Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Carlo Maratta

PITTORI: Carlo Maratta

Madonna col Bambino e i Santi Monica, Domenico, Nicola di Mira, Antonio Abate e Agostino

Madonna col Bambino e i santi Monica, Domenico, Nicola di Mira, Antonio Abate

e Agostino

 

 

CARLO MARATTA

1670-1690

Corinaldo, Santuario di Santa Maria Goretti

 

Madonna col Bambino e i Santi Monica, Domenico, Nicola di Mira, Antonio Abate e Agostino

 

 

 

Questa tela attribuita a Carlo Maratta raffigura la Madonna col Bambino in braccio assisa su una nuvola, attorniata da un bel gruppo di santi in cui possiamo riconoscere Monica, Domenico, Nicola di Mira, Antonio Abate e Agostino. L'opera è conservata a Corinaldo in quello che oggi viene chiamato Santuario di santa Maria Goretti.

Agostino è raffigurato a sinistra, ritto in piedi, con i suoi attributi episcopali. La mitra in testa e il bastone pastorale  nella mano destra, il santo ha una espressione ieratica che è maggiormente sottolineata dall'espressione del volto, di persona matura negli anni con una folta barba bianca.,

La chiesa di San Nicolò, comunemente detta di Sant'Agostino, ora Santuario di Santa Maria Goretti, e l'adiacente ex monastero vennero costruiti nelle forme attuali nel corso del Settecento.

Prima del convento venne eretta la chiesa la cui costruzione risale al 1740-1756, mentre la struttura monastica fu eretta tra il 1767 e il 1780 su disegno dell'architetto Giuseppe Carbonari Geminiani nativo di Corinaldo. Prima dell'attuale chiesa esisteva una chiesa medievale dedicata a San Nicolò. Questo edificio medioevale venne inglobato nell'area conventuale in occasione della nuova edificazione settecentesca. I resti di questa chiesa oggi ospitano al piano inferiore la "Sala del costume" ed in quello superiore la Biblioteca comunale. Questa chiesa con la soppressione degli ordini religiosi fu confiscata dapprima dal regno napoleonico e poi successivamente dal regno d'Italia. Dagli eremitani agostiniani la struttura passò tra i beni dello Stato. La chiesa attuale presenta una elegante facciata in laterizio con lesene le cui basi e capitelli sono in calcare.

L'interno si presenta a navata unica, a croce latina, con cupola e lanterna nell'area del transetto.

La sua architettura costituisce un buon esempio di tarda architettura barocca, non priva di eleganza nella varietà degli effetti pittorici e scenografici. All'interno della chiesa sono conservate numerose opere d'arte: annoveriamo una Annunciazione seicentesca, copia di Federico Barocci, un martirio di San Bartolomeo di Cesare Maggeri, una Madonna col Bambino e i Santi Monica, Domenico, Nicola di Mira, Antonio Abate e Agostino di Carlo Maratta. Nei pennacchi sferici della cupola sono affrescate la Prudenza, la Giustizia, la Temperanza e la Fortezza. Sopra la porta d'ingresso si trova una grande cantoria lignea, che racchiude un prezioso organo settecentesco di Gaetano Antonio Callido. Sull'altare maggiore in marmo bianco di Carrara è stata osta una statua lignea di Santa Maria Goretti e un'urna in argento contenente l'osso del braccio della Santa, che le servì per tentare di difendersi dal suo aggressore. Entrando a destra si trova la tomba di Alessandro Serenelli, l'assassino delle giovane Santa.

 

 

Carlo Maratta

Entrò nella bottega romana di Andrea Sacchi, dove restò fino al 1636. La sua cultura artistica si formò sugli esempi dei bolognesi, in particolare Giovanni Lanfranco e Guercino. Divenne il fondatore di quell'Accademia romana che impose un indirizzo classicheggiante alla cultura del secondo Settecento. Della produzione anteriore al 1650 restano un affresco in San Giovanni in Fonte a Roma, condotto su cartone del Sacchi, una pala d'altare dipinta per Taddeo Barberini e destinata a Monterotondo. La pittura del Maratta fu esaltata da Giovan Pietro Bellori che ne elogiava la grazia e la purezza di composizione. Nel periodo 1653-1655 segna un accostamento al Lanfranco, che diventa molto più evidente nel quadro con Sant'Agostino per Santa Maria dei Sette Dolori. Le grandi decorazioni per Palazzo Altieri e San Pietro in Vaticano a Roma, e per il duomo di Urbino costituiscono una novità nel campo delle decorazioni scenografiche, diverse da quelle barocche coeve. Nel 1702 fu incaricato della pulitura degli affreschi di Raffaello nelle Stanze Vaticane. Fu un grande ritrattista, attento alle raffinatezze del colore. Negli ultimi anni della vita si ritirò a vivere a Genzano di Roma, in un palazzetto rococò di cui era stato anche architetto. Il tentato ratto di Faustina, ad opera del signore di Genzano Giangiorgio Sforza Cesarini, nel 1703, lo costrinsero a lasciare la cittadina sui Colli Albani per stabilirsi definitivamente a Roma, dove morì nel 1713.