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PITTORI: Alberti Antonio

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore

 

 

ALBERTI ANTONIO

1430-1440

Carpi, chiesa S. Maria in Castello, cappella di San Martino

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Questa immagine ad affresco di sant'Agostino compare in una serie di santi, i Dottori della Chesa, che si rinviene sulla parete sinistra della Cappella dedicata a san Martino nella chiesa di Santa Maria al castello, nota anche come La Sagra a Carpi. In questa teoria di santi al piano inferiore della parete troviamo in ordine San Giacomo Maggiore, San Cristoforo, Sant'Agostino, Sant'Ambrogio, San Gregorio Magno e San Gerolamo. Al piano superiore in un sottoarco di grandi dimensioni è stata raffigurata la scena della Adorazione dei Re Magi.

L'autore di questi affreschi è Antonio Alberti pseudonimo di Antonio da Ferrara che li dipinse fra il 1430 e il 1440.

Santa Maria in Castello è la chiesa più antica della città di Carpi (Modena), dato che è stata eretta nel 752, su interessamento del re Longobardo Astolfo. Tuttavia notizie certe e documentate di questa chiesa sono note solo nel IX secolo, precisamente nell'anno 978. La Sagra si affaccia su piazzale Re Astolfo e consiste in una pieve romanica consacrata nel 1184, costruita su di una precedente fondazione longobarda. L'attuale tempio, di architettura romanica, appare il risultato di una ricostruzione avvenuta agli inizi del XII secolo su impulso di Matilde di Canossa. La facciata rinascimentale, di forme bramantesche, venne progettata nel 1514 da Baldassarre Peruzzi e realizzata nel 1515. Durante questi lavori vennero abbattute alcune campate della navata e fu realizzata la copertura con volta a botte, eliminata successivamente tra il 1886 e il 1887 da Sammarini. Nell'interno, restaurato alla fine dell'Ottocento da A. Sammarini, si ammirano la struttura romanica e gli affreschi posti nella navata e nell'abside bizantineggiante (XII secolo). Notevoli l'ambone del XII secolo, il portale con la Crocifissione, il sarcofago di Manfredo Pio, del 1351

L'interno ospita un ciclo di affreschi romanici, evento piuttosto raro in Emilia, accostabili per impostazione e stile a quelli della pieve dei Santi Faustino e Giovita di Rubiera.

Questi affreschi risalgono al XII secolo e il loro rinvenimento fu del tutto fortuito grazie all'abbattimento della volta a botte di Peruzzi. I dipinti, sia pur frammentari, hanno come tema la descrizione di scene della vita di Cristo ed altri episodi del Nuovo Testamento, tra cui l'Incredulità di San Tommaso, l'Ascensione di Gesù, la Strage degli innocenti, la Fuga in Egitto, la Cena di Emmaus. La cappella di San Martino, costruita nel XV secolo al posto dell'absidiola di sinistra, conserva affreschi che rappresentano sulla volta a crociera i quattro Evangelisti, in medaglioni circolari, e sulle pareti i quattro Dottori della Chiesa latina, oltre ad una Annunciazione ed a una Adorazione dei Magi, piuttosto degradato, ma restaurato in due occasioni nel 1932 e nel 1951.

 

 

Antonio Alberti

Nasce a Ferrara agli inizi del Quattrocento. Di lui si hanno notizie frammentarie soprattutto per quanto concerne i suoi primi anni di vita. Sappiamo che nel 1423 si trasferì a Perugia per alcuni lavori che gli erano stati commissionati da Braccio da Montone. L'anno seguente si spostò ad Urbino, dove risiedette a lungo e dove realizzò opere pregevoli, come gli affreschi in San Francesco, che meritarono la citazione del Vasari.

Nel 1437 diede vita agli affreschi della cella del cimitero a Talamello, quindi si distinse per un trittico conservato nella Galleria Nazionale delle Marche, per il polittico datato 1439 e per la tavola di Sant'Agata. Lo stile e le caratteristiche artistiche di Alberti sarebbero state ispirate dall'opera di Gentile da Fabriano e Ottaviano Nelli, come sembra di poter riconoscere nelle opere delle Storie di san Giovanni, nelle Storie di sant'Antonio Abate e nelle Madonne col Bambino.