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Esequie di san Gerolamo con Agostino che appare a Gerolamo
FILIPPO LIPPI
1451-1455
Prato, Museo dell'Opera del Duomo
Esequie di san Gerolamo con Agostino che appare a Gerolamo
Considerando anche gli affreschi del Duomo di Santo Stefano, Prato è la città che conserva gran parte delle opere di Fra Filippo. Nel Museo dell'Opera del Duomo adiacente alla Cattedrale si trova uno dei capolavori dell'artista: il Funerale di San Girolamo, commissionato da Geminiano Inghirami (1370-1460), Preposto di Prato dal 1451 e un uomo dalla personalità dinamica e sempre in ottimi rapporti con i grandi nomi degli ambienti artistici fiorentini, che qui viene ritratto in ricchi abiti rosa accanto a uno storpio guarito. Inghirami portò a Prato diversi personaggi di quel mondo, tra cui Donatello, Michelozzo e lo stesso Filippo Lippi, per la decorazione della cappella Maggiore del Duomo e per i lavori al pulpito. La cronologia della tavola non è mai stata riferita all'anno 1440 - certamente apocrifo - che è riportato sulla stesura pittorica, per l'incongruenza stilistica con le opere di Lippi realizzate nello stesso periodo. Attualmente la tendenza degli studiosi è quella di inserirla tra il 1450, l'arrivo dell'artista Prato, ed il 1460, anno della morte di Inghirami.
La pala, una tempera su tavola, ha le dimensioni cm. 268 x 165 e mostra forme morbide, intessuta di luce e di un irresistibile dolore emotivo nei monaci che circondano il corpo del santo.
Inghirami è dipinto in basso a destra, mentre lo stemma della sua famiglia lo si vede alla base della tavola. L'opera fu collocata sull'altare maggiore del Duomo cittadino fino al Novecento, quando fu trasferita nel Museo dell'Opera del Duomo.
La raffigurazione dei funerali di san Gerolamo è stata arricchita sullo sfondo da due scene: quella di sinistra presenta la Natività, al centro san Gerolamo viene accolto in cielo e a destra la leggendaria apparizione di san Gerolamo ad Agostino. Quest'ultima raffigura la prima delle due apparizioni del santo dalmata ad Agostino, che sono narrate nella lettera a Cirillo dello Pseudo Agostino. Girolamo in volo, in una modalità tipica delle rappresentazioni di episodi miracolosi post mortem, appare ad Agostino, seduto con la mitra in testa e il saio nero dei monaci eremitani agostiniani
In primo piano, davanti al ritratto di Inghirami, è raffigurato uno storpio che indica con il dito il corpo di Gerolamo. La scena probabilmente vuole sottolineare le attività caritatevoli esercitate dal committente.
Filippo Lippi
Filippo di Tommaso Lippi nasce a Firenze nel 1406 da una famiglia modesta, che abita in Oltrarno nella contrada detta Ardiglione presso il convento del Carmine. Rimasto orfano a due anni, è allevato dalla sorella del padre, Monna Lapaccia, che sei anni dopo lo affida ai frati del Carmine. Il caso vuole che dal 1422, grazie al testamento del ricco mercante Felice Brancacci, la chiesa di Santa Maria del Carmine diventi lo scenario di un evento dirompente per la storia della pittura italiana. Il Brancacci fa costruire per la sua famiglia una cappella la cui decorazione viene affidata nel 1424 a Masolino da Panicale. Questi porta con sé nell'impresa il giovane Masaccio (1401-1428), uno dei massimi geni dell'arte del Rinascimento.
Ritroviamo con certezza Fra Filippo a Firenze nel 1437 quando un certo Jacopo di Filippo orafo si fa garante per lui su un anticipo di 40 fiorini per la pittura della Pala dell'altare Barbadori nella chiesa di Santo Spirito (oggi al Louvre). Nello stesso anno viene terminata la cosiddetta Madonna di Tarquinia, eseguita per il cardinale Vitelleschi, arcivescovo di Firenze dal 1435 al 1437, uno dei capolavori di Lippi.
Nel frattempo il Lippi nel 1442 era stato nominato da papa Eugenio IV Rettore e Abate Commendatario a vita della chiesa di San Quirico a Legnaia, presso Firenze, e subito investito del beneficio. Da una nota del 1447 risulta che anche il fratello Giovanni fosse stato addetto alla stessa chiesa. Il beneficio non avrebbe però risolto i continui problemi economici del frate. Ai primi del 1452 comincia per fra Filippo la lunga avventura della decorazione del Coro della Pieve di Santo Stefano a Prato, che lo occuperà fino al 1465.
Stanziata per gli affreschi e la vetrata la somma di 1.200 fiorini e ricevuto nel marzo del 1452 il rifiuto del Beato Angelico, il Comune di Prato decide di affidare il prestigioso incarico a fra Filippo, che subito accetta e si reca a Prato.
Le committenze medicee, già iniziate col 'San Gerolamo' per Piero il Gottoso e con la Pala per la Cappella del Noviziato in Santa Croce richiesta da Cosimo il Vecchio (1445-1450), si intensificano dopo il 1456-1458 grazie al grande favore incontrato presso Alfonso d'Aragona dalla Pala che Cosimo il Vecchio gli ha mandato in dono (e di cui restano solo due pannelli laterali nel museo di Cleveland). Nel 1466 Filippo è già al lavoro nel cantiere di Spoleto. L'Opera del Duomo di quella città lo incarica di affrescare con Storie della Vergine la Tribuna della Cattedrale e già a febbraio del 1466 il pittore riceve denaro per pagare oro e azzurro. A Spoleto il pittore morirà, fra l'8 e il 10 di ottobre del 1469, e sarà sepolto nel Duomo.