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PITTORI: Jacopo Palma

Agostino e il Bambino sulla spiaggia

Agostino e il Bambino sulla spiaggia

 

 

JACOPO PALMA

1610

Aix-en-Provence, Museo Granet

 

Agostino e il Bambino sulla spiaggia

 

 

 

La scena descritta da Jacopo Palma il Giovane costituisce un importante soggetto nella iconografia agostiniana legato al rapporto fra Agostino e il mistero della Trinità. L'opera, realizzata verso il 1610, è conservata nel Museo Granet a Aix-en-Provence e descrive l'incontro fra il santo e un Bambino sulla riva di una spiaggia. Agostino si sta interrogando sul mistero della Trinità, mentre il Bambino sta giocando con una conchiglia nel tentativo di travasare l'acqua del mare in una buca. Agostino, nei suoi paramenti episcopali, è seduto sotto un albero e sta leggendo un libro aperto che tiene sulle ginocchia. Nel contempo si volge dinamicamente, allungando il braccio e la mano destra, verso il bambino che gioca ai suoi piedi.

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dalla agiografia medioevale ma piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz, che ha studiato la genesi di questa leggenda, ha proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi. L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del mistero della Trinità, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

 

Jacopo Negretti

Jacopo Negretti fu soprannominato Palma il Giovane per distinguerlo dal prozio Jacopo da Palma detto il Vecchio. Nato a Venezia nel 1550 da Antonio e Giulia Brunello, appartenenti ad una famiglia di artisti e pittori, fu subito iniziato agli studi d'arte sulle orme dello zio del padre, Palma il Vecchio e dello zio della madre, Bonifacio de' Pitati, detto Bonifacio Veronese. Il suo stile risente della influenza di Raffaello e Tintoretto, come pure di Tiziano, di cui portò a termine il celebre dipinto La Pietà. Nel 1564 Guidobaldo II della Rovere, duca d'Urbino, in visita a Venezia, avendone apprezzato il talento, invitò a corte il giovanissimo Jacopo. Si trasferì a Roma nel maggio 1567. Nel 1569 Palma è segnalato in diverse occasioni nel registro di spese del cardinale Ippolito II d'Este insieme a una quindicina di artisti. Ritorna quindi a Venezia non prima del 1574. L'inizio della sua produzione artistica data verso il 1565. Nel 1582 si sposò con Andriana Fondra, che tuttavia gli fu motivo di molte preoccupazioni. Ebbe grande fortuna nel bergamasco, terra d'origine del padre. Morì "oppresso dal catarro" nel 1628, senza che nessuno tra i suoi eredi continuassero le gesta pittoriche dei Palma.