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PITTORI: Ubaldo Gandolfi

Sant'Agostino vescovo in estasi

Sant'Agostino vescovo in estasi

 

 

GANDOLFI UBALDO

1750-1780

Marano di Castenaso, Coll. Molinari Pradelli

 

Sant'Agostino in estasi

 

 

 

Questa straordinaria interpretazione di Agostino ci viene offerta da Ubaldo Gandolfi, un pittore emiliano di grande carattere espressivo vissuto nel Settecento. Gandolfi in questa occasione ci presenta sant'Agostino in abito vescovile, secondo una rappresentazione iconografica consolidata e tradizionale, ma riesce a infondere nella figura del santo una vivacità e una schiettezza nuovi. Il volto del santo è tratteggiato con maestria e vigore espressivo soprattutto nello sguardo rivolto al cielo che gli dona un senso profondo di spiritualità.

Agostino appoggia sul cuore il bastone pastorale, quasi fosse in preghiera dinanzi al mistero divino: in testa porta una elegante mitra, ma è soprattutto il viso ad attirare l'attenzione dello spettatore.

Una folta barba ondulata scura gli copre le guance e gli copre il collo fino al petto. Lo sfondo scuro risalta ancora di più le tonalità calde scelte dal pittore per rappresentare sia i vestiti sia l'incarnato di Agostino. Il volto con barba folta e corvina si rifà all'attitudine a umanizzare il sacro tipica del naturalismo bolognese

L'opera, dalle dimensioni di 77x63 cm circa, riporta sul retro la scritta: "Fece fare F. Antonio Santoli Ag.no Il Sig. Ubaldo Gandolfi pinse [...] il Santo Agostino, e il p. Levoli i fiori". Come suggerisce l'iscrizione, al dipinto ha preso parte anche fra Nicola Levoli, un religioso agostiniano che dal 1747 risiedeva a Bologna nel convento di S. Giacomo Maggiore. Levoli era un discepolo e collaboratore di Gandolfi suo coetaneo. Del suo intervento non rimane traccia nel dipinto.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

 

Ubaldo Gandolfi

Nato a San Matteo della Decima nel 1728 questo pittore fu attivo nel periodo tardo-barocco principalmente nella provincia e nella città di Bologna.

All'età di 17 frequentò l'Accademia Clementina, dove lavorò come apprendista con Ercole Graziani il Giovane, Felice Torelli e Ercole Lelli.

Ubaldo Gandolfi proveniva da una famiglia di artisti tra cui vanno annoverati non solo i suoi figli Giovanni Battista e Ubaldo Lorenzo, ma pure suo fratello Gaetano e i nipoti Clementina, Mauro e Democrito. Quest'ultimo divenne allievo di Antonio Canova. Nel suo insieme questo gruppo familiare è considerato l'ultima espressione della maniera di dipingere tipica della scuola bolognese, che si era affermata quasi due secoli prima con i Carracci. Il lavoro di Ubaldo Gandolfi spazia dal barocco agli stili neoclassici, e in particolare ricorda lo stile di Ludovico Carracci. Fra il 1770 e il 1775, portò a termine una serie di tele su narrazioni mitologiche per il Palazzo Marescalchi di Bologna. Due di queste opere si trovano oggi nel Museo della North Carolina. Ubaldo morì a Ravenna nel 1781.