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PITTORI: Francesco di Stefano

La Vergine in trono fra un santo vescovo, Giovanni Battista, Agostino e Francesco

La Vergine in trono fra un santo vescovo, Giovanni Battista, Agostino e Francesco

 

 

FRANCESCO DI STEFANO detto PESELLINO

1455-1457

Parigi, Museo del Louvre

 

La Vergine in trono fra un santo vescovo, Giovanni Battista, Agostino e Francesco

 

 

 

La tavola è conservata presso il Museo parigino del Louvre e raffigura la Vergine in trono con il Bambino Gesù fra le braccia in grembo, mentre è attorniata da quattro santi che le rendono omaggio.

Nell'ordine, da sinistra verso destra, si possono riconoscere un santo vescovo e san Giovanni Battista e quindi sant'Agostino con san Francesco d'Assisi.

Agostino, dall'aspetto maturo, indossa sotto un mantello la tipica veste nera dei monaci agostiniani con la cintura di cuoio ai fianchi. Il suo sguardo è rivolto verso la Vergine ed il bambino. Al suo fianco san Francesco ha lo sguardo intensamente rivolto nella medesima direzione.

Agostino ha una folta barba e il viso segnato dal tempo, con un'aureola dorata che gli cinge il capo. San Francesco è invece tutto preso dal mistero che gli pone dinanzi.

La Vergine siede su un trono rialzato da una predella dove si legge il suo nome preceduto da AVE. L'intera scena si svolge all'interno di una camera aperta dalle architetture rinascimentali. Sullo sfondo l'edificio si apre lasciando intravedere un orizzonte più lontano ricco di vegetazione e piante di lato fusto. L'opera appartiene al genere della sacra conversazione, che si svolge in uno spazio trattato in prospettiva.

Pesellino, morto prematuramente, ha lavorato nella bottega di Filippo Lippi, da cui ha appreso il gusto per le rappresentazioni luminose e un vocabolario ornamentale che si ispira all'antichità.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)

 

Francesco di Stefano

Noto anche con il soprannome di Pesellino, Francesco di Stefano nacque a Firenze verso il 1422. Fu pittore e miniatore. lo stile delle sue opere risente dell'influenza di Filippo Lippi e del Beato Angelico.

Il soprannome Pesellino gli derivò dal nonno materno, che lo allevò dopo la morte del padre. Il nonno infatti si chiamava Giuliano d'Arrigo detto il Pesello, presso la cui bottega lavorò dal 1447, costruendo la sua formazione professionale. Nel 1453 aprì una propria bottega con Pietro di Lorenzo del Pratese e Zanobi del Migliore. Fra le sue opere ricordiamo i cassoni dipinti con i Trionfi di Petrarca che si trovano nell'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, che vennero realizzati probabilmente per il matrimonio tra Piero de' Medici e Lucrezia Tornabuoni nel 1444. Alcuni suoi fogli miniati si trovano all'Ermitage e alla Biblioteca Marciana di Venezia: tutti appartenevano a un codice dei Punica di Silio Italico che era di proprietà di Tommaso Parentuccelli, futuro Niccolò V. Altri pannelli di cassone che illustrano Storie di David, oggi conservate alla National Gallery di Londra, furono ordinati dai Medici. Solo un'opera tuttavia è pienamente documentata come sua ed tra l'altro l'ultima di cui si abbia notizia. Si tratta della Pala della Trinità, datata 1455, che si trovava nello scomparso oratorio della compagnia della Santissima Trinità di Pistoia, i cui frammenti furono riuniti nel Novecento alla National Gallery di Londra. Nel 1457 il pittore si ammalò e la pala venne completata nella bottega di Filippo Lippi. Pesellino morì quello stesso anno.