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Visione di santa Rita con i santi Agostino, Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova
PIETRO LUCATELLI detto il LOCATELLI
1634-1701
Roma, chiesa di S. Agostino, cappella di S. Rita
Visione di santa Rita con i santi Agostino, Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova
L'affresco è conservato nella chiesa romana di sant'Agostino, precisamente si trova nella cappella di santa Rita. Il pittore ci presenta in un atteggiamento familiare il santo assieme a san Nicola da Tolentino, una delle più belle espressioni del monachesimo medioevale agostiniano. Agostino è raffigurato nella sua tradizionale figura di vescovo: in testa porta la mitra bianca, ha una folta barba anch'essa bianca, con la sinistra tiene un libro, mentre con la destra accenna ad un gesto di benedizione. Sotto le vesti vescovili si nota la cocolla nera degli agostiniani. E' la stessa cocolla che indossa un giovanissimo san Nicola, dai capelli neri e ricci e con lo sguardo profondo ed accorato, che si rivolge apertamente al grande maestro con affetto ed amicizia. Sul nero abito si distingue bene il simbolo che caratterizza il santo tolentinate nella sua tradizionale iconografia. Dello stesso autore una tela a soggetto agostiniano si trova nel Museo Diocesano di Rieti.
La scena appartiene a una rappresentazione più complessa dove compare anche santa Rita che ha la visione dei tre santi agostiniani.
Pietro Lucatelli (1630 - 1701) detto anche Locatelli è stato un pittore italiano attivo a Roma durante il periodo barocco. Pare sia nato vicino a Roma e divenne allievo di Ciro Ferri e Pietro da Cortona. E' famoso per alcune sue immagini nella chiesa di Sant'Agostino e l'audacia per la libertà di colorazione di alcune pitture nelle sale di Palazzo Colonna. A Siena ha dipinto un Galgano Beato per la chiesa di San Francesco, e vari quadri per l'ospedale di Santa Maria della Scala. Era ancora vivo nel 1690 e pare che morì indigenti e povero a Roma.
La leggenda della vita di san Nicola rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.
Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.
Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.
La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli.
Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli. A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita.
Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola - a dispetto delle controindicazioni - è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.