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PITTORI: Maestro umbro

Agostino disputa con Fortunato manicheo

Agostino disputa con Fortunato manicheo

 

 

MAESTRO UMBRO

1500

Francoforte sul Meno, Museo Statale

 

Agostino disputa con Fortunato manicheo

 

 

 

La tavola appartiene alla predella della cosiddetta leggenda di sant'Agostino, opera di un maestro umbro, che visse intorno al 1500.

La predella è composta da tre pannelli con altrettante scene della vita di Agostino. La predella è generalmente costituita da una o più piccole tavole con orientamento orizzontale, che si trova sotto la pittura principale. Dal momento che occupa sempre l'intera larghezza della scena della tavola, la predella rappresenta una specie fascia che si trova alla base delle pale d'altare italiane trecentesche e quattrocentesche. Spesso la predella è utilizzata per raccontare storie di santi. Nel nostro caso, l'ignoto maestro, che lavora in Umbria, ha scelto alcune fra le tappe più importanti della vita di sant'Agostino. Nelle tre scene si raccontano alcuni episodi del suo impegno per la Chiesa cattolica: nel pannello dell'ultima scena si può osservare Agostino mentre disputa con i suoi avversari eretici e in particolare con Fausto manicheo. I manichei erano seguaci di una religione tardo antica della rivelazione, che immaginava il mondo in conflitto tra il bene e il male.

Al suo ritorno in Africa Agostino scopre a Ippona un presbitero manicheo, un certo Fortunato, e forse anche per dimostrare al popolo le sue doti di oratore lo invita a una discussione pubblica, in cui ha facilmente ragione dell'avversario. E' notevole vedere per la prima volta Agostino valersi contro i manichei dell'argomento di cui nelle Confessioni egli dice che, usato da Nebridio, lo aveva scosso fin da quando era a Cartagine. Certo è che Fortunato, vinto anche dall'abilità di Agostino, che non poteva dimenticare di essere stato per anni un retore, vi fece una meschina figura e poco tempo dopo abbandonò la città. La disputa ebbe luogo nelle terme di Soffio il 28 e il 29 agosto del 392.

 

In quel tempo ad Ippona la peste dei manichei aveva infettato e contagiato molti cittadini e stranieri, sviati e tratti in errore da un prete della setta, di nome Forcheo ... Fortunato aveva già conosciuto a Cartagine Agostino quando questo era ansioso di entrare in discussione con lui. Tuttavia fu costretto a venire a discussione con lui. S'incontrarono nel giorno e nel luogo stabilito dove si erano radunati molti che erano interessati alla questione e gran folla di curiosi: gli stenografi aprirono le tavolette e cominciò la discussione nel primo giorno per concludersi nel successivo. In essa Fortunato non fu in grado di confutare la posizione cattolica ... Fortunato, pieno di vergogna successivamente partì da Ippona e non vi fece più ritorno.

POSSIDIO, Gesta Augustini 6, 1-8

 

Realizzata nel 1510 la predella è conservata al Museo statale di Francoforte sul Meno e nella sua particolare struttura, con i suoi tre pannelli, rappresenta un ottimo esempio di applicazione dei principi di progettazione fondamentali del Rinascimento italiano. Vi si possono incontrare le condizioni che l'architetto e teorico Leon Battista Alberti definì nei suoi scritti sulla pittura che invitavano gli artisti ad essere i veri rappresentanti della "maniera moderna" secondo la sensibilità del Rinascimento. Secondo lo stile proposto da Alberti le immagini sono costruite come una finestra attraverso la quale si guarda in uno spazio profondo e illusionistico, in un gioco narrativo la cui storia viene espressa da una grande varietà di figure, le cui diverse posizioni nello spazio così come il linguaggio del loro corpo, riescono a dare vita agli episodi narrati. E, al centro dell'attenzione dello spettatore, vi è l'accattivante prospettiva centrale che trova la sua prima applicazione nel secondo decennio del Quattrocento, a Rinascimento ormai cominciato.

L'opera viene attribuita a un generico Maestro umbro del tardo Quattrocento o inizio Cinquecento. Nella vecchia e duratura diatriba per l'attribuzione dell'opera gli storici dell'arte hanno proposto nomi prestigiosi quali Perugino, Pinturicchio e il giovane Raffaello. Tuttavia la tavola non è attribuibile ad alcuno di loro, anche se le immagini mostrano somiglianze con le loro opere. Sicuramente fu realizzato nel contesto di una delle loro botteghe in Umbria.