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Ambrogio accoglie Agostino e lo riveste della tunica dei monaci agostiniani
MAESTRO UMBRO
1500
Francoforte sul Meno, Museo Statale
Ambrogio accoglie Agostino e lo riveste della tunica dei monaci agostiniani
La tavola appartiene alla predella della cosiddetta leggenda di sant'Agostino, opera di un maestro umbro, che visse intorno al 1500.
La predella è composta da tre pannelli con altrettante scene della vita di Agostino. La predella è generalmente costituita da una o più piccole tavole con orientamento orizzontale, che si trova sotto la pittura principale. Dal momento che occupa sempre l'intera larghezza della scena della tavola, la predella rappresenta una specie fascia che si trova alla base delle pale d'altare italiane trecentesche e quattrocentesche. Spesso la predella è utilizzata per raccontare storie di santi. Nel nostro caso, l'ignoto maestro, che lavora in Umbria, ha scelto alcune fra le tappe più importanti della vita di sant'Agostino. Nelle tre scene si raccontano alcuni episodi del suo impegno per la Chiesa cattolica: il pannello centrale mostra la sua leggendaria vestizione con un abito religioso che esprime la sua decisione per una vita spirituale.
2. 1. Subito nel più intimo del cuore abbandonò ogni speranza che aveva riposto nel mondo, senza più ricercare moglie né figli della carne né ricchezza, né onori mondani, ma deliberò di servire Dio insieme con i suoi, studiandosi di essere di quel gregge, cui il Signore si rivolge con queste parole: Non temete, piccolo gregge, perché il Padre vostro ha voluto dare a voi il regno. Vendete ciò che possedete e fate elemosina: fatevi borse che non invecchiano, un tesoro che non viene meno nei cieli, ecc. (Lc. 12, 32 s.).
2. 2. Quel santo uomo desiderava fare anche quanto dice ancora il Signore: Se vuoi essere perfetto, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, e vieni, seguimi (Mt. 19, 21). Desiderava edificare sul fondamento della fede: non legna fieno e paglia, ma oro argento e pietre preziose (1 Cor. 3, 12).
POSSIDIO, Vita Augustini, 2, 1
PSEUDO AGOSTINO, Ad fratres in heremo, Sermo XXVII
PSEUDO AMBROGIO, Sermo de baptismo et conversione s. Augustini, 1623
Realizzata nel 1510 la predella è conservata al Museo statale di Francoforte sul Meno e nella sua particolare struttura, con i suoi tre pannelli, rappresenta un ottimo esempio di applicazione dei principi di progettazione fondamentali del Rinascimento italiano. Vi si possono incontrare le condizioni che l'architetto e teorico Leon Battista Alberti definì nei suoi scritti sulla pittura che invitavano gli artisti ad essere i veri rappresentanti della "maniera moderna" secondo la sensibilità del Rinascimento. Secondo lo stile proposto da Alberti le immagini sono costruite come una finestra attraverso la quale si guarda in uno spazio profondo e illusionistico, in un gioco narrativo la cui storia viene espressa da una grande varietà di figure, le cui diverse posizioni nello spazio così come il linguaggio del loro corpo, riescono a dare vita agli episodi narrati. E, al centro dell'attenzione dello spettatore, vi è l'accattivante prospettiva centrale che trova la sua prima applicazione nel secondo decennio del Quattrocento, a Rinascimento ormai cominciato.
L'opera viene attribuita a un generico Maestro umbro del tardo Quattrocento o inizio Cinquecento. Nella vecchia e duratura diatriba per l'attribuzione dell'opera gli storici dell'arte hanno proposto nomi prestigiosi quali Perugino, Pinturicchio e il giovane Raffaello. Tuttavia la tavola non è attribuibile ad alcuno di loro, anche se le immagini mostrano somiglianze con le loro opere. Sicuramente fu realizzato nel contesto di una delle loro botteghe in Umbria.