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PITTORI: Michele Giambono

Incoronazione della Vergine nella gloria dei santi

Incoronazione della Vergine nella gloria dei santi

 

 

MICHELE GIAMBONO

1448

Venezia, Gallerie dell'Accademia

 

Incoronazione della Vergine nella gloria dei santi

 

 

 

La pala del Paradiso o Incoronazione della Vergine venne commissionata da Giovanni Dotto a Michele Bono nel 1447 per la chiesa di S. Agnese. Nell'atto di commissione troviamo un'esplicita indicazione affinché l'opera venisse realizzata cum sua capsa sive armario velut est predicta palla Sancti Pantaleonis. Il termine capsa non deve essere confuso con la cornice. Il termine si riferisce piuttosto alla scatola lignea che conteneva il manufatto garantendone la conservazione fisica e assolvendo alla funzione liturgica di nascondere e scoprire l'oggetto durante il rito sacro.

Il documento di commissione, datato 31 maggio 1447, impegnava Michele Giambono a realizzare per la chiesa di sant'Agnese un'opera forme esse et similitudinis ac fabrice et ornamentorum ita de lignamine quam de pictura palle que est in ecclesia Sancti Pantaleonis.

Esiste in effetti una stretta analogia con l'opera che si trova nella della cappella d'Ognissanti nella chiesa di san Pantalon in quanto assistiamo a riproposizione dello schema presente nella tavola di Antonio Vivarini e Giovanni d'Alemagna. L'adesione alla composizione iconografica appare molto fedele, quantunque la sua interpretazione si mostri libera e originale.

Nell'opera di Giambono avvertiamo una più sciolta e vivace soluzione formale in cui appaiono solo accennate le partizioni geometrizzanti proprie della tavola di Vivarini. Il dipinto fu concluso entro la Pasqua del 1448 dietro compenso di 130 ducati e alcuni giorni più tardi lo stesso Giambono sottoscriveva un accordo con l'intagliatore Francesco Moranzone per la realizzazione della carpenteria dell'opera.

La grande tavola giunse alle Gallerie dell'Accademia nel 1816 dalla collezione di Girolamo Molin. L'iscrizione apocrifa nel cartiglio, che riporta la data 1440 e la firma di Giovanni e Antonio da Murano, trasse in errore la critica ottocentesca che per tutto il secolo XIX la ritenne un'opera di Giovanni d'Alemagna e Antonio Vivarini.

Il soprannome Giambono derivava all'autore dell'opera dal nonno paterno Giovanni Bono o Giovannino “Zambon” anch'egli pittore.

In questo stesso periodo Giambono stava lavorando ai mosaici della cappella dei Mascoli della Basilica Marciana: la Natività della Vergine e la Presentazione al Tempio. A questo periodo appartiene anche un'altra celebre opera veneziana, il bellissimo San Crisogono a cavallo (1446) nella chiesa di San Trovaso. Il capolavoro di San Trovaso mostra il tipico stile raffinato del Gotico Internazionale.

La Pala appartiene alla maturità dell'artista, dove sono ancora evidenti gli influssi di Gentile da Fabriano. L'arte del Pisanello, attivo nella vicina Verona, ha guidato ormai Giambono verso una pittura ricca di preziosi cromatismi e sfumature naturalistiche. di agili e nervose costruzioni sinuose dei personaggi e degli animali.

La scena è ambientata nel Regno dei Cieli, dove dimorano Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ed è costruita come fosse un teatro, gremito dalla corte celeste. La Vergine e Cristo sono raffigurati sopra un alto trono, circondati dalle gerarchie angeliche e dai santi. Sotto al trono si trovano angeli con gli strumenti della Passione. Nel registro inferiore sono disposti i quattro Dottori della chiesa Gregorio, Gerolamo, Ambrogio ed Agostino con gli evangelisti con i loro simboli.

L'iconografia della morte, dell'ascensione in cielo e la successiva incoronazione della Vergine è ripresa dal testo Transitus Virginis e diffusa dalla Legenda aurea di Jacopo da Varagine, domenicano della seconda metà del XIII secolo. Il racconto viene fatto risalire ad un antico testo scritto da un certo Leucio, discepolo di Giovanni. Il testo a noi pervenuto è però di Melitone.

Il Transitus Virginis o Dormitio Mariae Il Transitus Virginis è un testo la cui composizione nella forma attuale, risale al IV-V secolo e narra la fine della vita terrena di Maria e la sua assunzione in cielo. Il testo originale risale probabilmente ai secoli II-III.

Il tema dell'Incoronazione della Vergine si trova spesso alla fine dei cicli di storie dedicate alla vita di Maria, dopo la morte e l'assunzione. Iniziò ad essere rappresentato come episodio autonomo nell'arte gotica del XIII secolo. La Madonna divenne personificazione della Chiesa, e l'Incoronazione simbolo del matrimonio tra quest'ultima e Dio. Generalmente Maria è incoronata da Cristo e di solito, attorno al gruppo centrale, vengono raffigurati angeli, santi, patriarchi e martiri. Il tema iconografico è legato al Giudizio Universale e viene a completare le decorazioni delle facciate delle cattedrali.

 

 

Michele Giambono

Michele Giambono fu un pittore veneziano che operò tra il 1420 e il 1462. Fu un seguace di Jacobello del Fiore e seguì la lezione artistica e stilistica di Gentile da Fabriano e del Pisanello venendone influenzato. Autore assai prolifico, ha lasciato numerosissime opere disperse in po' in tutta Italia e nelle Collezioni principali d'Europa. Il suo stile risente delle forme e dei canoni quattrocenteschi con un uso cromatico vivace e un ricorso all'oro e alla doratura dei fondi. È tra gli artisti veneti che meglio hanno recepito lo stile di Gentile da Fabriano improntato su una profonda sensibilità naturalistica. Giambono è al centro di una discussa attribuzione per una serie di quattro tavolette con Storie di San Benedetto oggi conservate al Museo Poldi Pezzoli di Milano.