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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Gandolfi UbaldoPITTORI: Gandolfi Ubaldo
Sant'Agostino e la Madonna della Cintura
GANDOLFI UBALDO
1728-1781
Riolo, chiesa di S. Pietro
Sant'Agostino e la Madonna della Cintura
La tela del Gandolfi è di un certo pregio ed è conservata nella chiesa di san Pietro a Riolo. Grande 256x116 il quadro ritrae la Madonna della Cintura con sant'Agostino. L'autore è Ubaldo Gandolfi, un pittore del XVIII secolo. L'opera proviene dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna e fu affidata nell'Ottocento alla chiesa parrocchiale di Riolo. La sua collocazione originaria era tuttavia nell'Oratorio di S. Agostino nel convento di S. Giacomo Maggiore a Bologna. La composizione del dipinto è abbastanza originale rispetto ad analoghe rappresentazioni dello stesso tema: Agostino qui compare da solo e non in compagnia della madre Monica. Il santo è in primo piano mentre riceve la cintura dalla Vergine. L'opera risale alla fase matura dell'artista: la sua composizione, ancora legata alla soluzione seicentesca della visione diagonale del santo che si combina con l'apparizione celeste, rende vivida questa formula collaudata, soprattutto per la presenza ravvicinata di Agostino e dei due angioletti che gli siedono accanto. In realtà si tratta di un angioletto e di un bambino. L'angioletto con il libro aperto allude alla dottrina e alla cultura del dottore della Chiesa. Il bambino di spalle, tiene nella manina la conchiglia e ricorda il celebre episodio in riva al mare dove riaffiora il tema della Trinità divina.
La festa della Madonna della Cintura viene celebrata la prima domenica dopo il 28 agosto, memoria di sant'Agostino. La devozione alla Vergine della Cintura, secondo la tradizione, è nata dal desiderio di Santa Monica di imitare Maria anche nel modo di vestire: Monica infatti avrebbe chiesto alla Madonna di farle conoscere quale era il Suo abbigliamento durante la Sua vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l'ascesa al cielo di Gesù. La Vergine, accontentandola, le apparve coperta da un'ampia veste di stoffa dozzinale, dal taglio semplice e di colore molto scuro, ossia in un abito totalmente dimesso e penitenziale. La veste era stretta in vita da una rozza cintura in pelle che scendeva quasi fino a terra. Maria, slacciatasi la cintura, la porse a Monica raccomandandosi di portarla sempre e le chiese di invitare tutti coloro che desideravano il Suo particolare patrocinio ad indossarla. Fra i primi ci fu sant'Agostino e, poco per volta, la cintura divenne uno dei tratti distintivi dell'ordine degli Agostiniani e di quanti hanno regole di vita che traggono spunto da sant'Agostino. La cintura nel mondo romano ed in questo contesto in particolare, aveva un valore simbolico ed indicava un legame (non a caso giocava un ruolo importante nel matrimonio dell'età classica), in un rapporto certamente di livello impari, di sottomissione che comportava una protezione, espressa da parte della Madonna nella forma del Patrocinio. Nella coroncina da recitarsi ogni giorno da parte dei "cinturati" questo accessorio viene interpretato come l'umanità di Cristo che per amore ha sparso il Suo sangue per le Sue creature. Portare la cintura equivale ad avere di fronte a sé il volto del Redentore e deve aiutare a tenere un comportamento aderente al Vangelo, secondo la volontà del Signore. Sono frequenti le immagini in cui si ritrae la Vergine, in alto, tra santa Monica e sant'Agostino in atto di donare la propria cintura: la Madonna appare con il Bambino in braccio, elemento che manca nel racconto tradizionale e non indossa affatto un abito scuro ma è raffigurata quasi sempre con la veste rosa e azzurra: il colore penitenziale rimane solo per la cintura che offre ai fedeli anche perché il nero o il marrone sono due colori capaci di evidenziare il particolare all'interno della composizione pittorica. L'iconografia della Madonna della Cintura è simile in vari casi a quella della Vergine del Rosario e la stessa Cintura si può confondere con quello strumento di preghiera: come nel caso della Madonna di Pompei, anche la Vergine della Cintura viene sovente raffigurata fra due santi uno di sesso maschile e l'altro femminile.
Ubaldo Gandolfi
Nato a San Matteo della Decima nel 1728 fu attivo principalmente a Bologna e dintorni. All'età di diciassette anni fu ammesso all'Accademia Clementina, dove fu allievo di Ercole Graziani il giovane, Felice Torelli e Ercole Lelli. La sua era una grande famiglia di prolifici artisti, tra i quali si possono ricordare i suoi figli Giovanni Battista e Ubaldo Lorenzo, il fratello Gaetano e i nipoti Mauro, Democrito e Clementina. Lo stile artistico di Ubaldo Gandolfi si sviluppa a cavallo fra il Barocco ed il Neoclassico e richiama abbastanza strettamente lo spirito di Ludovico Carracci. Egli completò, fra il 1770 e il 1775, una serie di tele a carattere mitologico per il Palazzo Marescalchi di Bologna, due delle quali si trovano ora nel Museum of North Carolina. Morì a Ravenna nel 1781.