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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Palma il GiovanePITTORI: Palma il Giovane
Apostoli alla Tomba della Vergine: particolare inferiore dell'opera che si è salvata
JACOPO PALMA IL GIOVANE
1582
San Pietroburgo, Museo Hermitage
Apostoli alla Tomba della Vergine
Jacopo Palma detto il Giovane, per distinguerlo dal prozio Jacopo Palma il Vecchio, dipinse quest'opera che raffigura gli Apostoli alla Tomba della Vergine verso il 1582. In origine l'affresco venne dipinto su un soffitto su commissione di Francesco Tedaldo, Terza Guardiano della Fraternità della Giustizia a Venezia, per la grande sala della Scuola di Santa Maria della Giustizia e di San Gerolamo. Il dipinto affrontava il tema dell'Assunzione della Vergine in cielo.
Nel 1825 una parte del tetto della sala è crollato poiché era gravemente fatiscente e solo due frammenti del soffitto sono sopravvissuti e sono stati strappati per poterli conservare. Il frammento più grande, che costituiva la parte inferiore dell'affresco venne acquistato nel 1862 per 25.000 franchi da IP Balashov, che in seguito lo ha donato al Museo Hermitage. Il secondo frammento raffigura invece Adamo ed Eva e si trova attualmente in una collezione privata a Milano. Vicino alla tomba della Vergine vediamo non solo gli apostoli, ma pure, in primo piano, i Padri della Chiesa. A destra si riconosce san Girolamo mentre a sinistra si impone la figura di sant'Agostino, vestito da vescovo con la mitra in testa, in atto di scrivere su un gran libro con la penna in mano. Sopra la figura di Agostino il pittore ha dipinto lo stesso Tedaldo. Questo olio su tela presenta le dimensioni 349x880 cm.
Iacopo Negretti detto Palma il Giovane
Nato a Venezia verso il 1550 da Antonio e Giulia de' Pitati, Jacopo apparteneva ad una famiglia di lunga tradizione artistica. Venne ben presto avviato agli studi pittorici seguendo le inclinazioni dello zio del padre, Palma il Vecchio e del fratello della madre, Bonifacio de' Pitati, detto Bonifacio il Veronese. Jacopo fa affascinato dallo stile di Raffaello e Tintoretto, eseguì varie copie di Tiziano, suo vero maestro, con cui collaborò. Soggiornò a Roma per quattro anni dove conobbe il manierismo romano. La sua produzione artistica inizia verso il 1565. Ebbe grande fortuna nel bergamasco, terra d'origine della famiglia, dove lavorò con intensità nel tardo Cinquecento. Morì "oppresso dal catarro" nel 1628, senza che nessuno tra i suoi figli e nipoti continuasse l'arte della pittura.