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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Abraham van DiepenbeeckPITTORI: Abraham van Diepenbeeck
Agostino e il bambino sulla spiaggia
ABRAHAM VAN DIEPENBEECK
1630-1650
Località sconosciuta
Agostino e il bambino sulla spiaggia
La tavola viene attribuita all'artista fiammingo Abraham van Diepenbeeck. L'opera misura 53 x 34.5 cm. e raffigura un tema molto diffuso nella iconografia agostiniana relativo al mistero della Trinità e all'indagine che Agostino fece per comprenderne il mistero.
Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.
"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.
Abraham van Diepenbeeck
Nato nel 1596 Abraham fu un erudito e famoso pittore olandese della scuola fiamminga.
Van Diepenbeeck ricevette una formazione classica e divenne ben presto allievo e assistente di Peter Paul Rubens. Ha dipinto spesso soggetti mitologici, storici e ritratti, con grande abilità. Lo stile che lo contraddistingue esalta il vigore delle immagini e la coloritura. Si trasferì ad Anversa verso il 1629 dove conobbe i suoi primi successi nella pittura su vetro. Lavorò intensamente alla produzione di finestre nella cattedrale rappresentando le "opere di misericordia". Eseguì un lavoro simile anche nella chiesa dei Domenicani dove realizzò scene della "Vita di San Paolo".
Van Diepenbeek venne ammesso alla corporazione dei pittori nel 1638 e divenne direttore dell'Accademia nel 1641. Dopo un viaggio in Italia iniziò a dipingere principalmente a olio e ad eseguire disegni. Tra le sue illustrazioni ricordiamo i cinquantotto disegni incisi da Cornelis Bloemaert per l'Abate de Marolles dal titolo "Tableaux du Temple des Muses". Durante il regno di Carlo I d'Inghilterra van Diepenbeeck si stabilì in Inghilterra dove, oltre a dipingere ritratti del primo duca di Newcastle e della sua famiglia, l'artista ha illustrato il libro di quel nobile. È morto all'età di 79 ad Anversa.