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PITTORI: Filippo Lippi

Predella della Pala Barbadori: Agostino nel suo studio

Predella della Pala Barbadori: Agostino nel suo studio

 

 

FRA FILIPPO LIPPI

1438

Pala Barbadori, predella, Galleria degli Uffizi a Firenze

 

Agostino nel suo studio folgorato da Dio

 

 

 

Si inserì nell'ambito intellettuale della pittura fiorentina con una forma d'arte più leggera e decorativa, di più semplice comunicazione. Orfano, fu allevato nel monastero di Santa Maria del Carmine, a Firenze, dove apprese i primi elementi della tecnica pittorica e, nel 1421, si fece frate. I suoi primi lavori risentirono molto dell'influenza di Masaccio. L'affresco della Conferma della regola carmelitana (1432, chiesa del Carmine, Firenze), ad esempio, rivela l'influenza del maestro fiorentino nella solida rappresentazione delle figure umane, mentre nell'Annunciazione (1438, San Lorenzo, Firenze) si notano le tecniche prospettiche da poco sperimentate da Masaccio.

Dopo il 1440, Lippi abbandonò gradualmente i precetti di Masaccio in favore di uno stile più decorativo che, richiamandosi al gusto gotico, mostrava vesti vaporose, figure attenuate e colori sfarzosi. Nelle sue opere si riscontra una particolare attenzione all'elemento umano: le Madonne, sebbene caratterizzate da un'aura di devozione, hanno un aspetto grazioso; le rappresentazioni del Cristo bambino e dei cherubini sono spesso giocose e vivaci, ad esempio, nella famosa Madonna con Bambino e due angeli (1455, Uffizi, Firenze), uno degli angeli rivolge un sorriso all'osservatore del dipinto. Un'altra opera di particolare importanza è la serie di affreschi degli Evangelisti e delle Storie di santo Stefano e di san Giovanni Battista (1452-1465 ca., Cattedrale, Prato).

In seguito, senza dubbio anche a causa della rinuncia ai voti e del matrimonio, avvenuto nel 1461, l'anticonformismo di Filippo Lippi si accentuò, ed egli aggiunse alle ultime opere anche tocchi drammatici. Lippi esercitò una notevole influenza sull'arte fiorentina degli anni successivi; il suo stile precorse direttamente quello di Sandro Botticelli, e nella Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci si può ravvisare l'influenza delle sue ambientazioni gotiche.

 

 

Filippo Lippi

Filippo di Tommaso Lippi nasce a Firenze nel 1406 da una famiglia modesta, che abita in Oltrarno nella contrada detta Ardiglione presso il convento del Carmine. Rimasto orfano a due anni, è allevato dalla sorella del padre, Monna Lapaccia, che sei anni dopo lo affida ai frati del Carmine. Il caso vuole che dal 1422, grazie al testamento del ricco mercante Felice Brancacci, la chiesa di Santa Maria del Carmine diventi lo scenario di un evento dirompente per la storia della pittura italiana. Il Brancacci fa costruire per la sua famiglia una cappella la cui decorazione viene affidata nel 1424 a Masolino da Panicale. Questi porta con sé nell'impresa il giovane Masaccio (1401-1428), uno dei massimi geni dell'arte del Rinascimento.

Ritroviamo con certezza Fra Filippo a Firenze nel 1437 quando un certo Jacopo di Filippo orafo si fa garante per lui su un anticipo di 40 fiorini per la pittura della Pala dell'altare Barbadori nella chiesa di Santo Spirito (oggi al Louvre). Nello stesso anno viene terminata la cosiddetta Madonna di Tarquinia, eseguita per il cardinale Vitelleschi, arcivescovo di Firenze dal 1435 al 1437, uno dei capolavori di Lippi.

Nel frattempo il Lippi nel 1442 era stato nominato da papa Eugenio IV Rettore e Abate Commendatario a vita della chiesa di San Quirico a Legnaia, presso Firenze, e subito investito del beneficio. Da una nota del 1447 risulta che anche il fratello Giovanni fosse stato addetto alla stessa chiesa. Il beneficio non avrebbe però risolto i continui problemi economici del frate. Ai primi del 1452 comincia per fra Filippo la lunga avventura della decorazione del Coro della Pieve di Santo Stefano a Prato, che lo occuperà fino al 1465.

Stanziata per gli affreschi e la vetrata la somma di 1.200 fiorini e ricevuto nel marzo del 1452 il rifiuto del Beato Angelico, il Comune di Prato decide di affidare il prestigioso incarico a fra Filippo, che subito accetta e si reca a Prato.

Le committenze medicee, già iniziate col 'San Gerolamo' per Piero il Gottoso e con la Pala per la Cappella del Noviziato in Santa Croce richiesta da Cosimo il Vecchio (1445-1450), si intensificano dopo il 1456-1458 grazie al grande favore incontrato presso Alfonso d'Aragona dalla Pala che Cosimo il Vecchio gli ha mandato in dono (e di cui restano solo due pannelli laterali nel museo di Cleveland). Nel 1466 Filippo è già al lavoro nel cantiere di Spoleto. L'Opera del Duomo di quella città lo incarica di affrescare con Storie della Vergine la Tribuna della Cattedrale e già a febbraio del 1466 il pittore riceve denaro per pagare oro e azzurro. A Spoleto il pittore morirà, fra l'8 e il 10 di ottobre del 1469, e sarà sepolto nel Duomo.