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PITTORI: Negretti Jacopo

La Trinità appare ad Agostino

La Trinità appare ad Agostino

 

 

NEGRETTI JACOPO detto PALMA IL GIOVANE

1590

Venezia, Galleria dell'Accademia

 

La Trinità appare ad Agostino

 

 

 

In origine il quadro era custodito nella Scuola di S. Maria della Giustizia e di S. Gerolamo, ora sede dell'Ateneo Veneto. Faceva parte del ciclo ideato da Palma il Giovane che prevedeva  la presenza di Sibille e Profeti. Dipinto con la tecnica a olio su tela, l'opera esprime una forte dinamicità e drammaticità per la improvvisa e vigorosa presenza della Trinità che si avvicina ad Agostino.

Il santo è seduto allo scrittoio con in mano una penna che sta vergando su un foglio, quando improvvisamente torce il busto e si gira all'indietro per vedere l'arrivo dal cielo della Trinità. Agostino indossa i suoi paramenti episcopali con la mitra in testa. Allarga le braccia in segno di meraviglia. Il suo volto si vede di profilo e non manca una foltissima barba nera. Lo scrittoio è coperto da un bel tappeto, mentre ai suoi piedi è abbandonato un libro. Un altro libro, questa volta aperto, è deposto su una balconata vicino ad uno splendido vaso. La balconata è aperta verso l'orizzonte e dilata gli spazi e il cielo da cui sta discendendo la Trinità sotto l'aspetto del Padre la cui testa è coronata da un triangolo. lo accompagnano alcuni angeli che lo sorreggono durante il volo.

 

D'altra parte fuori di te non esisteva nulla, da cui potessi trarre le cose, o Dio, Trinità Una e Trinità trina. Perciò creasti dal nulla il cielo e la terra ... Tu sei onnipotente e buono, per fare tutto buono, il cielo grande, come la piccola terra. C'eri tu e null'altro.

AGOSTINO, Confessioni 12, 7, 7

 

 

 

Iacopo Negretti detto Palma il Giovane

Nato a Venezia verso il 1550 da Antonio e Giulia de' Pitati, Jacopo apparteneva ad una famiglia di lunga tradizione artistica. Venne ben presto avviato agli studi pittorici seguendo le inclinazioni dello zio del padre, Palma il Vecchio e del fratello della madre, Bonifacio de' Pitati, detto Bonifacio il Veronese. Jacopo fa affascinato dallo stile di Raffaello e Tintoretto, eseguì varie copie di Tiziano, suo vero maestro, con cui collaborò. Soggiornò a Roma per quattro anni dove conobbe il manierismo romano. La sua produzione artistica inizia verso il 1565. Ebbe grande fortuna nel bergamasco, terra d'origine della famiglia, dove lavorò con intensità nel tardo Cinquecento. Morì "oppresso dal catarro" nel 1628, senza che nessuno tra i suoi figli e nipoti continuasse l'arte della pittura.