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PITTORI: Pedro Berruguete

Agostino e sant'Ambrogio di Pedro berruguete al Museo del Prado

Ambrogio e sant'Agostino a colloquio

 

 

PEDRO BERRUGUETE

1495-1500

Madrid, Museo del Prado

 

Agostino e sant'Ambrogio

 

 

 

Questa tavola conservata al Museo del Prado a Madrid raffigura i santi Agostino ed Ambrogio e quasi sicuramente appartenevano alla predella di una pala d'altare di medie dimensioni che comprendeva anche le figura di Gregorio Magno e San Girolamo. Anche se non è strettamente documentato, come la maggior parte delle opere attribuite a Pedro Berruguete, senza dubbio questa tavola è dovuta alla sua mano. Lo si può arguire dalle tipologia dei visi e dei tipi umani rappresentati. Caratteristico di Berruguete è la traduzione in forme delle qualità delle cose, come ad esempio i libri aperti, le grandi perline, mani lunghe e volti sporgenti. Speciale è pure il trattamento delle superfici, con una luce dai colpi scuri, i volti dalle tonalità bronzee e altamente strutturate. A differenza di altre sue rappresentazioni dei padri della Chiesa, Berruguete qui non ha introdotto il nimbo dei santi. Come nella pala d'altare della Cattedrale di Avila, sant'Ambrogio e sant'Agostino non sono stati caratterizzati con simboli che li possano identificare. Il primo personaggio a sinistra fa un gesto enumerativo con le dita nude, mentre il secondo alza la mano destra inguantata in atto di discutere, come il sant'Agostino nello studiolo di Urbino, realizzato interamente a Giusto di Gand. E' molto probabile che sia quest'ultimo sant'Agostino anche perchè è il più giovanile: fra Ambrogio ed Agostino esistevano circa vent'anni di differenza.

L'opera è databile al periodo 1495-1500 ed è stata eseguita con la tecnica ad olio su supporto ligneo delle dimensioni 59 cm x 72 cm. La tavola è pervenuta al Prado per donazione Varez e della famiglia nel 2013.

 

Agostino compare con Ambrogio in diverse circostanze: nel battesimo impartitogli a Milano, come Dottore della Chiesa, nella scena della A logica libera nos, nel Te Deum. In ogni caso la figura di Ambrogio si staglia nettamente, per l'importanza del santo, che Agostino riconobbe come proprio maestro: rigator meus. Ambrogio fu vescovo di Milano in un periodo travagliato dell'impero romano, percorso da correnti di pensiero diverse e con rigurgiti di paganesimo. Ambrogio si palesò come il baluardo estremo del cristianesimo contro ogni avversità.

A Milano, grazie anche all'ascolto delle splendide prediche del santo vescovo Ambrogio, Agostino trovò quello che cercava, ovvero la fede in Gesù Cristo che gli dette quella gioia piena e quell'appagamento totale che aveva sempre cercato, magari affidandosi anche a dottrine, come il manicheismo, rivelatesi poi fallaci ai suoi occhi. Durante le dieci puntate della trasmissione verrà presentata la personalità di questo gigante della fede e della cultura, e sarà messo particolarmente in luce il legame tra vita e fede, fra filosofia e amicizia, fra ricerca intellettuale e amore di Dio, che rappresenta la nota distintiva della figura di Sant'Agostino.

Nella notte di Pasqua del 387 dopo Cristo, a Milano, il vescovo Ambrogio battezza Agostino, l'intellettuale di Tagaste (l'odierna Souk Arhas in Algeria), che diventerà vescovo di Ippona e che influenzerà la cultura europea con il suo pensiero, come del resto l'opera di Ambrogio darà un'impronta ai rapporti Chiesa-potere politico nel segno della reciproca autonomia. Quella solenne liturgia celebrata nella speranza che Cristo risorga, che la morte sia vinta e si compia la promessa di rinascita, è evento sul crinale tra due epoche. Il mondo antico collassa, l'Impero si sgretola tra congiure di palazzo, guerre che prosciugano le casse statali, inflazione, carestie, disastri economici, invasioni, spinte secessioniste. E il nuovo, che pur c'è, annunciato da scossoni e spinte, da trasformazioni concrete anche se difficili da leggere, stenta ad affermarsi.

 

In questa città era allora vescovo Ambrogio, uomo eccellente fra i migliori e sommamente gradito a Dio. Questi predicava molto frequentemente la parola di Dio nella chiesa, e Agostino seduto in mezzo alla gente lo stava a sentire con la massima attenzione.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 1, 3

 

 

Pedro Berruguete

Pedro Berruguete nacque a Paredes de Nava, in provincia di Palencia, verso il 1450 e  morì ad Avila nel 1504 circa. Berruguete si formò nella cerchia di Fernando Gallegos, dimostrando fin dalle prime opere un influsso fiammingo, legato al realismo di Jan van Eyck. Nel 1474 Pedro Berruguete si trasferì in Italia, trovando lavoro alla corte di Federico da Montefeltro a Urbino, dove collaborò col fiammingo Giusto di Gand alla decorazione del Palazzo Ducale. Con Giusto di Gand si occupò della decorazione dello Studiolo, dove aveva dipinto usa serie di ritratti a mezzobusto di uomini illustri. Opera interessante fu il ritratto di Federico da Montefeltro col figlio Guidobaldo (1475 circa). Più controversa è l'attribuzione delle Allegorie delle Arti Liberali, raffigurate su troni sontuosi decorati da gemme e perle, che erano state dipinte per la Biblioteca Ducale. A Urbino fu amico e collaboratore di Melozzo da Forlì. Partì da Urbino nel 1482 ed arrivò in Spagna l'anno successivo, dove dipinse in diverse città come Siviglia, Toledo e Avila.