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PITTORI: Crivelli Carlo

Sant'Agostino

Sant'Agostino vescovo e Dottore

 

 

CRIVELLI CARLO

1488-1490

Roma, Casa Colonna

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La raffigurazione di sant'Agostino offerta da Carlo Crivelli si trova in un pilastrino di una tavola quattrocentesca che è conservata a Roma a casa Colonna. Elemento d'insieme, da Federico Zeri attribuito alla smembrata Pala di san Pietro di Muralto, la piccola tavoletta misura in altezza 57.4 cm e in larghezza 30.6 cm. In precedenza l'opera si trovava a Camerino nella chiesa di S. Pietro degli Osservanti, dove il pittore si era recato nel 1488 dopo avere fatto testamento nella città di Ascoli.

In quell'anno Crivelli si impegnò a dipingere una tavola con la Consegna delle chiavi (Madonna col Bambino che consegna le chiavi a san Pietro e altri sei santi) per la chiesa di S. Pietro degli Osservanti di Camerino, oggi negli Staatliche Museen di Berlino-Dahlem. A Camerino, oltre alla ricordata Consegna delle chiavi, Crivelli dipinse due polittici, l'uno, firmato e datato 1482, forse per la chiesa di S. Domenico (poi trasferito nel duomo), l'altro proprio per il duomo, reso celebre dalla famosa Madonna della Candeletta che ne era al centro: tutte opere ora a Brera.

A Camerino il nostro. poté conoscere Niccolò Alunno, che lo influenzò soprattutto nel colore, divenuto, nella tarda attività, più uniforme e incupidito. Un rapporto certamente più proficuo fu quello con Girolamo di Giovanni, il più alto rappresentante della scuola di Camerino, con il quale mostra già d'intendersi nella giovanile Madonna di Macerata (1470). I due si erano già conosciuti a Padova, nel 1450, entrambi dunque partecipi della cultura adriatica. Lo stesso polittico del duomo di Camerino (oggi a Brera) del 1482 presenta un S. Venanzio che è direttamente mutuato dal santo analogo di un affresco di Girolamo (Camerino, Pinacoteca).

La tavola raffigura sant'Agostino vestito da vescovo, mentre regge con la mano destra il bastone pastorale e con la sinistra regge in mano un grande volume che lo identifica come il grande Dottore della Chiesa che ha segnato la spiritualità occidentale. Raffigurato nella pienezza della figura, il santo evidenzia sotto il piviale la presenza del saio nero degli agostiniani, che così lo volevano raffigurare per sottolineare la loro stretta relazione con il santo vescovo di Ippona ritenuto il vero fondatore dell'Ordine agostiniano. Il viso del santo ha un'espressione forte con lo sguardo vivido. Una folta barba riccioluta gli copre il mento fino a toccargli il petto.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

 

Carlo Crivelli

Carlo Crivelli nacque a Venezia nel 1430 circa.

Un documento del 13 ottobre 1444 attesta che Carlo Crivelli è figlio del pittore Iachobus de Chriveris, abitava a Venezia nella parrocchia di San Moisè e aveva un fratello minore di nome Vittore.

Nel 1457 fu condannato a sei mesi di carcere e a duecento libre di multa, perché, innamoratosi di Tarsia, moglie di un marinaio veneziano di nome Francesco Cortese, la rapì dalla casa del fratello del marito e la tenne nascosta per molti mesi, avendo con lei rapporti carnali.

Carlo probabilmente fu apprendista di Antonio Vivarini, Giovanni d'Alemagna e Bartolomeo Vivarini. Quest'ultimo era ben informato della contemporanea cultura pittorica padovana, fondata sulla scuola di Francesco Squarcione.

Lavorò quindi a Padova, nella bottega dello Squarcione al tempo in cui vi lavorava anche Mantegna. La sua prima opera, la Madonna della Passione (a Verona nel museo Civico d'arte), evidenzia una pittura ancora legata ai modi rinascimentali, tardo-gotici veneziani che rievocano lo smalto delle icone e dei mosaici bizantini.

Lo storico veneziano Carlo Ridolfi (1648) elenca le prime opere di Crivelli, oggi perdute, nelle chiese veneziane di San Sebastiano (san Fabiano e le Nozze mistiche di santa Caterina) e di san Lorenzo (storie di san Leone Bembo).

Fra le opere giovanile rimaste è importante la Madonna col Bambino di San Diego, datata intorno al 1460 e firmata OPUS. KAROLI. CRIVELLI. VENETI., che conferma gli influssi padovani.

La Madonna col Bambino e putti di Verona (firmata OPUS KAROLI CRIVELLI VENETI), realizzata per il Monastero veneziano di San Lorenzo e databile ancora al 1460, rivela un complesso di influssi, riferibili tanto direttamente allo Squarcione quanto allo Schiavone. Per motivi che non conosciamo Crivelli seguì Schiavone a Zara e due atti notarili del 23 giugno 1463 e dell'11 settembre 1465 lo citano come maestro pittore, cittadino e abitante della città dalmata. Testimonianze della sua presenza in Dalmazia, insieme anche con il fratello Vittore, a cui fa da maestro, sarebbero due Madonne col Bambino e due angeli.

Un'altra opera considerevole è il grandioso Polittico di Ascoli Piceno realizzato nel 1473, nel quale le figure sono dipinte su un fondo in oro il tutto racchiuso in una sfarzosa cornice dorata. Nel 1486, sempre ad Ascoli Piceno, dove si era trasferito, dipinse una Annunciazione che si ispira fortemente a Mantegna. Tra le altre sue opere vanno certamente ricordate una Pietà presso la Pinacoteca di Brera, e una Madonna col Bambino al Metropolitan Museum di New York. Il pittore morì ad Ascoli Piceno nel 1493 circa.