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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Pedro BerruguetePITTORI: Pedro Berruguete
Agostino Dottore della Chiesa
PEDRO BERRUGUETE
1493
Avila, chiesa di S. Tommaso
Agostino Dottore della Chiesa
Il dipinto di Berruguete si trova nella chiesa di san Tommaso ad Avila e costituisce un elemento della predella dell'altare maggiore dove sono raffigurati i quattro Dottori della Chiesa. Il retablo realizzato dal pittore per i domenicani di Avila sembra si sia ispirato alla cosiddetta Leggenda di san Tommaso, scritta in castigliano trecentesco nel convento madrileno di san Domenico. A questo testo infatti si collegano gli episodi che narrano la vita di san Tommaso che incorniciano la statua centrale. Nella predella sono raffigurati i santi Stefano, Giovanni Evangelista, Gerolamo, Matteo, Sebastiano ed Agostino, che è identificabile dall'iscrizione che compare sull'aureola che avvolge la mitra episcopale: SANTO AGUSTIN DOCTOR ECCLESIE.
Il santo è dipinto nei suoi paramenti episcopali, particolarmente aggraziati e prezioni, e con l'indice dalla mano destra indica una pagina del libro che regge fra le mani, dove si legge in caratteri gotici THOMAS MIHI PAR EST IN GLORIA: VIRGINALI PRAESTANS MUNDITIA, EGO PRAECELLO SUM IN EPISCOPALI INFULA. Le parole riportate sono quelle che Agostino avrebbe pronunciato in occasione della apparizione dei due santi al frate domenicano Alberto da Brescia. Le stesse parole sono utilizzate nella festa liturgica di Tommaso d'Aquino.
Il testo racconta in effetti che dopo la morte di Tommaso, al frate comparve il santo in compagnia di Agostino, che ne celebrò le lodi affermando il legame fra l'ordine domenicano e l'estensore della regola.
Pedro Berruguete
Pedro Berruguete nacque a Paredes de Nava, in provincia di Palencia, verso il 1450 e morì ad Avila nel 1504 circa. Berruguete si formò nella cerchia di Fernando Gallegos, dimostrando fin dalle prime opere un influsso fiammingo, legato al realismo di Jan van Eyck. Nel 1474 Pedro Berruguete si trasferì in Italia, trovando lavoro alla corte di Federico da Montefeltro a Urbino, dove collaborò col fiammingo Giusto di Gand alla decorazione del Palazzo Ducale. Con Giusto di Gand si occupò della decorazione dello Studiolo, dove aveva dipinto usa serie di ritratti a mezzobusto di uomini illustri. Opera interessante fu il ritratto di Federico da Montefeltro col figlio Guidobaldo (1475 circa). Più controversa è l'attribuzione delle Allegorie delle Arti Liberali, raffigurate su troni sontuosi decorati da gemme e perle, che erano state dipinte per la Biblioteca Ducale. A Urbino fu amico e collaboratore di Melozzo da Forlì. Partì da Urbino nel 1482 ed arrivò in Spagna l'anno successivo, dove dipinse in diverse città come Siviglia, Toledo e Avila.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6