio, della speranza; la poesia, per dirla con un sua immagine, d'un " filo d'erba assetato ": " Non abbandonare i tuoi doni - dice egli a Dio -, non disdegnare questo tuo filo d'erba assetato".
Si sa che le Confessioni sono una lettera a Dio, nella quale Agostino narra, loda, ringrazia, adora, implora, canta; canta le profondità abissali del cuore umano e le misericordie di Dio. L'uomo e Dio: ecco i due temi sui quali tesse i tredici libri delle Confessioni. Essi, scrive rileggendoli, " lodano Dio giusto e buono per i miei mali e per i miei beni, e verso di lui sollevano l'intelligenza e il cuore degli uomini."
La lode si trasforma spesso in preghiera d'implorazione o in ascesa interiore fino alle vette più alte della contemplazione. Nelle Confessioni ci sono le pagine più affascinanti dell'esperienza contemplativa agostiniana, pagine che si collocano per la forza narrativa e mistica tra le più belle della spiritualità cristiana. Aveva ragione uno scrittore, che era insieme filosofo e poeta, di dire, riferendosi alla narrazione dell'estasi di Ostia, che è una pagina di " profonda poesia " e " una delle cose più vertiginose dello spirito ... "; con essa " nasceva per la prima volta la poesia dell'estasi, il poema della comunicazione con Dio, la vertigine sublime dell'altezza, lo stupendo ascendere dell'anima sino all'assoluto Amore ... "
Abramo Spinelli
Nativo di Osio nel 1855, Spinelli fu un pittore ottocentesco attivo soprattutto nella bergamasca. Sue opere si trovano a Brembate di Sopra nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta dove dipinse L'Addolorata e la Vergine del Rosario agli inizi del Novecento. Altra sua opera la troviamo ad Adrara san Martino (1905) dove dipinse una Madonna di Pompei. Spinelli muore nel 1924.
Giovanni Cavalleri
Cavalleri nacque a Sabbio il 12 aprile del 1858 da Faustino e da Giovanna Bona. Nel 1871 s'iscrive all'Accademia Carrara e vi rimane fino al 1880. In questo periodo compie due viaggi di studio a Roma in compagnia dell'amico Rinaldo Agazzi.
Allievo dello Scuri, ha con questo maestro una burrascosa convivenza fatta di giudizi critici e risposte sprezzanti per una pittura, quella del Cavalleri, troppo verista anche se talentuosa. Nel 1885 è coinvolto, con altri artisti, nel processo per il danneggiamento di certi cartoni dello Scuri. Tra il 1888 e il 1890 inizia la sua attività di freschista che lo porterà a dipingere in molte chiese tra cui Sovere, Seriate, Pianca (frazione di San Giovanni Bianco), Parre, Olda in val Taleggio, Cassiglio, Sedrina, Mapello, San Pellegrino, Osio Sopra, e altre. Cavalleri svolge il suo lavoro più importante a Bracca e Ponte Nossa dove l'artista raggiunge il massimo della sua espressione artistica e dove traspare l'influenza dei pittori del cinquecento e del settecento. In effetti Cavalleri è più noto come grande pittore di affreschi, ma non disdegnò la ritrattistica con pregevoli risultati, dipingendo amici, parenti ed estimatori. Il suo ritratto maturo è quello di un vecchio gentiluomo amabile con capelli a spazzola, fronte larga e superbi baffi, colletto inamidato e cravatta bianca, il tutto con un cappello color tortora. Giovanni Cavalleri muore a Bergamo nel 1934.