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PITTORI: Bartolomeo di Giovanni

Sant'Agostino e sant'Antonio Abate

Sant'Agostino e sant'Antonio Abate

 

 

BARTOLOMEO DI GIOVANNI

1475-1499

Perugia, Collezione G. Connestabile

 

Sant'Agostino e sant'Antonio Abate

 

 

 

Questo scomparto di predella è un elemento d'insieme di un polittico e raffigura sant'Agostino (a sinistra) con sant'Antonio Abate. Realizzato con la tecnica a tavola, lo scomparto viene attribuito allo Pseudo Bartolomeo di Giovanni, che lo dipinse nell'ultimo quarto del Quattrocento dal 1475 al 1499. L'opera si trovava a Perugia nella Collezione G. Connestabile. Agostino, vestito da vescovo, sta leggendo un brano di un libro che tiene aperto fra le mani. A destra Antonio abate, con la mano destra indica nella direzione di Agostino. Probabilmente qui si allude ad un brano delle Confessioni di Agostino dove si parla proprio di Antonio abate egiziano, la cui storia colpisce profondamente Agostino, che si trova in un memento di grande riflessione personale sul senso della propria vita.

 

Un certo giorno ecco viene a trovarci, Alipio e me, né ricordo per quale motivo era assente Nebridio, un certo Ponticiano, nostro compatriota in quanto africano, che ricopriva una carica cospicua a palazzo. Ignoro cosa volesse da noi. Ci sedemmo per conversare e casualmente notò sopra un tavolo da gioco che ci stava davanti un libro. Lo prese, l'aprì e con sua grande meraviglia vi trovò le lettere dell'apostolo Paolo, mentre aveva immaginato fosse una delle opere che mi consumavo a spiegare in scuola. Allora mi guardò sorridendo e si congratulò con me, dicendosi sorpreso di aver improvvisamente scoperto davanti ai miei occhi quel testo e quello solo. Dirò che era cristiano e battezzato; spesso si prosternava in chiesa davanti a te, Dio nostro, pregandoti con insistenza e a lungo. Io gli spiegai che riservavo la massima attenzione a quegli scritti, e così si avviò il discorso. Ci raccontò la storia di Antonio, un monaco egiziano, il cui nome brillava in chiara luce fra i tuoi servi, mentre per noi fino ad allora era oscuro. Quando se ne avvide, si dilungò nel racconto, istruendoci sopra un personaggio tanto ragguardevole a noi ignoto e manifestando la sua meraviglia, appunto, per la nostra ignoranza. Anche noi eravamo stupefatti all'udire le tue meraviglie potentemente attestate in epoca così recente, quasi ai nostri giorni, e operate nella vera fede della Chiesa cattolica. Tutti eravamo meravigliati: noi, per quanto erano grandi, lui per non essere giunte al nostro orecchio.

AGOSTINO, Confessioni, 6, 14

 

 

Bartolomeo di Giovanni

Bartolomeo di Giovanni, attivo fra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, è documentato in un contratto del 30 luglio 1488. Il pittore è conosciuto talvolta come l'Alunno di Domenico. Nato a Firenze verso il 1458, vi morì nel 1501, rappresentando un importante esponente della scuola fiorentina rinascimentale. Fu uno stretto collaboratore di Domenico Ghirlandaio, di cui contribuì a divulgarne lo stile. Lavorò con Ghirlandaio in varie occasioni come nel caso della realizzazione della predella dell'Adorazione dei Magi degli Innocenti. La sua cifra stilistica si è espressa tra gli esempi del maestro e quelli delle altre principali botteghe fiorentine dell'epoca, in particolare quelle di Sandro Botticelli e Filippino Lippi.