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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Negretti JacopoPITTORI: Negretti Jacopo
Agostino in cattedra
NEGRETTI JACOPO detto PALMA IL GIOVANE
1590-1599
Treviso, chiesa di san Nicolò
Agostino in cattedra
La tela, dipinta ad olio, misura in lunghezza 233 cm e 125 in larghezza. L'opera realizzata da Jacopo Negretti detto Palma il Giovane verso la fine del Cinquecento si trova a Treviso nella chiesa di san Nicolò. Il dipinto non è ben conservato, ma presenta scrostature nella parte inferiore e segni di ossidazione di allentamento della tela.
Agostino è raffigurato a mezzo busto con una aureola ovale che gli circonda il capo. Indossa la tunica dei monaci agostiniani secondo una consuetudine leggendaria di lunga durata, che lo vuole fondatore dell'Ordine. Tra le mani il santo regge un libro che tiene aperto di proposito mostrando alcune scritte che sono tuttavia illeggibili.
L'opera proviene dalla chiesa di san Tomaso.
La chiesa di san Nicolò fu edificata dai domenicani che a partire dal 1221 si erano stabiliti a Treviso su invito del Comune, che aveva dato un contributo pubblico per la costruzione della chiesa e del convento. I domenicani acquisirono il terreno all'interno della cerchia muraria appena eretta, dove probabilmente esisteva già una cappella dedicata a San Nicola. La nuova chiesa fu consacrata prima del 1282, come è attestato da un documento che la descrive come modello per la erezione della nuova chiesa di santa Margherita degli Eremitani.
Iacopo Negretti detto Palma il Giovane
Nato a Venezia verso il 1550 da Antonio e Giulia de' Pitati, Jacopo apparteneva ad una famiglia di lunga tradizione artistica. Venne ben presto avviato agli studi pittorici seguendo le inclinazioni dello zio del padre, Palma il Vecchio e del fratello della madre, Bonifacio de' Pitati, detto Bonifacio il Veronese. Jacopo fa affascinato dallo stile di Raffaello e Tintoretto, eseguì varie copie di Tiziano, suo vero maestro, con cui collaborò. Soggiornò a Roma per quattro anni dove conobbe il manierismo romano. La sua produzione artistica inizia verso il 1565. Ebbe grande fortuna nel bergamasco, terra d'origine della famiglia, dove lavorò con intensità nel tardo Cinquecento. Morì "oppresso dal catarro" nel 1628, senza che nessuno tra i suoi figli e nipoti continuasse l'arte della pittura.