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PITTORI: Carlo Maratta

Madonna col Bambino, S. Nicola, S. Francesco di Sales e S. Agostino

Madonna col Bambino, e i santi

Nicola, Francesco di Sales e Agostino

 

 

CARLO MARATTA

1672

Ancona, Pinacoteca Comunale

 

Madonna col Bambino, S. Nicola, S. Francesco di Sales e S. Agostino

 

 

 

 

La composizione è dominata in alto a destra dalla Vergine che, seduta fra le nubi e circondata da angeli, sorregge in grembo il Bambino. Ai suoi piedi sono in adorazione S. Nicola di Bari, a figura intera, con il pastorale nella mano sinistra ed identificabile dal caratteristico attributo di tre sfere d'oro poste su di un libro sorretto da un putto alato; S. Francesco di Sales, inginocchiato su una nuvola e con accanto una mitra; S. Agostino raffigurato seduto, in abiti vescovili ed in atto di sorreggere un libro. Sullo sfondo, in basso lo spazio si dilata verso un paesaggio collinare. Il dipinto è menzionato per la prima volta da Bellori che, nel narrare le circostanze che ne determinarono l'esecuzione, specifica che nel 1672 il Maratta si era recato "per motivo divoto" alla Santa Casa di Loreto ed ivi si era trattenuto. Nel corso di quel soggiorno il marchese Gio: Pietro Nembrini gli commissionò il dipinto per la chiesa di S. Nicola. La presenza di S. Nicola titolare della chiesa, fra i santi presenti nell'opera, ha sempre indotto a ritenerlo preminente, ma dalla critica di Bellori emerge piuttosto l'importanza di S. Francesco di Sales.

L'autore afferma che il Bambino era "appoggiato al seno (della Vergine), in atto di benedire S. Francesco di Sales genuflesso con le mani al petto su le nubi, assistendogli al fianco il santo vescovo Nicola, quale con una mano tiene il pastorale, con l'altra accenna S. Francesco in gloria per alludere alla sua canonizzazione". Bellori affermando che "più in basso in prima veduta è collocato S. Agostino" e non S. Ambrogio rettifica l'opinione comune della critica. Quando nel 1821 la chiesa di S. Nicola fu distrutta per consentire la costruzione dell'attuale teatro delle Muse, il quadro passò nella cappella privata del conte Leonardo Foschi, dove lo vide il Maggiori. All'atto della costituzione della Pinacoteca di Ancona (1884), fu ad essa affidata dai proprietari fino a quando, nel 1957, venne definitivamente acquistata dal Comune di Ancona. Fra gli allievi di Maratta troviamo Seiter, che pure dipinse un bel sant'Agostino.

 

 

Carlo Maratta

Entrò nella bottega romana di Andrea Sacchi, dove restò fino al 1636. La sua cultura artistica si formò sugli esempi dei bolognesi, in particolare Giovanni Lanfranco e Guercino. Divenne il fondatore di quell'Accademia romana che impose un indirizzo classicheggiante alla cultura del secondo Settecento. Della produzione anteriore al 1650 restano un affresco in San Giovanni in Fonte a Roma, condotto su cartone del Sacchi, una pala d'altare dipinta per Taddeo Barberini e destinata a Monterotondo. La pittura del Maratta fu esaltata da Giovan Pietro Bellori che ne elogiava la grazia e la purezza di composizione. Nel periodo 1653-1655 segna un accostamento al Lanfranco, che diventa molto più evidente nel quadro con Sant'Agostino per Santa Maria dei Sette Dolori. Le grandi decorazioni per Palazzo Altieri e San Pietro in Vaticano a Roma, e per il duomo di Urbino costituiscono una novità nel campo delle decorazioni scenografiche, diverse da quelle barocche coeve. Nel 1702 fu incaricato della pulitura degli affreschi di Raffaello nelle Stanze Vaticane. Fu un grande ritrattista, attento alle raffinatezze del colore. Negli ultimi anni della vita si ritirò a vivere a Genzano di Roma, in un palazzetto rococò di cui era stato anche architetto. Il tentato ratto di Faustina, ad opera del signore di Genzano Giangiorgio Sforza Cesarini, nel 1703, lo costrinsero a lasciare la cittadina sui Colli Albani per stabilirsi definitivamente a Roma, dove morì nel 1713.