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PITTORI: Marquez Esteban

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

MARQUEZ ESTEBAN DE VELASCO

1690-1696

Siviglia, Museo delle Belle Arti

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Questa bella tela, opera di Esteban Marquez, dipinta ad olio sul finire del Seicento, riprende una tematica iconografica che si sviluppa nel medioevo. Nella scena Agostino, vestito da vescovo allarga le braccia, guardando verso l'alto dove si trovano seduti, uno di fronte all'altro, il Cristo, che mostra il suo sangue, e la Vergine, che offre il suo latte.

 

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.

 

 

Esteban Márquez de Velasco

Márquez de Velasco è nato a Puebla de Guzmán nel 1652. In giovane età si è trasferito a Siviglia con suo zio Fernando Marquez, un pittore quasi del tutto sconosciuto. Ha lavorato con lui fino vent'anni. Le opere di Velasco evidenziano una forte dipendenza dallo stile artistico di Bartolomé Esteban Murillo, suo contemporaneo che all'epoca andava per la maggiore. Probabilmente ha lavorato in una delle botteghe di Murillo, concorrendo alla sua produzione che è stata molto abbondante di opere.

Le opere firmate e datate di Velasco sono tuttavia rare e tardive. Tra queste citiamo l'Allattamento di San Domenico (1693) conservato nella parrocchia di Santa Maria de las Nieves, un Cristo e la Vergine protettori della gioventù (1694), un grande dipinto ad olio per il Collegio di San Telmo a Siviglia, dove fu appeso nel refettorio, mentre ora è conservato nell'auditorium dell'Università di Siviglia. Sono state firmate dal pittore anche quattro storie di un santo martire, che si trovano luoghi sconosciuti, un Sant'Agostino e un San Giuseppe con il Bambino, al Museo di Belle Arti di Siviglia.

Una serie di quadri con la vita di San Francesco d'Assisi è conservata a Guadalajara in Messico, mentre una Vita della Vergine si trova nel convento della Trinità a Siviglia. Velasco muore ancora giovane nel 1696.